Rapporto G20: perché c’è bisogno di una patrimoniale sui ricchi
Il rapporto “Blueprint for a coordinated minimum tax on the ultra-high-net-worth individuals”, commissionato dal G20 a EU Tax e realizzato da Gabriel Zucman dell' EU Tax Observatory per la presidenza brasiliana del G20, presenta una proposta per «Uno standard coordinato a livello internazionale che garantisca una tassazione efficace degli individui con un patrimonio netto ultra-elevato. Nella proposta di base, gli individui con più di 1 miliardo di dollari di ricchezza sarebbero tenuti a pagare un importo minimo di tasse annualmente, pari al 2% della loro ricchezza. Questo standard potrebbe essere implementato in modo flessibile dai paesi partecipanti attraverso una varietà di strumenti nazionali, tra cui un'imposta sul reddito presuntivo, un'imposta sul reddito su una nozione ampia di reddito o un'imposta sul patrimonio».
Il rapporto presenta prove del fatto che «I sistemi fiscali contemporanei non riescono a tassare efficacemente gli individui con un patrimonio netto ultra-elevato», chiarisce la necessità di un coordinamento internazionale per affrontare questo problema, analizza le sfide dell'implementazione e fornisce stime delle entrate.
Le principali conclusioni sono che:
1 basandosi sui recenti progressi nella cooperazione fiscale internazionale, tale standard comune è diventato tecnicamente fattibile;
2 potrebbe essere applicato con successo anche se tutti i Paesi non lo adottassero, rafforzando le attuali imposte di uscita e implementando meccanismi dell’"esattore fiscale di ultima istanza" come nell'imposta minima coordinata sulle vompagnie multinazionali;
3 un'imposta minima sui miliardari pari al 2% della loro ricchezza raccoglierebbe 200-250 miliardi di dollari all'anno a livello globale da circa 3.000 contribuenti; estendere l'imposta ai centimilionari aggiungerebbe 100-140 miliardi di dollari;
4 questo standard internazionale affronterebbe efficacemente le caratteristiche regressive dei sistemi fiscali contemporanei al vertice della distribuzione della ricchezza;
5 non sostituirebbe, ma sosterrebbe le politiche fiscali progressive nazionali, migliorando la trasparenza sulla ricchezza più elevata, riducendo gli incentivi all'elusione fiscale e prevenendo una corsa al ribasso;
6 il suo impatto economico deve essere valutato alla luce del tasso di rendimento della ricchezza al lordo delle imposte osservato per gli individui con un patrimonio netto molto elevato, che è stato del 7,5% in media all'anno (al netto dell'inflazione) negli ultimi quattro decenni, e dell'attuale aliquota fiscale effettiva dei miliardari, pari allo 0,3% della loro ricchezza.
Secondo Tax Justice Network, il rapporto da nuovo slancio all’adozione di imposte sulla ricchezza. Se adottata, la proposta eliminerebbe ogni preoccupazione residua dei politici nazionali sull’introduzione o sul rafforzamento delle tasse sul patrimonio, che sono fondamentali per affrontare le disuguaglianze all’interno del paese che la ricerca mostra essere responsabili di danni significativi ai risultati sociali. Per essere efficace, la proposta del G20 richiederebbe una trasparenza molto maggiore sulla titolarità effettiva dei beni finanziari e di altri beni di alto valore, tra cui proprietà, società e altri veicoli legali. Ciò rappresenterebbe anche un potente passo avanti, consentendo ai governi nazionali di rendere le proprie tasse sul patrimonio molto più efficaci – così come molte altre tasse, comprese quelle sui profitti aziendali e sui redditi offshore.
La proposta del G20 fa seguito al lavoro dettagliato condotto dal tax committee dell’Onu, la cui sottocommissione per le tasse sulla ricchezza e sulla solidarietà sta ora preparando un modello di legge fiscale sulla ricchezza per sostenere l’introduzione di tasse nazionali sulla ricchezza. Inoltre, i negoziati in corso all’Ad Hoc Committee to Draft Terms of Reference for a Nations Framework Convention on International Tax Cooperation, composto da tutti gli Stati membri dell’Onue, hanno identificato la tassazione degli individui con patrimoni elevati come un elemento centrale ed è probabile che verrà inclusa nei termini di riferimento per i futuri negoziati.
