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Nuove tecnologie e soluzioni contro i rifiuti nell’Adriatico

Un nuovo progetto di Italia e Croazia per raccogliere 50 tonnellate di rifiuti marini e 250.000 frammenti di microplastiche
 |  Green economy

Il nuovo progetto europeo MARine Litter cross-border awarenESS and innovation actions (MARLESS), finanziato nell’ambito del programma europeo Interreg Italia-Croazia e che coinvolge 7 partner italiani (la capofila Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto - ARPAV e università di Bologna, Fondazione Cetacea, ARPA Veneto, Regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia) e 6 patner  croati (Ministero dell’ambiente e dell’energia, Agenzia di sviluppo dell’area Dubrovnik-Neretva, università di Dubrovnik, Istituto Ruder Boskovic, Regione dell’Istria, Agenzia per l’energia istriana),  punta a realizzare «tecnologie e approcci innovativi e sostenibili per il controllo degli scarti inquinanti nelle acque adriatiche, coinvolgendo anche rappresentanti del settore turistico e dell’acquacultura».

All’università di Bologna, che partecipa con il CIRI Frame come referente, insieme al Centro interdipartimentale di ricerca per le scienze ambientali e il Dipartimento di scienze mediche veterinarie, spiegano che «Tra gli obiettivi del progetto c’è la raccolta di 50 tonnellate di rifiuti marini, che sono costituiti soprattutto da plastica e in molti casi provengono dalla terraferma. E’ previsto inoltre un focus sulle microplastiche: ne saranno raccolti 250.000 frammentii».

ARPAV spiega che «Un focus specifico del progetto sarà dedicato alle microplastiche che, a livello mondiale, ammontano a circa 3 milioni di tonnellate/anno su un totale di 11 milioni di tonnellate/anno di plastiche disperse in mare. I partner di progetto individueranno azioni mirate alla prevenzione e al monitoraggio in mare, con particolare attenzione in corrispondenza delle foci fluviali. Tra queste l’attivazione di una rete di 12 punti di monitoraggio delle microplastiche in mare».

I rifiuti marini verranno raccolti attraverso l’utilizzo di seabin, droni, barriere fluviali ed azioni di “fishing for litter”. All’ARPAV spiwgano che «Il “seabin” è un cestino che raccoglie i rifiuti che galleggiano in acqua e verrà utilizzato per la raccolta dei rifiuti nei porti. Droni acquatici saranno utilizzati per raccogliere plastiche di diametro superiore a 0.5 mm. Una parte dei rifiuti plastici raccolti sarà poi trattata in un apposito impianto per la trasformazione in combustibile».

I ricercatori dell’università di Bologna saranno al lavoro in particolare sulla sperimentazione dei droni marini equipaggiati con un sistema di filtraggio delle acque, sulla riduzione dei rifiuti prodotti dall’acquacoltura e sulla possibile trasformazione in combustibile dei rifiuti plastici attraverso la pirolisi. ARPAV, in qualità di lead partner, si occuperà della gestione complessiva del progetto e del coordinamento delle attività, oltre a contribuire allo sviluppo di una strategia di monitoraggio condivisa fra le due sponde dell’Adriatico. Il progetto durerà 30 mesi e si concluderà nel 2022.

 

Redazione Greenreport

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