L’hanno spuntata gli agricoltori e l’inedito asse Macron-Meloni: la firma per l’accordo Ue-Mercosur slitta ancora
Non sono bastati 26 anni di negoziati. L’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il Mercosur slitta a gennaio. Se tutto va bene. Nel giorno in cui i trattori hanno invaso Bruxelles, mentre facevano il giro del mondo le immagini delle uova e patate lanciate contro le vetrate del Parlamento europeo, degli alberi e dei copertoni dati alle fiamme, i leader dei paesi membri dell’Ue hanno fatto saltare la firma che era prevista per domani con i presidenti di Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. «La mia sorpresa è stata scoprire che l’Italia, insieme alla Francia, non voleva firmare l’accordo», ha raccontano il presidente brasiliano Lula dopo aver parlato con la nostra premier: «Non è contraria, ma è sotto pressione da parte del mondo agricolo e mi ha chiesto pazienza: una settimana, dieci giorni, al massimo un mese». Una versione dei fatti confermata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz: «L’Italia ci ha chiesto di rinviare la firma di altre due settimane. Giorgia Meloni ha affermato che, in coordinamento con la Commissione europea, si assicureranno che al più tardi a metà gennaio l’appuntamento per la firma a Brasilia possa aver luogo, quindi è ormai certo che il Mercosur entrerà in vigore una volta che il governo italiano avrà dato il suo consenso». E confermata infine dalla stessa premier, che ha spiegato che «l’Italia non intende bloccare o opporsi ma approvare l’accordo solo quando include adeguate garanzie reciprocità per il nostro settore agricolo».
In verità né la responsabilità dell’intesa saltata all’ultimo momento è imputabile al solo governo italiano né è certo che a gennaio ci sarà la firma tra Ue e blocco sudamericano. Insieme a Coldiretti e ad altre sigle di agricoltori italiani, ieri a manifestare a Bruxelles, c’erano tanti agricoltori francesi, oltre che belgi, polacchi e irlandesi. E alle trattative che si sono chiuse con la decisione di rinviare di un mese il possibile accordo c’era anche la Francia, che ha espresso tutte le sue perplessità sul libero scambio. Il presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato che per quanto lo riguarda è «troppo presto per dire se Parigi potrà firmare a gennaio». E ha aggiunto: «Lo spero, perché significherebbe che avremo ottenuto dei progressi, alcuni dei quali sarebbero storici». Il premier spagnolo Pedro Sanchez non si è mostrato preoccupato: «Abbiamo aspettato venticinque anni per firmare l’accordo commerciale con il Mercosur, possiamo aspettare un mese in più». E se l’Eliseo alla fine dovesse decidere di non firmare? Ha spiegato il cancelliere tedesco Merz: «Abbiamo la maggioranza qualificata».
Al di là del muro alzato dagli agricoltori e il freno imposto da Italia e Francia, l’accordo è fortemente voluto dai vertici comunitari. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa tenuta poco dopo che è uscita la notizia del rinvio della firma col Mercosur: «Questo accordo è di fondamentale importanza per l’Europa, dal punto di vista economico, diplomatico e geopolitico. Apre nuove opportunità commerciali ed economiche per tutti i nostri Stati membri. Grazie a ulteriori controlli e garanzie, abbiamo integrato tutte le protezioni necessarie per i nostri agricoltori e consumatori. In un anno dominato dalle notizie di aumenti delle tariffe doganali e nuove restrizioni commerciali, l’impatto positivo di questo patto è importante, non solo per le nostre due regioni, ma per l’economia globale».
Effettivamente, checché ne dicano Palazzo Chigi e l’Eliseo, Consiglio e Parlamento europeo hanno già concordato una serie di norme di salvaguardia per proteggere il settore zootecnico e l’agricoltura degli Stati membri. Spiegano da Bruxelles e Strasburgo: «Il progetto di regolamento stabilisce le modalità con cui, nel contesto dell'accordo commerciale con il Mercosur, la Commissione europea potrebbe decidere di sospendere temporaneamente le preferenze tariffarie sulle importazioni di determinati prodotti agricoli considerati sensibili (come il pollame o le carni bovine) provenienti da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, qualora tali importazioni fossero ritenute dannose per i produttori dell’Ue».
