Skip to main content

Il futuro di Piombino tra chiacchiere e un "embrione di piano industriale"

Il lavoro ha futuro se è qualificato ed ad alta intensità di conoscenza, con tecnologie all'avanguardia e quindi anche sano, sicuro e pulito
 |  Green economy

In un paese normale, un'azienda che vuole rilevare una fabbrica, dopo un commissariamento governativo, dovrebbe presentare un piano industriale in cui spiega e dimostra quello che vuol fare.

Quali sono i costi medi di produzione per i prodotti previsti: barre, vergella, rotaie, coils o quant'altro?

Quali sono i prezzi medi sul mercato di questi singoli prodotti? Quali tendenze di costi e di prezzi sono prevedibili?

Quale sarebbe il margine operativo netto? Questo ripagherebbe in un tempo ragionevole il costo degli investimenti necessari?

Quale impatto ambientale e compatibilità con le scelte di indirizzo urbanistico?

Le risposte a questi interrogativi dovrebbero essere la parte fondamentale di un piano industriale, la base di ogni ipotesi e ragionamenti. Se il progetto sta il piedi, cioè ha una sua fondatezza e sostenibilità. Non è neppure sufficiente, occorre che questi numeri e strategie siano verificati e certificati come attendibili.

Altrimenti sono chiacchiere che servono ad alimentare altre chiacchiere, paure e ragionamenti fatti con la pancia: la contrapposizione tra il vecchio e il nuovo, tra l'ambiente e il lavoro, la paura del ritorno allo spolverino, la paura della disoccupazione di massa e la paura che si neghi una nuova economia. Insomma una spaccatura nella popolazione e nella classe dirigente della società.

Io a questo gioco al massacro di contrapposizioni astratte non ci sto, per me da sempre il lavoro ha futuro se è qualificato ed ad alta intensità di conoscenza, con tecnologie all'avanguardia e quindi anche sano, sicuro e pulito. Inoltre voglio vedere e sincerarmi che si stia parlando di una cosa seria e siccome un piano industriale serio non è mai stato presentano anche da Rebrab, chiedo che non si valuti come sempre, se questo è un importante imprenditore del settore ma se quello che afferma è serio e ci piace, basta con i salvatori della patria.

Non mi accontento di un "embrione di piano industriale", riportato in malo modo dalla stampa, chiedo un piano industriale che risponda alla domanda della sostenibilità economica e sociale, con i numeri della sostenibilità, corredato da studi e valutazioni di impatto ambientale e urbanistico.

Alla politica chiedo di esprimere le proprie strategie del territorio, compatibilità fra attività economiche e miglioramento della qualità della vita dei cittadini, non voglio che si continui con l'urbanistica contrattata e l'accondiscendenza verso il padrone di turno.

di Adriano Bruschi, presidente Legambiente Val di Cornia

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.