La siccità colpisce milioni di persone in Somalia. E le piogge arriveranno solo ad aprile
Secondo il “Somalia: 2025 Drought Emergency - Situation Report No. 2 (As of 21 December 2025)” pubblicato dall’ United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA), «La siccità continua a colpire milioni di persone in Somalia. Le autorità stimano che siano colpite oltre 4,6 milioni di persone, ovvero circa un quarto della popolazione totale del Paese».
L’Onu e le ONG umanitarie partner dicono che nella nostra ex colonia, «Almeno 120.000 persone sono state sfollate tra settembre e dicembre, a causa dell'aumento dei prezzi dell'acqua, della crescente scarsità di cibo, della morte del bestiame e del crollo dei mezzi di sussistenza. Anche l'istruzione è stata gravemente colpita, con oltre 75.000 studenti costretti ad abbandonare la scuola in tutto il Paese».
Per il rapporto OCHA, «La prossima stagione secca, tra gennaio e marzo, peggiorerà ulteriormente le condizioni di siccità. Si prevede una maggiore scarsità d'acqua e una maggiore mortalità del bestiame, con il potenziale aumento dell'insicurezza alimentare in molte parti del Paese. È inoltre probabile che la situazione spinga un maggior numero di persone ad abbandonare le proprie case verso aree urbane e centri di sfollamento, dove condizioni di vita adeguate e opportunità di sostentamento sono già estremamente limitate». Le autorità somale chiedono assistenza urgente per scongiurare un possibile collasso dei mezzi di sussistenza di pastori e agricoltori e prevenire perdite di vite umane evitabili. Avvertono che «I prossimi quattro mesi saranno critici, poiché la prossima stagione delle piogge non è prevista prima di aprile 2026».
L’Onu e i suoi partner umanitari sono mobilitati, supportando le valutazioni, mappando le scorte disponibili e coordinando le risposte di emergenza nei settori idrico, alimentare, nutrizionale, sanitario e degli alloggi. I partner stanno inoltre fornendo assistenza in denaro, foraggio per animali e riabilitando i pozzi, visitando al contempo i siti sul campo per valutare la gravità della situazione e riesaminare le risorse per un intervento tempestivo. Ma denunciano che «Questi sforzi sono gravemente limitati da significative carenze di finanziamenti».
Pesa moltissimo il disimpegno statunitense dopo la decisione di Donald Trump di sospendere l’attività di USAID, che a febbraio ha messo in congedo tutti i suoi dipendenti e ha poi abbandonato tutti i progetti umanitari in Africa. A fine novembre, Il coordinatore degli aiuti di emergenza dell’Onu, Tom Fletcher, ha stanziato 10 milioni di dollari dal Central Emergency Response Fund delle Nazioni Unite, ma è urgentemente necessario un sostegno notevolmente maggiore. Il Piano per i bisogni e la risposta umanitaria da 1,4 miliardi di dollari per quest'anno è finanziato solo al 26%, ha ricevuto solo 370 milioni di dollari.