Skip to main content

Anche Emergency con la Global Sumud Flotilla, mentre la Marina di Israele prepara scenari di combattimento

A Gaza sono almeno 300 i morti per fame, in Libano l’esercito israeliano bombarda le forze di pace dell’Onu
 |  Approfondimenti

I volontari della Global Sumud Flotilla stanno mantenendo la barra dritta verso la Striscia di Gaza, dove si stanno dirigendo con l’intento di portare alla popolazione aiuti umanitari, adesso con un’importante alleato in più. Emergency ha infatti deciso di unirsi alla flotta con la sua nave Life Support, che avrà il ruolo di osservatore e offrirà supporto medico e logistico alle imbarcazioni partecipanti.

«Lo facciamo – spiegano da Emergency – perché le imbarcazioni che partecipano alla Global Sumud Flotilla non trasportano soltanto aiuti umanitari, ma un messaggio inequivocabile: quando un governo blocca gli aiuti umanitari, commettendo un crimine di guerra, le persone hanno il diritto e il dovere di agire direttamente in modo non violento. Quello che accade nella Striscia di Gaza da quasi due anni è inaccettabile. Il nostro staff, che lavora nella Striscia in due centri sanitari nel governatorato di Khan Younis, racconta una situazione gravissima, mai vista prima».

Anche la più grande associazione accademica al mondo che riunisce gli studiosi del genocidio – la International association of genocide scholars (Iags) – ha approvato una risoluzione in cui si dichiara che «le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione legale di genocidio contenuta nell’Articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948)», e che al contempo «le politiche e le azioni di Israele a Gaza costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità, come definiti dal diritto internazionale umanitario e dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale».

Il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric, durante la  conferenza stampa quotidiana a New York, afferma che «le attività militari continuano a Gaza City e nei suoi dintorni, ma anche nel sud, con un pesante tributo di vittime tra i civili, tra cui morti, feriti e ulteriori sfollati». Oltre ai morti sotto le bombe, continuano ad arrivare quotidianamente segnalazioni di decessi per malnutrizione, ha affermato il portavoce delle Nazioni Unite: dall'inizio della guerra, che prosegue da quasi due anni, più di 300 persone, tra cui molti bambini, sono morte di malnutrizione nella Striscia, secondo le autorità locali.

fame gaza onu 11

Nel frattempo, la Marina israeliana ha condotto un'esercitazione nel Mar Mediterraneo sperimentando «diversi scenari di combattimento lungo il confine marittimo e procedure di emergenza nei posti di comando. La dichiarazione arriva pochi giorni prima che una grande flottiglia di attivisti tenti di rompere il blocco marittimo di Gaza, anche se non ci sono prove – riporta nel merito The Times of Israel – che suggeriscano che la recente esercitazione sia collegata a questo».

Il rischio di un’escalation è concreto, come mostra da ultimo l’attacco subito ieri dai caschi blu dell’Unifil – la missione di pace dell'Onu per mantenere la pace e la sicurezza internazionale in Libano – da parte dell’Israel defense forces (Idf): «Ieri mattina i droni dell’Idf hanno sganciato quattro granate vicino alle forze di peacekeeping dell'Unifil – spiegano dall’Onu – Si tratta di uno degli attacchi più gravi al personale e alle risorse dell'Unifil dall'accordo di cessate il fuoco dello scorso novembre. Qualsiasi azione che metta in pericolo le forze di pace e i loro beni, nonché qualsiasi interferenza con i compiti loro assegnati, è inaccettabile e costituisce una grave violazione della Risoluzione 1701 e del diritto internazionale. È responsabilità delle Forze di difesa israeliane garantire la sicurezza e l'incolumità delle forze di pace che svolgono i compiti assegnati dal Consiglio di sicurezza».

Che fare? Come suggerito su queste colonne da Aurelio Caligiore, Ammiraglio ispettore del Corpo della Guardia Costiera, le minacce del Governo israeliano verso i volontari diretti a Gaza, se concretizzate, sarebbero fuori da ogni istituto giuridico previsto dal diritto internazionale. Occorre dunque garantire un ombrello Sar (Search and rescue) alle oltre 50 unità dirette a forzare il blocco navale sulle coste della Striscia di Gaza. Potrebbe occuparsene Frontex, ovvero l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera dell'Ue che coordina la gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea e dei Paesi associati all'area Schengen. Ma al momento accanto ai volontari della Global Sumud Flotilla c’è solo la società civile, a partire dagli ambientalisti.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.