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Una donna per la Pace. Altro che Trump, il Nobel va a Maria Corina Machado per mantenere accesa la fiamma della democrazia in mezzo a una crescente oscurità

 |  Editoriale

Il Comitato norvegese per il Nobel ha appena assegnato il premio per la Pace a Maria Corina Machado, l’unico nome a spiccare tra le 338 candidature avanzate. Il presidente degli Stati Uniti non ha dunque potuto portarsi a casa un nuovo trofeo da esibire, nonostante l’ambizione pubblicamente dichiarata più volte e i positivi sforzi messi in campo per giungere al cessate il fuoco israeliano su Gaza – arrivato ieri dopo 66mila palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023, un genocidio perpetrato con la complicità occidentale a guida Usa, a fronte di 1.250 cittadini israeliani deceduti.

Del resto, sotto la guida Trump gli Stati Uniti si stanno rapidamente trasformando in un’autocrazia, mentre in Palestina vale ad oggi la citazione del grande storico romano Cornelio Tacito – dove fanno il deserto, lo chiamano pace –, in attesa di capire se ci sarà davvero spazio all’autodeterminazione del popolo palestinese oppure soltanto sottomissione.

Al contrario, il Nobel a Machado è arrivato «per il suo instancabile lavoro a favore della promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia». Si celebra dunque una donna che valorosamente mantiene accesa la fiamma della democrazia, in mezzo a un’oscurità crescente, i cui valori sono apprezzati anche tra politici conservatori: l’anno scorso a Machado è stato infatti assegnato – insieme a un altro politico dell’opposizione venezuelana, Edmundo González Urrutia – il massimo premio Ue per i diritti umani, il Premio Sacharov 2024 per la libertà di pensiero, su nomina del partito popolare europeo (Ppe) di centrodestra.

Nel 1992, Machado ha fondato la Fundación Atenea, che lavora a beneficio dei bambini di strada a Caracas. Dieci anni dopo è stata tra i fondatori di Súmate, che promuove elezioni libere ed eque e ha condotto attività di formazione e monitoraggio elettorale. Nel 2010 è stata eletta all’Assemblea nazionale, ottenendo un numero record di voti, ma il regime venezuelano l’ha espulsa dall’incarico nel 2014. Eppure la Machado guida il partito di opposizione Vente Venezuela, e nel 2017 ha contribuito a fondare l’alleanza Soy Venezuela, che unisce le forze pro-democrazia del Paese al di là delle divisioni politiche. Nel 2023 ha annunciato la sua candidatura alla presidenza per le elezioni presidenziali del 2024. Quando le è stato impedito di candidarsi, ha sostenuto il candidato alternativo dell’opposizione, Edmundo González Urrutia, ma non è bastato.

Il presidente venezuelano in carica Nicolás Maduro ha visto la propria rielezione con il 51% dei voti – la sua terza vittoria da quando ha assunto per la prima volta la presidenza nel 2013 dopo la morte del suo mentore, l’ex presidente Hugo Chávez – rafforzando il proprio regime autoritario mascherato da socialismo, nonostante l’opposizione abbia documentato che i risultati sono stati truccati, sostenendo che Maduro avesse ottenuto solo il 30% dei voti e che González fosse il vero vincitore. Ma la risposta del Governo Maduro è stata una brutale repressione.

Una sconfitta, dunque? Non proprio, semmai un monito. Come spiega il Comitato norvegese, Machado riceve oggi il Premio Nobel per la Pace «innanzitutto per il suo impegno a favore della democrazia in Venezuela. Ma la democrazia è in declino anche a livello internazionale. La democrazia – intesa come diritto di esprimere liberamente la propria opinione, di votare e di essere rappresentati nei governi elettivi – è il fondamento della pace sia all'interno dei Paesi che tra i Paesi».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.