
Sentenza contro l’aborto negli Usa, gli ambientalisti: attacco alle donne più povere

Con la sentenza definitiva sul caso Dobbs v. Jackson Women's Health Organization della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ribalta la precedente sentenza Roe v. Wade e Planned Parenthood v. Casey, la maggioranza conservatrice e reazionaria della Corte Suprema Usa annulla quasi 50 anni di diritto all’aborto e 26 Stati Usa in mano ai repubblicani sono pronti a bandire l'aborto immediatamente o il prima possibile, limitando immediatamente la scelta riproduttiva di più di 135 milioni di persone.
Secondo Eva Hernandez-Simmons, l'amministratrice delegata di Sierra Club, la più grande, diffusa e influente associazione ambientalista statunitense, «La sentenza conferma che la maggioranza conservatrice della Corte Suprema non rispetta più i precedenti e non sostiene i diritti costituzionali garantiti a tutte le persone che vivono in questo Paese. Questa decisione metterà a rischio la salute delle persone in tutto il Paese, in particolare delle comunità a basso reddito e delle comunità di colore. Indipendentemente dalla sentenza, ogni persona in America merita ancora il diritto di vivere in comunità sane e sicure con accesso ad aria pulita, acqua pulita e assistenza sanitaria. Sierra Club ha sostenuto e continuerà a sostenere il diritto di ogni persona all'autodeterminazione e all'autonomia corporea, e continueremo a sollevarci e combattere insieme ai nostri alleati per garantire la giustizia riproduttiva per tutti».
Ebony Twilley Martin, co-direttrice esecutiva di Greenpeace Usa, ha commentato: «Greenpeace USA è oltremodo delusa dal fatto che la Corte Suprema abbia ribaltato la Roe v Wade. Le conseguenze saranno devastanti e sappiamo esattamente chi sarà più colpito da questa decisione: le donne povere e di colore. Le donne che non hanno soldi o accesso al controllo delle nascite. Le donne che non hanno accesso all'assistenza sanitaria. Le donne che non possono ricevere cure di emergenza dopo un'aggressione sessuale. Il razzismo, l'insicurezza economica e lo status di immigrato moltiplicano le già enormi barriere alla cura dell'aborto. Quindi, le nostre soluzioni devono includere la giustizia razziale, economica e degli immigrati. Questa sentenza abbatterebbe una protezione di lunga data sui diritti delle donne e aprirebbe la porta a futuri attacchi alla nostra salute e alla nostra già corrosa democrazia. Sono in gioco la nostra democrazia e lo Stato di diritto. Questa decisione cambierebbe il corso della storia così come la conosciamo: ricorda la schiavitù. Dobbiamo reagire. I sondaggi mostrano che oltre il 70 per cento degli americani crede che l'aborto dovrebbe essere legale. Abbiamo bisogno di giudici equi e giusti che comprendano la differenza tra scienza e politica e riconoscano la responsabilità del governo di proteggere le persone di questa nazione, la nostra salute e le nostre comunità».
