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Clima, sulle Alpi lo zero termico è ormai sopra i 4000 metri

«Anche gli apparati glaciali più estesi e complessi come quelli presenti nel massiccio del Bianco purtroppo risentono fortemente di tali condizioni termiche»
 |  Crisi climatica e adattamento

A causa dei cambiamenti climatici i ghiacciai italiani, non solo quelli ai poli, sono già oggi a rischio: il catasto aggiornato nel 2015 mostrava come la superficie dei ghiacciai italiani fosse passata da 527 km²  a 370 km², perdendo un’area confrontabile con quella del Lago di Como. Si tratta di circa il 30% in meno. Uno stillicidio che ormai è documentabile giorno dopo giorno, come mostra il rischio crollo del ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco, dove 250.000 m3 di ghiaccio rischiano adesso di crollare dalla montagna: la porzione inferiore del ghiacciaio a cavallo tra fine agosto e settembre ha registrato una velocità media di picco tra i 50 e 60 cm al giorno. Un trend che è direttamente correlabile con quello delle temperature.

«Oramai lo zero termico è sopra i 4000 metri e lo è anche nel mese in corso – spiega Massimiliano Fazzini, climatologo dell’Università di Camerino – In un hot spot come quello del bacino mediterraneo, caratterizzato da incremento recente delle temperature di alcuni decimi di grado superiore a quello globale, il sistema microclimatico glaciale e periglaciale risente in maniera amplificata di tale segnale termico. Le stazioni meteorologiche posizionate nell’ ultimo quindicennio alle quote sommitali del sistema alpino indicano aumenti tra 1 e 2 gradi in questo ristretto lasso di tempo e la quota dello zero termico medio annuo si è mediamente innalzata di circa 30 metri l'anno sino a posizionarsi intorno ai 3400 metri di quota,  con ovvie ripercussioni sulla evoluzione degli apparati glaciali, in particolare di quelli esposti a solatio o posizionati a quote inferiori ai 3000 metri che stanno rapidamente scomparendo, nonostante un certo generale incremento delle nevicate alle quote corrispondenti.  Anche gli apparati glaciali più estesi e complessi come quelli presenti nel massiccio del Bianco purtroppo risentono fortemente di tali condizioni termiche, con altezze dello zero termico che si pongono sovente sopra i 4000 metri anche nel mese in corso».

Su un ecosistema bello quanto fragile come quello alpino diventa così drammatica quotidianità un trend ormai consolidato in tutto il Paese: «Per l’Italia – ricordano dal Wwf – il 2018 è stato l’anno più caldo da 219 anni. L’aumento della temperatura rispetto al periodo 1880-1909 è circa +2,5°C, più del doppio del valore medio globale».

Redazione Greenreport

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