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Denunciare le bugie di Trump e dei suoi alleati è un indispensabile atto di resistenza a difesa della democrazia

Le menzogne di Trump, Orban, Meloni e altri governi reazionari raccontano un mondo immaginario, ma sono efficaci: convincono tante persone che miliardari, giganti del tech e delle lobby fossili hanno a cuore il benessere dei cittadini. In realtà, è esattamente il contrario
 |  Green economy

La cosa che più mi ha colpito del discorso di Trump all’Assemblea generale dell’Onu sono la montagna di bugie che ha detto, i fatti inventati, i numeri manipolati, la spudorata e quasi patologica autocelebrazione. Non è un caso isolato: questa autoesaltazione e manipolazione dei fatti è una tecnica sempre più comune tra i governi di destra populista; in voga da sempre tra gli autocrati, sta diffondendosi anche tra le nostre democrazie con media supini e opinione pubblica disorientata. Anche in Italia vediamo esempi simili. Giorgia Meloni, quando accentua divisioni e risentimenti, parlando di “sinistra” che alimenta l’odio politico e gioca con i numeri, diffonde disinformazione a piene mani su green deal e clima, senza affrontare i problemi concreti: i salari stagnanti, la precarietà dei giovani, la mancanza di politiche abitative, il peso delle lobbies a partire da quelle fossili. Le bugie riducono il dibattito a tifo, cancellano la possibilità di costruire alternative e sviliscono la partecipazione dei cittadini.

Ma torniamo a Trump all’ONU. Trump afferma di aver risolto sette guerre. Ma non è esattamente cosi e di certo non avrà per questo il Nobel per la pace:

  • Egitto ed Etiopia? Non c’è nessuna guerra, e comunque la disputa sulla “Grand Ethiopian Renaissance Dam” per l’utilizzo delle acque del Nilo è da giugno di nuovo ferma.
  • Serbia e Kosovo? L’accordo economico temporaneo del 2020 non ha risolto tensioni e conflitti. E la Serbia non ci pensa neppure a riconoscere il Kossovo.
  • Congo e Ruanda? I combattimenti continuano, i ribelli non erano coinvolti negli accordi.
  • India e Pakistan? Islamabad lo ringrazia, ma Nuova Delhi dice: “abbiamo fatto da soli” e si offende pure.
  • Iran e Israele? La questione nucleare resta irrisolta l’Iran non ha certamente abbandonato le sue ambizioni nucleari.
  • Azerbaijan e Armenia? Sicuramente c’è stato un passo importante a Washington con la firma in agosto di un accordo di pace, dopo decenni di dispute sul Nagorno Karabakh e il blitz che ha cacciato migliaia di persone dall’enclave armena nel 2023. Ma nessuno dei due paesi ha ratificato il Trattato.
  • Cambogia e Thailandia? Qui il ruolo positivo di Trump è stato più chiaro anche se siamo sempre in una situazione instabile. Il lavoro preparatorio di un accordo incondizionato di cessate il fuoco dopo il breve conflitto sui confini è stato fatto dalla Malesia, ma prima dell’intervento USA e delle minacce di bloccare il commercio non aveva avuto seguito.
  • E poi ci sono le due guerre che aveva promesso di fermare in pochi giorni. In realtà è vero il contrario. Dall’arrivo di Trump i conflitti si sono ulteriormente complicati. Senza il sostegno di Trump, il governo estremista di Israele non avrebbe alcuna possibilità di continuare la sua offensiva su Gaza, i massacri, le distruzioni, che non hanno ottenuto l’obiettivo di sconfiggere Hamas né di liberare gli ostaggi, come si sapeva dall’inizio. Nonostante Biden abbia una enorme responsabilità di non avere fermato Netanyahu, Trump è direttamente responsabile della distruzione di ogni prospettiva reale di pace, del massacro quotidiano di decine e decine di persone in quello che ormai è stato definito un genocidio da una Commissione indipendente dell’ONU.
  • E Putin approfitta con piacere non dissimulato l’andirivieni di Trump e la sua indisponibilità a un sostegno reale e continuativo dell’Ucraina, che non vede ancora una fine possibile della guerra.

