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Dalla guerra 237 milioni di tonnellate di CO2 equivalente: l’Ucraina chiederà alla Russia 43 miliardi di dollari per danni climatici

Un approfondito report realizzato dal ministero ucraino per l’Economia, l’ambiente e l’agricoltura, da Initiative on Ghg accounting of war e da Ecoaction evidenzia i costi in termini ambientali del conflitto scatenato da Putin. Tra i principali responsabili dell’aumento di gas serra, i combustibili fossili usati dai mezzi militari, gli incendi, gli attacchi ai depositi e alle raffinerie di petrolio
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C’è il costo in termini di vite umane, certo. Ma non solo. C’è anche un costo, pesante, ambientale per quel che dal 2022 sta avvenendo alle porte d’Europa. Dall’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, le operazioni belliche hanno prodotto 237 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Una quantità di emissioni pari a quella annuale di Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia messe assieme. Applicando il costo sociale del carbonio di 185 dollari/ tCO2e, il danno climatico causato da questa guerra ammonta a oltre 43 miliardi di dollari. Che Kiev chiederà come risarcimento alla prima riunione del prossimo anno del Consiglio d’Europa. Di fatto, sarà il primo caso al mondo di risarcimento climatico per danni di guerra.

Le cifre sono state fornite dal rapporto Climate damage caused by Russia’s war in Ukraine, realizzato dal ministero ucraino per l’Economia, l’ambiente e l’agricoltura, da Initiative on Ghg accounting of war e da Ecoaction, con il supporto finanziario dalla European Climate Foundation e dalla Swedish Society for Nature Conservation. Mentre la notizia che l’Ucraina chiederà a Putin il risarcimento di 43 miliardi di dollari, circa 37 miliardi di euro, è stata data dallo stesso governo ucraino.

Questo report è il quinto di una serie portata avanti negli anni, e segnala che sono molteplici le voci che hanno contribuito a generare 237 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. La principale è quella legata all’uso dei combustibili fossili per i mezzi militari, quali carri armati e aerei, che hanno pesato per 81,7 MtCO2. Ma non meno pesante è il carico di altre voci. Per esempio gli incendi boschivi causati dalla guerra sono aumentati drasticamente nel 2024, «con un’area interessata dagli incendi più di 20 volte superiore alla media del periodo 2006-2021», spiegano gli autori del report. Le emissioni prodotte dagli incendi boschivi, comprese quelle delle foreste, sono aumentate, passando da 8,6 milioni di tCO2e nel 2023 e 15,2 milioni di tCO2e nel 2022 a 22,9 milioni di tCO2e nel 2024, per un totale di 46,7 milioni di tCO2e o 49,4 milioni di tCO2e se si includono gli incendi negli edifici. «L'analisi climatologica ha dimostrato che l'estate del 2024 è stata molto più secca della media per l'Ucraina, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici – si legge sempre nel report – Queste condizioni di siccità hanno creato un ambiente ideale per gli incendi causati dalle ostilità in corso, che sono iniziati come piccoli focolai per poi espandersi in incendi di grandi dimensioni». Tra l’altro, poiché i vigili del fuoco non possono operare nella zona di guerra, questi incendi continuano a divampare in modo incontrollato, aumentando di dimensioni e intensità. «Il 2024 si distingue come un esempio preoccupante del ciclo di distruzione in cui il cambiamento climatico e il conflitto armato si rafforzano a vicenda, accelerando il riscaldamento globale». Nell’arco di tempo coperto dal report, questi roghi hanno prodotto 46,7 MtCO2, che arrivano a quasi 50 MtCO2 se si considerano anche gli incendi degli edifici.

Ma non ci sono ovviamente solo i mezzi di combattimento e gli incendi a provocare un aumento delle emissioni (17 MtCO2 in tre anni). Gli autori del report segnalano che l’intensificarsi degli attacchi ai depositi e alle raffinerie di petrolio «ha portato a un aumento delle emissioni da 0,47 milioni di tCO2e nel secondo anno a 0,81 milioni di tCO2e nel terzo anno di guerra». «I continui attacchi alle infrastrutture energetiche dell'Ucraina hanno causato il rilascio non solo di CO2, ma anche di SF6, un gas serra estremamente potente, 24.000 volte più forte della CO2».

Non bisogna poi dimenticare che i bombardamenti russi hanno prodotto un aumento delle emissioni in passato, ma sono responsabili di ulteriori emissioni in futuro: la ricostruzione di ciò che è stato distrutto richiederà infatti enormi quantità di materiali da costruzione, tra cui il cemento e l'acciaio ad alta intensità di carbonio, che causeranno oltre l'80% delle future emissioni legate alla ricostruzione. E nel report si stima che da sola questa voce produrrà 64,2 milioni di tCO2e.

Redazione Greenreport

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