
Andiamo verso l’estate con un equivalente idrico nivale che segna -27%

Quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato un inverno “capriccioso”, irregolare, fatto di nevicate inizialmente scarse, poi abbondanti e il presentarsi di fusioni improvvise. Lo scorso marzo, l’equivalente idrico nivale faceva ancora registrare un clamoroso -57%. Poi è arrivato un aprile generoso di neve al nord, ma con deficit persistenti in molte parti d’Italia e ampie divergenze territoriali. Ora la Fondazione Cima, che ha monitorato il quadro nazionale per mesi, ha rilasciato un ultimo bollettino sulla neve che è ricco di chiaro-scuri. Il dato nazionale segna comunque un buon recupero parziale, considerato che oggi siamo a -27% rispetto alla media stagionale. Ma dietro questo numero si nasconde una geografia complessa, spiegano i ricercatori che hanno lavorato i dati, fatta di contrasti netti tra aree, altitudini e bacini idrografici.
«Non era solo una sensazione: ad aprile sul Po ha davvero nevicato molto. In sole 48 ore si è accumulato quasi un miliardo di metri cubi d’acqua in forma di neve, circa il 20% del totale medio stagionale», spiega Francesco Avanzi, ricercatore nell’Ambito idrologia e idraulica di Fondazione Cima. «Ma dieci giorni prima, una sola ondata di calore aveva già fatto fondere una quantità di neve anche maggiore. È il segno di una montagna in equilibrio instabile».
Nel Nord Italia, la stagione si è giocata sul filo dell’incertezza. Il recupero di aprile è stato preceduto da un inverno dalle dinamiche instabili, con nevicate intense subito seguite da fusioni repentine. Sul bacino del Po, questo ha comportato fluttuazioni severe dell’equivalente idrico nivale, con implicazioni importanti per la gestione delle risorse idriche nel breve e medio termine.
Anche sull’Adige si osserva un recupero, seppur più contenuto: -20%, un valore che rientra nella variabilità tipica del periodo. Tuttavia, il manto nevoso al Nord-Est è già in fase avanzata di fusione, e si prevede che il contributo ai corsi d’acqua locali prosegua ancora per alcune settimane.
Se al Nord il clima ha mostrato un volto imprevedibile, sugli Appennini la storia è stata lineare e severa: scarse precipitazioni nevose e temperature persistentemente elevate. Sul bacino del Tevere, la stagione nivale 2024/25 può dirsi già conclusa, e praticamente mai iniziata a dirla tutta. E non si tratta solo di una questione temporale. A fare la differenza è anche la quota.
I dati mostrano come le aree sotto i 2000 metri di altitudine siano le più penalizzate. Tanto sulle Alpi quanto sugli Appennini, è proprio a queste altitudini che si accumula meno neve. Sono le zone più vulnerabili a un clima più caldo e instabile, dove anche piccole variazioni termiche possono tradursi in grandi perdite di risorsa.
Se la neve è ormai in fusione o del tutto assente, è l’acqua nei bacini e nei suoli a raccontare lo stato idrologico attuale del Paese. E qui emergono nuove divergenze. Aprile, oltre a portare nevicate in alta quota, è stato un mese insolitamente piovoso al Centro-Nord.
Questo ha consentito un riempimento sopra la media dei grandi laghi settentrionali: il lago di Garda, ad esempio, ha raggiunto livelli prossimi al massimo storico del periodo 1950–2015.
Al Sud, invece, la situazione è ben diversa. Dopo un anno segnato dalla siccità e un inverno povero di precipitazioni, gli invasi mostrano ancora livelli bassi. L’invaso di San Giuliano, in Basilicata, monitorato da Fondazione Cima per il Dipartimento della Protezione civile, ha raggiunto estensioni superficiali prossime ai minimi dal 2016.
Anche le analisi dell’umidità del suolo nei primi 30 cm, basate su dati Eumetsat Hsaf, confermano il quadro: il Centro-Nord presenta livelli in media o superiori, mentre il Sud resta in difficoltà.
E l’estate? La domanda è inevitabile, ma la risposta, almeno per ora, resta cauta. Le previsioni stagionali, fornite dall’Agenzia ItaliaMeteo a partire dal processamento di quelle Ecmwf, mostrano per maggio temperature in linea con la media climatica al Nord e lungo il versante tirrenico, mentre sul versante adriatico e al Sud si attende un’anomalia positiva fino a +1°C. Le precipitazioni saranno superiori alla media sul Centro-Nord e in linea con la media al Sud e isole.
In conclusione, quindi, al Nord le condizioni sembrano allineate con le medie del periodo, grazie anche alla recente pioggia. Al Centro-Sud, invece, si confermano le criticità, accentuate da una stagione invernale che non ha fornito sufficiente apporto né nivale né piovoso.
Questo quadro è coerente con le valutazioni dello stato di severità idrica a scala nazionale elaborate da Ispra di concerto con le Autorità di bacino distrettuali. Secondo queste valutazioni, sarà proprio il Sud l’area da monitorare con maggiore attenzione nei prossimi mesi, sia in termini di disponibilità idrica sia per la possibile evoluzione verso condizioni di stress prolungato.
