Servizio idrico: Italia a due velocità, con la Toscana sul podio per numero di abitanti per gestore
Con un facile gioco di parole, si potrebbe dire che il servizio idrico in Italia fa acqua da tutte le parti, o quasi: profonde disparità a livello territoriale, servizi frammentati, fragilità riscontrate soprattutto nel Mezzogiorno, micro-gestori che faticano a modernizzare la rete. Alla fiera Accadueo che si è svolta a Bologna – da oltre trent’anni la fiera internazionale dedicata esclusivamente alla filiera del settore idrico civile e industriale, di cui greenreport è media partner – è stata presentata un’approfondita analisi dal titolo “Il futuro dell’Acqua”. Realizzata con il patrocinio del Centro studi enti locali, l’indagine offre una panoramica su cui riflettere.
Uno degli elementi evidenziati nel report è che in Italia il numero complessivo dei gestori del servizio idrico integrato supera le 1.800 unità, ma circa la metà di essi serve mediamente meno di 5.000 abitanti. Gli effetti di ciò sono evidenti, anche guardando alle diverse caratteristiche a livello territoriale: nelle regioni del Nord e in alcune di quelle del Centro Italia, si è consolidato un modello industriale più capace di investire sulla modernizzazione sulle reti, mentre nelle regioni meridionali e nell’arco alpino, le piccole dimensioni dei gestori frenano l’attuazione dei piani d’investimento e rendono difficile, ad esempio, accedere ai finanziamenti europei.
Sulla base di questi elementi, il Centro studi enti locali sottolinea la necessità di accelerare i processi di aggregazione territoriale e di creare incentivi specifici per i Comuni che scelgono di unificare la gestione. Tra l’altro, nelle aree con maggiore frammentazione, gli investimenti pro capite annui sono inferiori del 40% rispetto alla media nazionale, e il tasso di dispersione idrica si mantiene sopra il 45%, contro una media del 36% nel resto del Paese.
Come esempi agli antipodi di gestione vengono segnalati il Trentino-Alto Adige e la Campania, da una parte, e la Toscana dall’altra. Si legge già nella parte dedicata alla sintesi della ricerca: «Ci sono regioni – come la Toscana, l’Umbria o il Friuli Venezia Giulia – in cui le gestioni in economia sono assolutamente residuali o addirittura assenti, e altre in cui invece la gestione del servizio in economia è ancora la regola. È il caso, ad esempio, del Trentino Alto Adige (95%), della Campania (95%) o della Sicilia (88%)». E, nella parte dedicata al dettaglio delleregione, si legge poi: «Il Trentino-Alto Adige è emblematico: con circa 3.949 abitanti per gestore su 1,09 milioni di residenti, riflette una configurazione policentrica che, se da un lato assicura prossimità amministrativa, dall’altro fatica a sviluppare economie di scala e di coordinamento nella gestione degli asset. Il Centro è l’area dove la gestione del servizio idrico integrato risulta essere, in assoluto, la più concentrata. In particolare, la Toscana rappresenta un benchmark di integrazione industriale. Con una media di 457.604 abitanti per gestore (data dall’accentramento del servizio nelle mani di soli 8 gestori totali, a fronte di una popolazione di quasi 3,7 milioni di abitanti), questo territorio trascina significativamente in alto la mediana macro-regionale. Nello stesso solco si collocano anche le regioni Veneto (media di 323.457 abitante per gestore) e Umbria (283.985 abitanti per gestore), che completano un “podio” di regioni a elevata concentrazione. In tali contesti, il disegno d’ambito e la prevalenza di modelli societari hanno accelerato l’aggregazione, riducendo la frammentazione storica».