Cala il prezzo del gas, ma le bollette sono più care del 40% rispetto a prima della crisi energetica
Anche se il prezzo del gas sui mercati europei ha fatto registrare un calo costante, le bollette delle famiglie italiane resteranno salate anche questo inverno, con importi da pagare ben al di sopra dei livelli registrati nella stagione 2019-2020 e della media decennale del periodo precedente alla crisi energetica innescata con l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Il dato emerge dall’ultimo report realizzato e diffuso dal think tank per il clima Ecco. Le stime mostrano che i costi saranno ancora ben sopra i livelli pre-crisi, nonostante una riduzione rispetto all’inverno 2024-25, che è stato il più caro mai registrato.Gli autori del dossier sottolineano che il calo del costo della materia prima spiega solo in parte gli importi delle bollette di quest’inverno rispetto a quelle all’anno scorso: per la stagione invernale che sta per iniziare, l’analisi ipotizza un prezzo medio del gas attorno ai 30 €/MWh (circa 0,32 €/Smc), al quale si aggiungono uno spread pari a 0,12 €/Smc e costi fissi di commercializzazione stimati in 130 €/anno. In media, il prezzo della sola materia prima gas è previsto circa il 33% più basso rispetto all’inverno 2024/25.
Questo segno meno, però, mal si concilia con i costi elevati delle bollette che gli italiani vanno a pagare. Il motivo risiede nel costo finale, che non dipende solo dalla materia prima. Lo scorso inverno, spiegano infatti i ricercatori di Ecco, la spesa record non era dovuta esclusivamente a un prezzo del gas ancora alto (48–50 €/MWh), ma anche al ritorno ai livelli standard delle componenti della bolletta dopo la fine degli aiuti pubblici: durante la crisi energetica il Governo aveva speso oltre 60 miliardi di euro per calmierare i prezzi e azzerare molte componenti delle bollette domestiche, ma il supporto è terminato presto, già nell’inverno 2024/25, quando l’Iva è tornata dal 5% ai livelli standard (10–22%) ed è cessato l’azzeramento degli oneri di sistema. Da qui l’amara sorpresa: in questo inverno 2025/26, le famiglie italiane spenderanno in media circa il 40% in più rispetto al periodo pre-crisi 2019/20, pur pagando circa il 15% in meno rispetto allo scorso inverno.
Tra l’altro, quest’anno l’analisi stima e confronta anche i costi del gas con la bolletta elettrica, nell’ipotesi che riscaldamento e acqua calda sanitaria siano soddisfatti interamente con tecnologie basate sull’energia elettrica. I risultati mostrano che passare a soluzioni elettriche come le pompe di calore consente di ridurre i consumi energetici fino al 75–80%. Tuttavia, la riduzione della spesa in bolletta è più contenuta, tra il 38% e il 53%. Spiegano gli autori del report che se i due dati non collimano è perché a influire sul costo finale delle bollette c’è il peso di oneri e tasse sul vettore elettrico. Per fare qualche esempio, Milano, Roma e Palermo il consumatore di elettricità paga costi fiscali, parafiscali e ambientali pari rispettivamente a 185 €, 120 € e 85 €, con un peso del 29%, 27% e 25% sulla bolletta totale. Sul gas, per le stesse città, il peso è inferiore: 19%, 16% e 10%. Per unità di energia, il confronto è netto, aggiungono gli autori del report: sull’elettricità grava un carico fiscale/parafiscale/ambientale di 8,4 c€/kWh, contro 2,3 c€/kWh del gas. Inoltre, chi passa all’elettrico aumentando la potenza impegnata da 3 kWp a 4,5–6 kWp perde l’esenzione sull’accisa con un aggravio fiscale rilevante: un’altra barriera all’adozione delle pompe di calore.
Con un decreto ad hoc sulla questione caro energia, il governo ipotizza una cartolarizzazione degli oneri a carico della bolletta elettrica che genererebbe, secondo le stime, un risparmio di 30–40 € annui a famiglia. Anche se va nella giusta direzione, spiegano i ricercatori di Ecco, questa misura non è sufficiente a risolvere il disallineamento tra fiscalità e oneri a carico dei diversi vettori energetici. «Per superare l’impostazione attuale – scrivono – è necessaria una revisione strutturale dei criteri con cui oneri di sistema e componenti fiscali vengono distribuiti, con l’obiettivo di garantire una convenienza economica chiara nel passaggio dalle tecnologie a combustione (come le caldaie a gas) alle soluzioni elettriche (come le pompe di calore). In questo quadro, l’introduzione a partire dal 2028 dell’Ets rappresenta un’opportunità per un riordino della stratificazione fiscale e degli oneri nelle tariffe energetiche, riallineandoli agli obiettivi di politica energetica e alla convenienza finale dei consumatori».