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Autostrade deserte e inutili, ovvero il futuro della BreBeMi e del territorio

Cinque proposte per risolvere il disastro BreBeMi senza altro consumo di suolo
 |  Approfondimenti

«Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato». Prendiamo spunto dalla frase di Einstein per parlare di BreBeMi, perché oggi BreBeMi è un problema che esiste e va affrontato per far si che non resti tale.

Secondo noi la soluzione fa ricercata cambiando Il punto di vista ed il paradigma mentale sottostante.  Occorre cambiare marcia ed approccio; in poche  e semplici parole: no a nuove bretelle, come l’ipotizzato collegamento con l’A4 ad Ospitaletto, e basta con l’ennesimo consumo di suolo a base di capannoni e centri commerciali. Piuttosto occorre considerare che il modello produttivo e di mobilità a cui BreBeMi si riferisce è vecchio di almeno vent’anni. Inoltre la nostra contrarietà, sin dall’inizio, al progetto BreBeMi è basata sulla mancanza di dati concreti che ne indicassero, al di là dell’impatto ambientale devastante, l’utilità. Siamo a discutere di un’opera che non poteva essere e non è stata quel miracoloso volano per l’economia come era stata presentata  ma che stando anche alle recenti analisi dell’Università di Bergamo necessità di un territorio attrattivo, cioè l’esatto contrario.

Cosa proponiamo ora ?

  1. Esiste una utenza per la BreBeMi? Si. Non va inventata o basata su trend fantasiosi o su nuove inutili opere di collegamento che consumeranno nuovo suolo. E’ l’utenza che ogni mattino intasa la S.P. Rivoltana, perlomeno nel tratto non ancora raddoppiato
  2. come corsie, e la S.S.11. Per attrarre tale utenza sulla BreBeMi occorre una politica tariffaria adeguata e concorrenziale al prezzo di mercato e a quello di altre autostrade. Così sino ad ora non è stato. BreBeMi Spa è in grado di andare in questa direzione o no  Occorre una risposta a breve  ed occorre che ci sia una politica imprenditoriale adeguata che sappia camminare sulle proprie gambe, senza che vengano in aiuto altri fondi pubblici.
  3. Trasporto merci su BreBeMI: Continua ad essere esiguo il numero di mezzi pesanti che usano BreBeMi. Eppure ci muoviamo in un quadro generale dove ad Est abbiamo Verona , con il centro intermodale Porta d’Europa e lo scalo aereo di Montichiari e a Nord abbiamo lo scalo aereo di Orio . Quindi le merci arrivano, ma non usano BreBeMi . Cosa fare? Probabilmente un centro intermodale di dimensioni adeguate, moderno e magari basato su aree dismesse potrebbe aiutare. La Provincia di Bergamo sta pensando ad un centro simile sull’area delle ex acciaierie di Cortenuova, area dismessa, collegata sia alla ferrovia che alla BreBeMi, in un luogo equidistante sia da Montichiari che Orio. E’ a nostro avviso una ipotesi da verificare che potrebbe dare risposte adeguate in termini di servizi  e dare un senso anche a BreBeMi
  4. Basta cemento . A cosa servono nuovi centri commerciali, zone fieristiche e nuove aree industriali, peraltro pensate come fossimo negli anni del boom economico, ma nel contempo qualitativamente poco attrattive perché prive di servizi? L’alternativa? Una delle poche aree che ci risulta abbia funzionato è stata in Provincia il Km Rosso, oggi saturo come capacità ricettiva di attività imprenditoriali. Riproporre magari dove esiste un interscambio con la ferrovia , dove ci sono aree dismesse e l’agibilità dell’accesso a BreBeMi un nuovo Km Rosso ( o meglio un Km Verde, per promuovere lo start-up della green economy  e nuove forme di economia circolare, dove il recupero/riuso dei materiali utilizzati sia facilitato mediante prodotti progettati in modo da essere riqualificabili, di facile manutenzione e, a fine vita, di agevole estrazione di materiali e componenti riutilizzabili e collegarla al contesto economico europeo), è un‘utopia? A nostro avviso no, anzi è un modo per dare un ulteriore senso anche a BreBeMi.
  5. Rispettare e attrarre il territorio. La BreBeMi viene percepita come una ferita sul territorio, con tante promesse non mantenute.  Bisogna invece rispettare gli impegni presi, saldando celermente i debiti (gli espropri) e completando quanto prima le opere di compensazione ambientale, che permettano di ridurre l’impatto ambientale dell’autostrada, e valorizzare l’ambiente circostante con la realizzazione di opere accessorie (percorsi per mobilità dolce, recupero di aree boschive e naturali).  In tal modo  sarà concretamente visibile alla popolazione  l’impegno della BrebeMi nei confronti del territorio circostante.
Da ultimo un accenno alla mobilità fra Treviglio e Bergamo . Cosa fare? Una nuova autostrada? Errare è umano , perseverare è diabolico ( ed avrebbe dei costi non sostenibili, sia economici che a livello d’impatto ambientale) . E se a perseverare sono gli stessi che ci hanno spiegato che BreBeMi avrebbe fatto miracoli, ed oggi ci spiegano che i miracoli li farà quest’altra nuova autostrada, ci permettiamo di esser almeno diffidenti

Ci sono almeno due livelli a nostro avviso su cui intervenire: La ferrovia Bergamo-Treviglio è sotto-utilizzata. Occorre rivitalizzare la linea, trasformandola in una sorta di regolare servizio navetta/passante ferrroviario fra i due estremi del percorso, con una frequenza maggiore dei treni. Il nodo di Verdello. Senza troppi voli pindarici, è il “nodo” su cui intervenire urgentemente. E’ lì  il tappo del traffico.

Ben venga , quindi il tavolo che ha convocato la Provincia per intervenire sulla mobilità Bergamo-Treviglio . Ci saremo anche noi.

Ma dove reperire i fondi? Beh , ci sarebbero 360 milioni che potrebbero / dovrebbero esser dirottati su interventi come questi d’interesse pubblico. Magari eviteremmo anche di pagare , fra poco , qualche infrazione all’UE , visto che in tema di concessioni autostradali c’è qualche irregolarità in corso di verifica.

 

Legambiente Bassa Bergamasca 

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.