
New York, Los Angeles e non solo: tutte le più grandi città degli Stati Uniti stanno sprofondando

Qualcuna di più, qualcuna meno, ma le 28 città più popolose degli Stati Uniti stanno tutte sprofondando. E non sono solo quelle sulle coste a essere colpite da questo fenomeno, non è questione solo di innalzamento del livello del mare. No, anche quelle più interne si stanno abbassando di qualche millimetro o, in alcuni punti addirittura di qualche centimetro ogni anno. A rivelarlo è uno studio della Columbia University pubblicato sulla rivista scientifica Nature cities.
Utilizzando nuovi dati granulari, l’analisi dei ricercatori statunitensi rileva anche che alcune città stanno sprofondando a tassi diversi a seconda delle zone prese in esame, o che stanno sprofondando in alcuni luoghi e aumentando invece di livello in altri, introducendo potenzialmente sollecitazioni che potrebbero colpire edifici e altre infrastrutture. Secondo gli autori dell’indagine, l’estrazione massiccia di acque sotterranee è la causa più comune di questi movimenti del terreno, anche se altre forze sono all’opera in alcuni luoghi.
«Con la continua crescita delle città, vedremo sempre più centri urbani espandersi in regioni in fase di cedimento», ha dichiarato l'autore principale dello studio, Leonard Ohenhen, ricercatore post-dottorato presso il Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia Climate School. «Nel tempo, questo cedimento può produrre sollecitazioni sulle infrastrutture che superano il limite di sicurezza».
Prendendo in esame tutte le città statunitensi con popolazione superiore a 600.000 abitanti, il nuovo studio utilizza dati satellitari recenti per mappare i movimenti verticali del terreno fino al millimetro in griglie di appena 28 metri quadrati. Gli autori hanno scoperto che in 25 delle 28 città, due terzi o più della loro area stanno sprofondando. Complessivamente, circa 34 milioni di persone vivono nelle aree colpite da questo fenomeno.
La città che sta sprofondando più rapidamente è Houston, con oltre il 40% della sua area che si abbassa di oltre 5 millimetri all'anno, e il 12% che sprofonda a un ritmo doppio. Alcuni punti localizzati stanno scendendo fino a 5 centimetri all'anno. Altre due città del Texas, Fort Worth e Dallas, non sono molto indietro. Tra le zone a rapido sprofondamento localizzate in altri luoghi vi sono le aree intorno all'aeroporto LaGuardia di New York e alcune zone di Las Vegas, Washington D.C. e San Francisco.
Oltre a misurare le variazioni dell'elevazione della superficie, i ricercatori hanno analizzato i prelievi di acqua freatica a livello di contea per le aree colpite. Mettendo in relazione questi dati con i movimenti del terreno, hanno determinato che il prelievo di acque sotterranee per uso umano era la causa dell'80% dello sprofondamento complessivo. In genere, ciò accade quando l'acqua viene prelevata da falde acquifere costituite da sedimenti a grana fine: se la falda acquifera non viene rifornita, gli spazi dei pori precedentemente occupati dall'acqua possono alla fine collassare, portando alla compattazione sottostante e allo sprofondamento in superficie. In Texas, il problema è aggravato dal pompaggio di petrolio e gas, si legge nel documento.
I ricercatori affermano che la continua crescita della popolazione e l'uso dell'acqua, combinati con la siccità indotta dal clima in alcune aree, probabilmente peggioreranno la subsidenza in futuro.
In alcune aree sono all'opera forze naturali. In particolare, il peso dell'imponente calotta glaciale che occupava gran parte dell'interno del Nord America fino a circa 20.000 anni fa ha fatto sì che la terra lungo i suoi bordi si gonfiasse verso l'alto, un po’ come quando si spreme l'aria da una parte all'altra di un palloncino. Ancora oggi, con la scomparsa dei ghiacci, alcuni di questi rigonfiamenti si stanno abbassando a un ritmo di 1 o 3 millimetri all'anno. Le città colpite sono New York, Indianapolis, Nashville, Philadelphia, Denver, Chicago e Portland.
Anche il peso degli edifici potrebbe essere un fattore determinante per questo fenomeno. Uno studio del 2023 ha rilevato che gli oltre 1 milione di edifici di New York stanno premendo così tanto sulla Terra che potrebbero contribuire al continuo abbassamento della città. Uno studio più recente ha rilevato che alcuni edifici nell'area di Miami stanno sprofondando in parte a causa delle interruzioni nel sottosuolo provocate dalla costruzione di edifici più recenti nelle vicinanze.
Il nuovo studio pubblicato su Nature cities ha rilevato che otto città (New York, Chicago, Los Angeles, Phoenix, Houston, Philadelphia, San Antonio e Dallas) rappresentano oltre il 60% delle persone che vivono su terreni che stanno sprofondando. In particolare, queste otto città hanno visto più di 90 inondazioni significative dal 2000, probabilmente in parte causate dall'abbassamento della topografia.
Un'altra scoperta fondamentale: in alcune città si assiste a un movimento differenziato, con località adiacenti che sprofondano a ritmi diversi, o che addirittura sprofondano mentre altre aree si innalzano. Il movimento verso l'alto potrebbe essere causato dalla rapida ricarica delle falde acquifere in prossimità di fiumi o altre fonti d'acqua. Il movimento differenziale è un problema perché, come sottolineano gli autori dello studio, se un'intera area urbana si muove uniformemente verso l'alto o verso il basso alla stessa velocità, si riduce al minimo il pericolo di sollecitazioni alle fondamenta degli edifici e ad altre infrastrutture. Ma se le strutture sono soggette a una serie di movimenti verticali non uniformi, possono subire pericolosi ribaltamenti.
«A differenza dei rischi di subsidenza legati alle alluvioni, in cui i rischi si manifestano solo quando alti tassi di subsidenza abbassano l'elevazione del terreno al di sotto di una soglia critica, i danni alle infrastrutture indotti dalla subsidenza possono verificarsi anche con variazioni minime del movimento del terreno», scrivono gli autori.
Il documento conclude che le città dovrebbero utilizzare queste nuove informazioni per concentrarsi sulle soluzioni. Secondo i ricercatori, in molti luoghi le inondazioni possono essere mitigate con l'innalzamento del terreno, il potenziamento dei sistemi di drenaggio e le infrastrutture verdi, come le zone umide artificiali per assorbire le acque di piena. Le città soggette a rischi di ribaltamento degli edifici possono concentrarsi sull'adeguamento delle strutture esistenti, sull'integrazione dei movimenti del terreno nei codici edilizi e sulla limitazione delle nuove costruzioni nelle aree più a rischio.