Jayati Ghosh e Joseph Stiglitz, co-presidenti della Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation (ICRICT, di cui è membro anche Zucman) hanno recentemente scritto ai presidenti del tax committee dell’Onu per chiedere che sostenga «La preparazione di un modello di legge sull’imposta patrimoniale delle Nazioni Unite… in quanto può accelerare e facilitare notevolmente l’adozione delle tasse sulla ricchezza in tutto il mondo».
In passato, i Paesi del G20 ha dato all’OCSE – che riunisce meno di 40 dei Paesi più ricchi – il mandato di portare avanti i lavori sull’imposta sulle società. L'OCSE è in ritardo di 4 anni rispetto al previsto per presentare le proposte e i Paesi hanno sempre meno fiducia che possano possano apportare benefici significativi, anche se venissero ampiamente adottate, il che sembra sempre più improbabile. Inoltre, l’OCSE è in grossa difficoltà come istituzione e le richieste formali di una serie di esperti dell’Onu su potenziali violazioni dei diritti umani nell'attività dell'OCSE continuano a rimanere senza risposta e, allo stesso tempo, gli standard dell'organizzazione sono sotto esame dopo le gravi rivelazioni emerse su precedenti attività legate alle tasse sia del Segretario generale v che del responsabile delle imposte.
Alex Cobham , chief executive di Tax Justice Network amministratore delegato di Tax Justice Network, ha dichiarato: «Le tasse sulla ricchezza sono strumenti vitali per frenare le disuguaglianze estreme e dannose che le nostre società si trovano ad affrontare e per aumentare le entrate a sostegno di un più ampio progresso sociale. Accogliamo con favore il forte sostegno del G20 al principio della tassazione della ricchezza. Il prossimo passo è garantire che qualsiasi progetto portato avanti contribuisca chiaramente a ridurre sia le disuguaglianze all’interno dei paesi sia le disuguaglianze tra paesi. Alla luce del continuo e lento fallimento del lavoro dell’OCSE sull’imposta sulle società, del suo precedente rifiuto di sostenere il lavoro sulle tasse sul patrimonio e delle questioni in sospeso sui suoi standard professionali, è chiaro che l’OCSE non deve ricevere il mandato del G20 portare avanti qualsiasi lavoro sulle tasse sul patrimonio. Invece, il G20 dovrebbe cercare un impegno inclusivo a livello globale e guardare alle competenze consolidate all’interno delle Nazioni Unite».
Commentando il rapporto, Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia sui dossier di giustizia fiscale, ha detto che «Il rapporto di Gabriel Zucman traccia nitidamente una possibile strada che consentirebbe di riconciliare la globalizzazione con una maggiore giustizia fiscale, impedendo agli ultra ricchi di eludere i propri obblighi tributari e continuare a finanziare in maniera insufficiente le istituzioni pubbliche. É nell’interesse economico strategico di ogni governo sostenere ora lo sforzo della Presidenza brasiliana del G20, volto a definire un nuovo standard globale per la tassazione dei super-ricchi. Se i governi del G20 si impegnassero ad attuare forme di tassazione personale più equa e progressiva, darebbero seguito alle richieste provenienti da milioni di cittadini di tutto il mondo, indignati per lo scarso contributo dei più abbienti al bene comune e persino ai richiami di molti ultramilionari stessi che, preoccupati per i rischi di tenuta dei sistemi democratici, ascrivibili ai crescenti divari sociali, chiedono di aumentare il prelievo sui più ricchi. Tassare maggiormente gli ultra ricchi potrebbe generare significative risorse da investire nel contrasto alle disuguaglianze e nella lotta al cambiamento climatico. Per ridurre le opportunità di abuso serve rafforzare la cooperazione amministrativa in materia fiscale, come non dimentica di sottolineare Zucman. Il suo rapporto ci ricorda come sistemi fiscali più equi possano dare un valido contributo per sanare le divisioni che segnano le nostre società».