Tra le misure più importanti concordate a livello comunitario per tutelare gli agricoltori rispetto alla concorrenza dei produttori sudamericani c’è il fatto che «un aumento del volume delle importazioni superiore all’8% rispetto alla media triennale costituirebbe una prova di grave pregiudizio e darebbe luogo a un’indagine sulla sospensione delle tariffe preferenziali». Inoltre, «anche una diminuzione dei prezzi superiore all’8% rispetto alla media triennale sarebbe considerata un grave pregiudizio e darebbe luogo all’avvio di un’indagine». Tra l’altro, è stato anche concordato che «la Commissione può estendere l’ambito del suo monitoraggio ai prodotti non sensibili, su richiesta dell’industria dell’Ue».
Si vedrà nelle prossime settimane quali altre richieste porteranno al tavolo il governo italiano e soprattutto la presidenza francese ma, come sottolineano tra gli altri gli economisti di “lavoce.info”, «l’accordo Ue-Mercosur produrrebbe benefici rilevanti all’industria europea e un accesso stabile alle materie prime essenziali per la transizione energetica e digitale, con pochi danni per l’agricoltura, mentre una eventuale rinuncia avrebbe gravi conseguenze». Una frase giustificata dal fatto che ratificare l’accordo consentirebbe all’Ue di sentire meno il peso aggiuntivo delle tariffe unilaterali imposte dagli Stati Uniti sull’export europeo (l’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sul 91 per cento dei prodotti, spiegano gli economisti, e comporterebbe un risparmio stimato in oltre 4 miliardi di euro annui di dazi doganali per le imprese europee), dal fatto che «l’interscambio complessivo tra i due blocchi supera i 100 miliardi di euro, con l’Unione che registra un lieve surplus commerciale», dal fatto che «il Mercosur fornisce prevalentemente beni primari e intermedi non disponibili in Europa» mentre «l’Unione europea esporta principalmente beni industriali e a maggiore valore aggiunto».
Un aspetto di cui si parla poco e che però è fondamentale riguarda poi l’accesso alle materie prime critiche e alle terre rare, per le quali l’Europa è fortemente dipendente dalla Cina e sulle quali si è giocata una serrata partita tra Washington e Pechino, alle spalle e a discapito dell’Ue. Argentina e Brasile dispongono infatti di risorse minerarie fondamentali per la transizione energetica e digitale europea, spiegano gli economisti di lavoce.info. «Il Brasile possiede circa un quarto delle riserve mondiali di terre rare, indispensabili per la produzione di qualsiasi dispositivo tecnologico. L’Argentina è il paese con le maggiori risorse di litio al mondo, un componente essenziale per le batterie dell’auto elettrica».
E se agricoltori e allevatori ancora protestano, gli economisti ricordano che il testo che dovrebbe essere ratificato «elimina i dazi all’export europeo che arrivano fino al 35 per cento sul vino, 10 per cento sull’olio di oliva, 28 per cento su latte e formaggi»: «I benefici riguardano gli oltre 3 miliardi di euro di export agroalimentare europeo» e inoltre non è vero che si darebbe il via a una totale liberalizzazione delle importazioni per le carni del Mercosur. Le carni bovine sarebbero soggette a un dazio del 7,5 per cento, mentre l’esenzione per il pollame verrà introdotta in modo graduale. «Sono inoltre fissate quote di importazione per le carni sudamericane: 99 mila tonnellate di carne bovina (1,5 per cento della produzione totale Ue), 25 mila tonnellate di carne suina (0,1 per cento della produzione totale Ue) e 180 mila tonnellate di pollame (1,3 per cento della produzione totale Ue)».
Tutti dati facilmente riscontrabili sui siti istituzionali comunitari, dai quali emergono anche altri dati che mostrano la portata di questo accordo. Per esempio, che «nel 2024 il valore degli scambi commerciali dell’Ue con il Mercosur superava i 111 miliardi di euro: 55,2 miliardi di euro di esportazioni e 56 miliardi di euro di importazioni» e che oltre che sui beni, l’intesa avrebbe un forte impatto anche sullo scambio di servizi tra i due blocchi, che andrebbe a tutto vantaggio dell’Europa: «Nel 2023 (l’anno più recente per il quale sono disponibili dati) gli scambi di servizi tra l’Ue e il Mercosur ammontavano a oltre 42 miliardi di euro. L’Ue ha esportato più di 29 miliardi di euro in servizi verso il Mercosur, mentre quest’ultimo ha esportato circa 13,4 miliardi di euro in servizi verso l’Ue». Insomma l’industria dei servizi avrebbe tutto da guadagnare dall’accordo col Mercosur, così come quella dipendente dalle materie prime critiche e dalle terre rare, che annovera il settore auto, quello della transizione digitale ed energetica, il settore dei satelliti, degli smartphone, delle attrezzature mediche e anche quello della difesa. Ma, almeno per ora, si è dato ascolto alla lobby degli agricoltori.