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Lampedusa, isola slow

Lampedusa è una porta d’Europa tutt’altro che simbolica. Ma non è "solo" questo
 |  Approfondimenti

Di Lampedusa le cronache si occupano, giustamente, per i frequenti sbarchi di migranti, per alcuni dei terribili naufragi e in generale per le immani tragedie a mare avvenute vicino alla sua costa, per il locale “Centro di primo soccorso e aiuto” e per le altre problematiche connesse a flussi migratori di portata eccezionale che coinvolgono quest’isola più di altre località.

Lampedusa, al di là della collocazione geografica nel Mediterraneo, è diventata una sorta di posto di confine e di prima accoglienza, di “porta d’Europa” tutt’altro che simbolica. Nonostante il peso non indifferente di tale ruolo e le inevitabili contraddizioni del caso, la popolazione lampedusana nella sua maggioranza ha finora dimostrato spirito umanitario e senso civico che meritano rispetto, considerazione e vicinanza.

Sentimenti che sono stati espressi da una delegazione di Slow Food Sicilia, composta dal presidente regionale Saro Gugliotta e dal vice presidente Carmelo Maiorca, durante un incontro pubblico con il sindaco Giusi Nicolini, col vice sindaco Damiano Sferlazzo e con un gruppo di pescatori e di operatori commerciali, riuniti nella sala consiliare del Comune della cittadina delle Pelagie.

I rappresentanti siciliani di Slow Food hanno rimarcato la volontà dell’associazione di sviluppare la già esistente “comunità del cibo” a Lampedusa e nella vicina Linosa con un maggior coinvolgimento di pescatori, agricoltori e ristoratori secondo i principi del “buono, pulito e giusto” che il movimento della chiocciolina propugna in Italia e in altri 150 paesi del mondo.

A Lampedusa esiste già da qualche anno il Presidio Slow Food dell’alaccia salata, nato con lo scopo di valorizzare la pesca tradizionale e la conservazione artigianale di una tipologia di pesce cosiddetto “povero” (l’alaccia): attività ancora praticate da una famiglia di pescatori del luogo e che Slow Food intende potenziare possibilmente col sostegno dell’amministrazione comunale.

E’ stato inoltre sottolineato che Lampedusa è stata inserita nel progetto internazionale delle “Isole Slow” - del quale fanno tra l’altro parte alcune delle isole “minori” siciliane quali Salina, Lipari, Filicudi, Stromboli e Ustica -  all’insegna delle produzioni tradizionali, della promozione delle cucine locali più autentiche e di forme di turismo ecosostenibile.

Da parte sua il sindaco Nicolini ha manifestato interesse per i progetti di Slow Food, per la filosofia del movimento, anche in tema di educazione al gusto e di attenzione verso l’ambiente. Il prossimo passo dovrebbe essere la condivisione di un protocollo d’intensa fra Slow Food Sicilia e il Comune di Lampedusa e Linosa, con le indicazioni delle linee guida e delle finalità delle iniziative da intraprendere.

Redazione Greenreport

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