
Anche atei e uomini di sinistra oggi piangono la morte del Papa ambientalista

Sento e leggo da parte di alcuni non credenti giudizi taglienti su quel che Papa Francesco avrebbe dovuto fare per riformare la Chiesa cattolica – soprattutto per quanto riguarda l’aborto, il ruolo delle donne e i diritti di omosessuali e lesbiche. Da ateo quale io sono, penso non si possa certo chiedere al Pontefice della Chiesa cattolica di rinnegare i pilastri di genere e gerarchici sui quali si basa la Chiesa cattolica. Altra cosa è il giudizio su quel che Papa Francesco ha detto, scritto e fatto su ambiente, ecologia sociale, difesa dei poveri e dei popoli indigeni, economia e guerra. Il giudizio su queste ultime cose - che sono enormi - da parte di un ambientalista di sinistra come me non può che essere positivo: Bergoglio è stato un gigante rispetto non solo ai precedenti Papi, ma anche rispetto a tutti gli attuali Capi di Stato e religiosi.
Il giudizio su di lui come guida della Chiesa cattolica lo lascio a chi crede, a chi ha fede nella stessa fede di Papa Francesco, da non credente non mi intrometto, anche se non sono d'accordo su molto di quel che il Papa ha detto sui temi di genere o addirittura di dottrina richiamati prima, anche perché se lo fossi probabilmente sarei cattolico e non ateo.
Papa Bergoglio – partendo proprio dagli “scartati”, dagli ultimi e dall’ambiente depredato e avvelenato, dalla terza guerra mondiale a pezzetti – ci ha lasciato però una grande lezione: possiamo capirci, parlarci, camminare insieme verso la solidarietà, la giustizia sociale, la compassione e la pace anche se non la pensiamo esattamente nello stesso modo, chi crede, chi crede in un altro Dio e chi non crede. Che è esattamente quel che non succede oggi in questo mondo di uomini gelosi del loro particolare, del loro Dio esclusivo, della loro Patria di sangue ed armi e che ha dichiarato guerra alla natura o, per chi crede, al Creato.