E negli Stati Uniti? Il consenso di Trump non è così alto come dice: il 54% degli americani disapprova il suo operato. L’inflazione? Non è “sconfitta”: oggi è al 2,9%, quasi come alla fine del mandato di Biden.
Cambiamenti climatici? Trump è sempre più spavaldo nel suo negazionismo mentre in Italia la grancassa di governo e media amici gongola. Chiama le politiche sul clima un imbroglio una ricetta fallimentare che molti stanno abbandonando.

Ma la realtà è che i cambiamenti climatici minacciano la vita di milioni di persone anche negli USA e la temperatura globale è già +1,1°C rispetto all’inizio della rivoluzione industriale. Quasi al livello massimo accettabile stabilito dall’ONU, ovvero 1,5°C. Negli USA, i danni climatici nei primi sei mesi del 2025 sono stati di 93 miliardi di dollari. In Europa i danni superano i 43 miliardi di euro; in Italia 11 miliardi.

Trump accusa la Cina di usare poche turbine eoliche e di sbolognarle in giro per il mondo: falso. La Cina è leader non solo nell’istallazione di pale eoliche ma anche in solare, batterie, accumuli, mobilità elettrica: nel 2024 ha istallato più rinnovabili che gli USA… in tutta la loro storia. E mentre Trump si ritira dall'accordo di Parigi, ieri nel suo discorso al Vertice ONU sul Clima Xi Jinping si è impegnato per la prima volta non solo a fermare l'aumento delle emissioni, ma anche a ridurle effettivamente dal 7 al 10% entro il 2035. E ha dichiarato alla conferenza che la Cina aumenterà l'energia solare, eolica e idroelettrica per alimentare oltre il 30% del proprio sistema energetico nel prossimo decennio. Negli USA, invece, lo stop a 9 grandi progetti eolici che dovevano alimentare 5 milioni di case, rischia di cancellare 9.000 posti di lavoro. La realtà è che le rinnovabili funzionano sempre meglio, costano meno e creano occupazione. Il Green Deal non è un ostacolo: è un’opportunità. In Italia i green jobs sono tra i 2 e 3 milioni, in Europa cresceranno raddoppieranno entro il 2030. Le imprese che investono in tecnologie verdi sono quelle che esportano e assumono di più, ma hanno bisogno di sostegno e appoggio politico e finanziario; e sono gli ostacoli posti alla transizione, i soldi buttati al vento in sussidi per l’estrazione e l’utilizzo di fonti fossili che stanno ostacolando occupazione e competitività e non il contrario.  

L’immigrazione? Trump parla di 25 milioni di arrivi sotto Biden. Falso: i dati ufficiali parlano di meno di 11 milioni in 4 anni e la politica illegale di repressione e espulsione di migliaia di migranti negli USA crea situazioni di reale panico, instabilità, ingiustizia e un danno certo per l’economia americana.

Peraltro, in Europa e in Italia non c’è alcuna politica di frontiere aperte, anzi, le vie legali di immigrazione sono sempre più strette, in Italia gli immigrati rappresentano l’8% della popolazione ma contribuiscono all’8,8% del PIL, con un saldo positivo per lo Stato tra entrate fiscali e spese per il welfare di più di un miliardo.

Le menzogne di Trump, Orban, Meloni e altri governi reazionari raccontano un mondo immaginario, ma sono efficaci: convincono tante persone che miliardari, giganti del tech e delle lobby fossili hanno a cuore il benessere dei cittadini. In realtà, è esattamente il contrario.

Per questo denunciare le loro falsità e manipolazioni è un modo piccolo e concreto per difendere democrazia e libertà.

 

Monica Frassoni

Laureata in scienze politiche, nel 1987 è stata eletta segretario generale della Gioventù Federalista europea e si è trasferita a Bruxelles. Dal 2002 al 2009, è stata Co-presidente del gruppo dei Verdi con Daniel Cohn-Bendit. È stata co-Presidente del Partito Verde Europeo dall’ottobre 2009 al novembre 2019. Dal 2020 presiede il Consiglio Comunale di Ixelles, comune della Regione di Bruxelles. Presiede dal 2011 la European Alliance to Save energy e dal 2013 il European Centre for Electoral Support. Il suo sito è monicafrassoni.eu