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Presentato a Bologna l'ultimo studio Symbola - Unioncamere

In Italia il valore della cultura per l’economia nazionale è cresciuto durante la crisi

Nelle filiere culturali e creative la ricchezza è cresciuta mentre nel resto del Paese calava
 |  Green economy

Quella sostanziosa parte dell’economia nazionale che tra la sua linfa vitale dalla cultura non è stata piegata dagli ultimi anni di crisi, ma ne sta uscendo anzi un poco più forte: se nel periodo 2011/2015 la crisi si è fatta sentire incidendo in negativo su valore aggiunto e occupati del Paese, rispettivamente con il -0,1% e il -1,5%, nelle filiere culturali e creative la ricchezza è invece cresciuta dello 0,6% e gli occupati dello 0,2%. È quanto emerge dall’ultima edizione dello studio “Io sono cultura 2016 - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere e presentato oggi al Teatro Comunale di Bologna.

Io sono cultura è l’unico studio in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale, scandagliando il sistema produttivo culturale e creativo fatto di musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, architettura, design e comunicazione, ma anche tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività che nello studio definiamo creative-driven (dal turismo alla comunicazione passando per la manifattura di qualità, dal mobile alla nautica).

«Il valore aggiunto culturale più alto – commenta il segretario generale di Fondazione Symbola, Fabio Renzi –  è nelle regioni dove si è puntato sulla valorizzazione di ambiente, territorio e offerta di eventi e spettacoli dal vivo di qualità (concerti, stagioni teatrali, festival musicali e culturali). Dove si è affermata una nuova manifattura che è stata capace di incorporare più innovazione tecnologica orientata alla sostenibilità e alla green economy e più innovazione culturale».

Così globalmente inteso, il sistema produttivo culturale e creativo fatto di imprese, PA e non profit genera 89,7 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale; il Sistema produttivo culturale e creativo (Spcc) ha infatti sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8. In altre parole per ogni euro prodotto dal Spcc, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,7 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160,1, per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano: più di un terzo della spesa turistica nazionale (il 37,5%) risulta attivata proprio dalla cultura e dalla creatività.

L. A. 

Redazione Greenreport

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