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Ciclone Ditwah: danni enormi e centinaia di morti nello Sri Lanka

Catastrofe climatica anche in Thailandia, Malaysia e Indonesia
 |  Crisi climatica e adattamento

Dal 28 novembre, dopo che il ciclone Ditwah ha toccato terra in Sri Lanka, prima di spostarsi nuovamente sul Golfo del Bengala, portando forti piogge e venti distruttivi in tutto il Paese insulare a sud dell’India, Le Nazioni Unite stanno monitorando attentamente la situazione e confermano che «La tempesta ha provocato inondazioni e frane su vasta scala e si ritiene che sia stata la peggiore alluvione della storia recente». 
L’Onu sta collaborando strettamente con le autorità dello Sri Lanka preposte alla gestione delle catastrofi, che fino a ieri avevano comunicato che 366 persone sono rimaste uccise, 367 risultano disperse e oltre 1,1 milioni sono state colpite in tutti i 25 distretti del Paese insulare.
Il governo dello Sri Lanka sta assumendo gradualmente la guida delle operazioni di ricerca e soccorso. Oltre 215.000 persone hanno trovato rifugio in oltre 1.500 centri di sicurezza governativi. Le prime valutazioni hanno rilevato che oltre 15.000 case sono state distrutte, con gravi danni alle infrastrutture vitali, comprese le reti ferroviarie ed elettrica.
Il coordinatore residente dell’Onu, Marc-André Franche, ha attivato l'Humanitarian Country Team che sta preparando un piano di risposta congiunto, con il supporto dell'United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) per l'Asia e il Pacifico.
Ma già il 30 novembre era lo stesso OCHA ad avvertire che «Gli impatti del ciclone Ditwah continuano ad aggravarsi, con dati emergenti che indicano che si tratta di uno dei peggiori disastri alluvionali in Sri Lanka degli ultimi due decenni.
L'impatto sulla popolazione sembra essere più grave a Gampaha, Colombo, Puttalam e Mannar, oltre a Trincomalee e Batticaloa. In diverse regioni collinari centrali Frane e inondazioni improvvise hanno causato ingenti perdite di vite umane, in particolare a Kandy, Badulla e Matale.
Le inondazioni lungo il fiume Kelani, il fiume principale che attraversa Colombo, e nelle zone basse circostanti continuano a ostacolare l'accesso degli aiuti, a interrompere il flusso di informazioni dalle comunità colpite e a complicare le operazioni di ricerca, soccorso e soccorso. Anche l'accesso all'acqua pulita continua a rappresentare una preoccupazione importante: in diverse aree la fornitura è scarsa o nulla.
L’OCHA evidenzia che «Il sistema sanitario dello Sri Lanka, già fragile, è sotto forte pressione. Diversi ospedali distrettuali sono ancora allagati e ricevono solo forniture limitate, mentre i pazienti in condizioni critiche vengono trasportati in elicottero verso strutture funzionanti. La risposta è ulteriormente ostacolata dalle ricorrenti frane e dal crollo di numerosi terrapieni o barriere, anche a Mavilaaru, che aumentano i rischi a Trincomalee e Batticaloa».
Inoltre, le autorità dello Sri Lanka hanno lanciato l'allarme per la crescente insicurezza alimentare, avvisando che «I terreni agricoli sommersi, i magazzini danneggiati e le rotte di approvvigionamento interrotte rischiano di causare carenze e aumenti dei prezzi nelle prossime settimane».
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che «Le inondazioni aumentano significativamente il rischio di malattie trasmesse da vettori, alimenti e acqua, esortiamo le comunità a prevenire le punture di zanzara, a garantire la sicurezza alimentare e a utilizzare acqua potabile ove possibile».
Il 30 novembre l’Onu in Sri Lanka ha attivato il loro sistema di coordinamento delle emergenze per potenziare una risposta unificata con agenzie governative e organizzazioni umanitarie. E’ stato istituito un coordinamento settoriale per la sicurezza alimentare, la salute, l'acqua e i servizi igienico-sanitari (WASH), l'istruzione, la protezione, gli alloggi e la ripresa rapida, mentre è in corso una valutazione multisettoriale delle esigenze con le autorità di gestione delle catastrofi per identificare le lacune più urgenti.
Franche evidenzia che «Le Nazioni Unite in Sri Lanka stanno mobilitando i loro team in tutto il sistema per supportare gli sforzi di soccorso e di recupero rapido a livello nazionale, in coordinamento con le autorità. Siamo solidali con tutte le comunità colpite»
Nonostante le difficoltà di accesso, l’Unicef ha distribuito acqua potabile a 25 centri di sicurezza a Badulla, sulle colline centrali, che erano rimasti isolati dal resto del paese a causa delle inondazioni e dei danni alle infrastrutture.
Per sostenere gli sforzi guidati dal governo cingalese, India e Pakistan hanno schierato team di emergenza che lavorano a fianco delle forze armate dello Sri Lanka nei distretti più colpiti.
Intanto, gravi inondazioni monsoniche hanno colpito Thailandia, Malaysia e Indonesia.
Secondo il Department of Disaster Prevention and Mitigation (DDPM) della Thailandia, «Al 25 novembre, le inondazioni in 11 province delle pianure centrali hanno colpito 487.640 persone. Mentre l'attività monsonica si è attenuata nel Nord e nelle pianure centrali, si è intensificata sul Golfo di Thailandia, sul Sud e sul Mare delle Andamane dal 17 novembre, portando piogge torrenziali diffuse nel sud della Thailandia. Il DDPM riferisce che nove province meridionali sono state colpite, con 13 vittime e oltre 2 milioni di persone colpite. A Songkhla, una delle province più colpite, sono in corso le operazioni di evacuazione a causa delle forti piogge e delle inondazioni che continuano». Il governo sta guidando le operazioni di soccorso nelle comunità colpite e la situazione meteorologica è in miglioramento.
La National Disaster Management Agency (NADMA) della Malaysia ha segnalato «Inondazioni in 8 Stati settentrionali (Kelantan, Perlis, Perak, Selangor, Kedah, Pulau Pinang, Terengganu e Pahang), che hanno costretto 24.907 persone (8.308 famiglie) a sfollare, attualmente rifugiate in 125 centri di evacuazione».
In totale, le alluvioni hanno colpito oltre 2 milioni di persone solo nella Thailandia meridionale e provocato quasi 25.000 sfollati in Malaysia.
Inondazioni e frane hanno causato almeno 440 morti e più di 400 dispersi in Indonesia, in particolare in alcune zone di Sumatra, dove migliaia di persone sono ancora isolate, senza accesso a cibo e acqua.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.