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Nucleare, l’elettricità dai futuribili SMR costerà un botto

 |  Editoriale

Nel Regno Unito cresce la discussione sugli insostenibili costi dei reattori nucleari di grande potenza come gli EPR, i cui costi sono nel tempo andati crescendo. Sul progetto dei due reattori a Sizewell, l’analisi dei costi futuri dell’elettricità realizzata dall’agenzia Bloomberg porta a valori astronomici, anche più di tre volte superiori rispetto a quella prodotta dalle rinnovabili associate a batterie industriali, come riportato di recente dal Financial Times.

Se i costi dei reattori di maggior potenza come l’EPR e l’AP1000 sono fuori mercato, l’idea che facendo tanti reattori piccoli in serie possa abbattere è stata già più volte contestata da diversi studi.

Una recentissima ricerca sui principali modelli di piccoli reattori modulari (Small Modular Reactors, SMR) conferma le valutazioni fatte finora su questi futuribili reattori nucleari: la loro elettricità costerà troppo. L’analisi è relativa ai principali modelli di SMR in corso di sviluppo negli USA, incluso quello della NuScale, l’unico progetto che ha avuto finora l’approvazione di sicurezza generale dal regolatore americano NRC.

L’analisi molto dettagliata valuta le diverse componenti dei costi – ma esclude lo smantellamento e la gestione a lungo termine dei rifiuti – e conclude che i range dei costi dell’elettricità prodotta dai (futuribili) SMR sono diverse volte quella degli unici due reattori AP1000 in funzione negli USA.

Al momento, non esiste nessun SMR funzionante – nemmeno come prototipo – in nessun Paese occidentale, e altre analisi mostrano come questi reattori peggioreranno la gestione dei rifiuti nucleari sia in termini di maggiori quantità che in termini di maggiore pericolosità.

Tra i reattori analizzati da questo studio non c’è l’AP300, la “versione SMR” dell’AP1000 che però è stata già analizzata dal MIT: anche costruendo 85 di questi SMR, il costo industriale dell’elettricità risulterà sempre superiore del 50% a quello dei “fratelli maggiori” AP1000, su cui il MIT è ottimista per il futuro.

Va ricordato che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del Governo italiano assegna ai futuribili SMR un ruolo rilevante al 2050, tra l’11 e il 22% della produzione di elettricità. Il Pniec non specifica quali dei vari tipi di SMR allo studio saranno scelti in futuro; il Governo ha motivato la scelta sostenendo che questa ridurrebbe i costi dell’energia, cosa contestata non solo dalla Rete 100% Rinnovabili ma messa in dubbio anche dal rapporto (“L’atomo fuggente”) della Banca d’Italia.

Dunque, il Pniec contiene un atto di fede ideologica del Governo: gli SMR (ma quali dei tanti progetti?) ridurranno i costi dell’energia. Nessuna prova mai portata, né dal Governo né dai tanti pseudo-rapporti tecnici prodotti da varie parti.

La letteratura scientifica ci dice l’esatto opposto, con buona pace del ministro Pichetto Fratin e della sua fede ideologica nel nucleare, molto poco futuribile.

 

Giuseppe Onufrio

Direttore di Greenpeace Italia per 16 anni, è esperto di politiche energetiche. Fisico di formazione, per anni ricercatore in campo ambientale ed energetico. Attivista ambientalista dagli anni '70, ha alternato l'attività di ricercatore con l'impegno per il Pianeta a tempo pieno.