Per il clima e contro le guerre, i Fridays for future tornano in piazza contro il Governo Meloni
Tra due settimane, a sei mesi dall’ultimo sciopero globale per il clima, i giovani attivisti di Fridays for future torneranno a manifestare nelle piazze d’Italia contro il Governo Meloni, per riportare al centro del dibattito un grande assente nel dibattito pubblico degli ultimi due anni: la crisi climatica.
Da quando il movimento è nato 7 anni fa molte cose sono cambiate, oggi viviamo in un mondo in cui la transizione ecologica è una realtà, e si sta muovendo anche rapidamente. Ma allo stesso tempo la crisi climatica è peggiorata in modo tragico, sono stati raggiunti alcuni punti di non ritorno e sulle prime pagine dei giornali non si parla mai di queste cose. «La politica insieme a molti altri attori parla di clima in modo marginale, sembra di essere tornati a prima del 2019», commenta Simona Di Viesti per i Fridays.
Gli attivisti non dimenticano il tragico contesto internazionale in cui ci troviamo, dalla Palestina fino ai crescenti conflitti in Europa che hanno portato ad un piano di riarmo europeo che dirotta i fondi destinati alla riconversione ecologica. Nella striscia di Gaza la situazione resta drammatica e profondamente ingiusta, la pace raggiunta non rispetta l’autodeterminazione del popolo palestinese e rischia di assomigliare ad un colonialismo non dichiarato. Ma non solo: l’impunità verso lo Stato di Israele mette in discussione il diritto internazionale e il ruolo stesso delle Nazioni Unite, attaccate senza pudore dagli alleati di Netanyahu.
Da Trump al governo italiano, il bilancio dei Fridays è negativo: «Questi governi non parlano di clima perché metterebbe in pericolo gli interessi fossili da cui sono sorretti. Nell’amministrazione Trump, secondo il Guardian, si contano oltre 40 funzionari legati strettamente alle industrie di gas e petrolio», racconta Guglielmo Rotunno dei Fridays. Ma anche in Italia la situazione è poco incoraggiante. Le richieste sono le stesse dal 2022, quelle contenute nell’Agenda climatica redatta dal movimento prima che la coalizione di Giorgia Meloni vincesse le elezioni, ma il problema oggi è che nessuno sembra ascoltarle. Serve dare uno scossone, cambiare gli equilibri. Per questo il 14 novembre si torna in piazza.