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In Italia cresce il divario tra ricchi e poveri: nel 2024 è a +0,2 e arriva a quota a 5,5 punti

È quanto si legge nell’allegato al Documento programmatico di finanza pubblica 2025 pubblicato dal Mef, che segnala anche «una sostanziale stabilità della povertà assoluta familiare nel periodo 2024-2028»
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La cura del governo Meloni non sembra dare dei gran bei frutti. Nei giorni scorsi avevamo segnalato che il Documento programmatico di finanza pubblica 2025 pubblicato dal ministero dell’Economia e delle finanze fa preludere a una fase di stagnazione per l’Italia (tanto che anche Confindustria si è mostrata critica) e presenta come unica novità una previsione di 20 miliardi in più per spese in armi. Ora che da via XX Settembre hanno reso pubblico anche l’Allegato al Dpfp, sugli Indicatori di benessere equo e sostenibile, il quadro si tinge ancor più di tinte fosche. La stima della disuguaglianza del reddito netto per il 2024 è infatti in peggioramento: +0,2 punti a 5,5 punti. «Nel 2025 l’indicatore si colloca sul medesimo livello (5,7) stimato dall’Istat per il 2024», viene sottolineato. E le previsioni per il periodo 2025-2028 prospettano una sostanziale stabilità su questi livelli.

«Nello specifico – sottolinea il documento – il rapporto S80/S20 misura quante volte il reddito totale posseduto dal 20 per cento della popolazione con il più alto reddito (S80) è superiore al reddito totale posseduto dal 20 per cento con il più basso reddito (S20)». Nel testo si evidenzia che le fasce più giovani presentano una dinamica molto simile a quella del rapporto totale, «con la parziale eccezione della fascia 55-59 negli anni Dieci, caratterizzati dalla crisi finanziaria e dalle conseguenze socio-economiche, nei quali si osserva un aumento della disuguaglianza per questa fascia, plausibilmente dovuto al fatto che le persone con più di 50 anni, ancora molto lontane dall’età pensionabile, hanno affrontato una situazione occupazionale difficile in conseguenza della crisi». Dopo la pandemia, tra l’altro, a essere più penalizzati sono state le fasce di popolazione meno abbienti, mentre per chi ha redditi più alti la situazione è andata in costante miglioramento. Si legge ancora nel documento: «Nel 2023 si è interrotto il trend positivo iniziato dopo la pandemia del 2020 per il reddito familiare equivalente del primo quinto della popolazione (S20), mentre prosegue quello per l’ultimo (S80)».

Inoltre, stando a quanto riscontrato dai tecnici del Mef, anche i livelli di povertà assoluta riscontrabili nella popolazione italiana né hanno avuto né avranno miglioramenti nell’immediati futuro. Si legge nel documento uscito da via XX Settembre: «Lo scenario di proiezione prefigura una sostanziale stabilità della povertà assoluta familiare nel periodo 2024-2028». Si legge anche che «la stabilità verrebbe sostanzialmente confermata sia a livello di nuclei familiari, attestandosi all’8,5 per cento delle famiglie residenti (+0,2 punti percentuali), sia a livello individuale, con un valore del 9,8 per cento della popolazione residente (+0,1 punti percentuali); l’aumento era invece stato sensibile nell’anno precedente con una variazione rispetto al 2021 rispettivamente pari a +0,6 e +0,7 punti percentuali».

Redazione Greenreport

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