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Trump torna a minacciare di annessione la Groenlandia, un territorio europeo

Non possiamo cedere a nessuna forma di ricatto: se condanniamo giustamente qualsiasi mira di controllo degli Stati baltici da parte della Federazione Russa, non di meno dobbiamo condannare le mire di ingerenza territoriale sulla Groenlandia
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«Se guardiamo le coste della Groenlandia, ci sono navi russe e cinesi ovunque. Ne abbiamo bisogno per la nostra sicurezza nazionale». Sono queste le mire verso la Groenlandia che il presidente degli Usa, Donald Trump, è tornato ieri a ribadire dopo la nomina di un inviato speciale statunitense – il governatore della Louisiana, Jeff Landry – dedicato al territorio autonomo danese, ormai sotto continua minaccia di annessione a stelle e strisce.

Si tratta di una richiesta surreale ma ripetuta con ostinazione, incurante dell'opposizione ribadita in tutte le sedi internazionali dall'Ue, che ha sottolineato l’assoluto disappunto a qualsiasi controllo statunitense sulla Groenlandia, che costituisce parte integrante del territorio del Regno di Danimarca, Stato membro dell’Unione europea.

L’insensata cantilena trumpiana, ripetuta fino alla nausea, “abbiamo bisogno della Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale”, non aggiunge nulla alla volontà di manifesta prepotenza del capo del Governo statunitense nel voler ingerire pesantemente nelle politiche di nazioni sovrane, a cominciare dall’area caraibica in cui assistiamo proprio in questi giorni ad azioni che definire di pirateria sembra quasi un diminutivo: navi da carico con petrolio venezuelano sequestrate e dirottate obtorto collo verso porti degli Stati uniti.

Nella visione trumpiana questa richiesta, che esula abbondantemente da ogni forma di diritto conosciuto e applicato tra le nazioni, poggia su considerazioni come quella per cui i groenlandesi “non sono protetti militarmente" da Copenaghen. Tralasciamo il fatto che non spetta agli Stati Uniti valutare il grado di protezione dei groenlandesi che, allo stato attuale, non risultano essere minacciati da nessuno; emerge in tutta chiarezza che questo tipo di valutazioni sono appannaggio della madre patria groenlandese e che, sottolineiamo, fa capo in primis a Copenaghen e poi, subito dopo, a Bruxelles.

Nessuno ha mai preteso di volere l’Alaska perché teme che gli Usa possano invadere il loro territorio o quelli vicini, così come l’Italia non accampa alcuna pretesa sui territori Nord africani che potrebbero rappresentare una minaccia per i traffici commerciali nello Stretto di Sicilia.

Non possiamo cedere a nessuna forma di ricatto: se condanniamo, e giustamente, qualsiasi mira di controllo o annessione degli Stati baltici da parte della Federazione Russa, non di meno dobbiamo condannare le mire di ingerenza territoriale sulla Groenlandia, manifestate senza alcun rispetto dei protocolli diplomatici da parte dell’inquilino pro-tempore della White House, ribadendo che la Groenlandia appartiene e resterà all’Europa, whatever it costs.

Redazione Greenreport

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