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Colpita con droni la Conscience, una nave Ong diretta a Gaza per trasportare aiuti umanitari

Non si segnalano feriti tra l'equipaggio, ma gli attivisti incolpano il governo israeliano per un’azione di guerra che viola le norme internazionali
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Partiamo con indignazione e sconcerto dall’analisi di un lancio dell’agenzia Reuters da La Valletta del 2 maggio: “Una nave denominata Conscience, che trasportava aiuti umanitari e attivisti diretti a Gaza è stata bombardata da droni in acque internazionali al largo di Malta nelle prime ore di venerdì, hanno detto gli organizzatori, sostenendo che la colpa è di Israele”.

Continua sempre la nota d’agenzia: “Il ministero degli Esteri israeliano non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sull'accusa da parte della Freedom Flotilla Coalition, un gruppo non governativo internazionale”.

I fatti crudi sono questi. Il governo maltese, che ha coordinato le operazioni Sar (Search and rescue) della nave colpito da droni e, subito dopo incendiatasi, ha detto che le autorità marittime hanno ricevuto una chiamata di soccorso (mayday) poco dopo la mezzanotte, ora locale, da una nave che navigava al di fuori delle acque territoriali maltesi, con 12 membri dell'equipaggio e quattro civili presenti a bordo, che segnalava un incendio scoppiato dopo essere stati colpiti da ordigni lanciati da alcuni droni.

Sempre la stessa fonte governativa maltese ha, poi, aggiunto che un “rimorchiatore nelle vicinanze è stato immediatamente dirottato verso la nave in fiamme e ha attivato le operazioni antincendio mentre una nave della Coast Guard di pattuglia maltese ha raggiunto il teatro delle operazioni di soccorso”. Dopo diverse ore, la nave e l’intero equipaggio venivano posti al sicuro.

Fin qui le notizie diffuse dalle agenzie internazionali, dal quale emerge inequivocabilmente l’attacco proditorio effettuato da forze che ancora non sono emerse allo scoperto e che gli attivisti della Ong interessata non esitano ad individuare nello Stato israeliano.

Di certo un’azione di guerra è stata perpetrata deliberatamente in acque internazionali e in evidente palese violazione di tutte le norme internazionale esistenti, a partire dall’Unclos (United Nations Convention on the Law of the Sea).

Non è accettabile che possano accadere cose del genere, in pieno Mediterraneo e sotto tutti gli occhi del mondo, che continuano a sopportare senza mai assumere una posizione politica veramente sanzionatoria e che possa, almeno in ipotesi, essere di contrasto per fermare il genocidio che si consuma giorno dopo giorno in Palestina e che richiama tutti, nessuno escluso, ad assumere l’impegno per far cessare questo continuo massacro, questo bagno di sangue che macchia le coscienze – lo stesso nome della nave Ong colpita – della comunità umana e che si sta consumando oltre ogni più crudele immaginazione.

Le regole del diritto internazionale non possono essere violate con sistemica insistenza, i rapporti tra gli Stati se non sono disciplinati dal diritto diventano soltanto rapporti di forza bruta e fanno regredire, di fatto, l’umanità agli albori della sua stessa Storia scritta.

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).