Skip to main content

La Divina Commedia e l’Agenda 2030, nel mese della cultura italiana a Wuhan

La letteratura italiana in Cina è impiegata come strumento a supporto di una riflessione ecologica olistica
 |  Approfondimenti

WUHAN – Un pomeriggio dantesco trascorso lo scorso 15 novembre presso il centro linguistico Universe International Education nell’ambito del mese dedicato alla cultura italiana qui in Cina. Durante la prima edizione del simposio “Dante a Wuhan” si è avuto modo di affrontare la tematica della responsabilità ambientale presente in qualche modo all’interno della Divina Commedia, specialmente nel volume dedicato al Purgatorio.

Col supporto degli studenti cinesi di lingua e cultura italiana e grazie alla magistrale abilità di interpretariato del docente Vittorio di Mauro (Zhongnan University of Law and Economics) accanto all’intuizione dello scrivente, si è potuto considerare il possibile collegamento tra la Divina Commedia e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che come sappiamo è basata su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare, facendo riferimento al canto I, Dante utilizza la seguente stimolante espressione, ossia: “Vago già di cercar dentro e dintorno / la divina foresta spessa e viva…” (vv. 1‑2). Il poeta indica, attraverso la foresta, la natura come simbolo di grazia e rinascita.

In questo verso, il poeta, utilizzando gli aggettivi spessa e viva, intende avvicinarsi a una relazione armonica tra l’essere umano e l’ambiente naturale. Con riferimento ai vv. 13‑30, si può, invece, notare come Dante riesca a descrivere l’aurora e il paesaggio che apre il volume del Purgatorio (“Dolce color d’oriental zaffiro, / che s’accoglieva nel sereno aspetto…” (vv. 13‑14 circa). È proprio questo paesaggio luminoso che simboleggia il trapasso essenziale dall’inferno, ambiente oscuro e pericoloso, al purgatorio dove, all’opposto, vi è speranza cioè l’andare verso una purificazione dell'anima. È proprio così che l’autore utilizza l’espressione “parean di nuovo a mirabil colore” per suggerire il rinnovamento dell’essere umano che ha attraversato una situazione oscura. L’illuminante simbolismo di Dante riesce davvero a identificare l’ambiente come allegoria della meta vicina, come se fosse “quasi festa”.

Inoltre, è fondamentale riportare all’attenzione la presenza dei fiumi Lete e Eunoè. L’acqua, dunque, diventa elemento essenziale della vita sul pianeta e assume un valore sacro. Infatti, l’essere umano, nell’opera dantesca, attraverso l’acqua deve proseguire verso la dimenticanza del male e la memoria del bene. Nei canti XXXI (vv. 91‑105) e XXXIII (vv. 112‑145), Dante descrive l’ambiente enfatizzando le acque chiare, le rive fresche, mani e fronti che si bagnano per simboleggiare anche che l’umanità, grazie a un ambiente inalterato può condurre una vita sana e ordinata.

purgatorio wuhan

Ebbene, per Dante, il peccato implica una responsabilità morale verso il creato che altera il rapporto perfetto uomo-natura. In una prospettiva moderna sulla responsabilità ambientale possiamo affermare che Dante ha messo in evidenza la sua visione teocentrico medioevale che implica l’uomo come custode, ma non padrone del pianeta. È possibile cogliere il perenne problema della corruzione morale - che conduce alla rovina dell’ambiente naturale - attraverso la complessa questione ambientale moderna dello sfruttamento delle risorse, specialmente minerarie. È possibile dedurre l’invito esplicito di Dante alla salvaguardia della natura. Dunque, questo ci conduce all’affermazione molto comune ai tempi di oggi, cioè la natura incontaminata deve essere alla base di un modello di equilibrio e di responsabilità ecologica.

Ci sono collegamenti con SDG 12, per cui Dante condanna l’accumulo e lo spreco che causano disordine morale e sociale. Con SDG 13, quando Dante fa riferimento al paradiso terrestre come esempio di ambiente incontaminato e armonioso dove è possibile vivere in assenza di eventi climatici burrascosi e alla presenza di boschi armoniosi. E ancora altri collegamenti con SDG 15 che richiama la vita sulla terra ed SDG 16 sulla giustizia sociale; in questa prospettiva, la natura viene vista come specchio della condizione morale dell’uomo e la giustizia come mezzo per armonizzare società e creato. In questo contesto assume anche rilevanza SDG 4 che si riferisce all’educazione scolastica. Dante mette al centro della sua opera il viaggio di apprendimento morale spirituale verso la salvezza. Cioè, a dire la comprensione aiuta il viver sano dell’essere umano, evitando di cadere nell’oscurità. In conclusione, Dante ai giorni nostri ci ricorda implicitamente di mettere come priorità urgente il rispetto per il creato e la responsabilità ambientale dell’essere umano, assumendo una visione olistica di sostenibilità.

Giuseppe Poderati

Giuseppe Poderati è professore di Lingua e Cultura Italiana presso la Hubei University of Economics in Cina con focus su eco-linguismo. Laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università LUMSA, ha arricchito il suo percorso formativo partecipando a un programma di scambio internazionale presso la SUNY - State University of New York e il Center for Italian Studies. Giuseppe ha proseguito gli studi con corsi post-laurea in Business Internazionale, Politiche Pubbliche nell’Euro-Mediterraneo, ASEAN e Diritto Internazionale e Comparato, frequentando prestigiose istituzioni come il Graduate Institute di Ginevra e la National University of Singapore. Durante la sua carriera accademica, è stato visiting scholar presso il Max Planck Institute e l’Università di Palermo. Autore di numerosi articoli scientifici, Giuseppe ha completato un dottorato di ricerca in Diritto Ambientale presso la Wuhan University, consolidando il suo profilo di studioso internazionale e collaborando con altre università e organizzazioni.