Tra le grandi economie europee, l’Italia è quella con meno energia da rinnovabili (19,6%). Eppure ci fanno già risparmiare 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio l’anno
La penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico nazionale, il trend delle emissioni e dei consumi energetici – suddivisi per settori –, la roadmap verso gli obiettivi a fine decennio e metà secolo. Ci sono tutti gli aspetti della transizione energetica nell’Atlante “Atena”, messo in campo da Italy for climate per monitorare e sostenere la (lenta ma evidente) decarbonizzazione italiana.
«La transizione verso una economia carbon neutral rappresenta un’occasione per fare la nostra parte nel contrasto alla crisi climatica ma anche per rilanciare un progetto di politiche industriali innovativo e competitivo, in un contesto internazionale sempre più orientato verso gli investimenti nelle green tech – spiega Andrea Barbabella, coordinatore scientifico di Italy for climate – Questo vale in modo particolare per un Paese come il nostro, estremamente esposto ai danni del riscaldamento globale e fortemente dipendente dall’import di combustibili fossili. Per questo abbiamo realizzato un database che consenta di seguire gli avanzamenti dell’Italia verso i propri obiettivi di decarbonizzazione e di transizione energetica e possa essere di supporto a un dibattito serio e informato su temi tanto decisivi per il nostro presente e il nostro futuro, non solo energetico».
Partiamo dal dato di fondo: l’Italia nel 2024 ha emesso 376 milioni di tonnellate di CO2eq, in calo del -28% rispetto al 1990, significativo ma assai minore della media Ue che segna quasi -40% nello stesso periodo. I trasporti restano i più critici: è l’unico settore a non avere ridotto le emissioni dal 1990, anzi ad averle aumentate (+7%), anche a causa dell’alta dipendenza dell’Italia all’auto privata (abbiamo 701 auto ogni 1000 abitanti, il dato più alto di tutti i Paesi europei). Gli edifici restano invece il settore più energivoro del Paese col 41% dei consumi finali, ma sono comunque riusciti a ridurre le emissioni del 22% dal 1990 e già per il 2030 sono chiamati ad un ulteriore progresso in efficientamento.
Il motore dell’intera transizione energetica sono le fonti rinnovabili, ma in Italia il loro sviluppo arranca, a causa di in mix micidiale di ostacoli normativi – da ultima l’ulteriore stretta sulle aree idonee, introdotta nel decreto Transizione 5.0 – e disinformazione. Nel 2024 il 22,4% dei consumi energetici nazionali è elettrificato e il 49% dell’elettricità arriva già dalle rinnovabili, ma dovrebbe salire all’80% già nel 2030 per rispettare gli obiettivi climatici.
Guardando ai consumi finali lordi di energia, solo il 19,6% viene soddisfatto dalle rinnovabili, bel al di sotto della media Ue (24,6%) e di tutte le grandi economie europee: l’assai meno soleggiata Germania (21,6%), la nuclearissima Francia (22,3%), la Spagna (24,9%) la cui economia cresce 4 volte più velocemente della nostra anche grazie ai bassi prezzi garantiti proprio dalle rinnovabili.
Senza accelerare su questo fronte, non solo la decarbonizzazione ma anche l’economia dell’Italia resterà indietro. Perché le rinnovabili possono fare molto bene non solo al clima ma anche al portafoglio: nell’ultimo anno i consumi energetici dell’Italia sono stati pari a 109 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, e per 23 di questi abbiamo potuto contare sulle rinnovabili anziché importare combustibili fossili.