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Francia: protesta di sindacati e ambientalisti per salvare la cartiera sostenibile di Chapelle-Darblay

L’industria può fare rima con ecologia. Appello al governo francese perché salvi un pezzo di economia circolare
 |  Green economy

Stamattina le organizzazioni del collettivo Plus jamais ça (CGT, Attac, F.S.U, Solidaires, les Amis de la Terre, Oxfam France, Confédération Paysanne et Greenpeace France) e operai della cartiera di Chapelle-Dalbray hanno occupato la piazza del ministero dell'economia e delle finanze di Bercy a Parigi per chiedere al ministro Bruno Le Maire di «Garantire la completa salvaguardia della cartiera di Chapelle-Darblay», un’industria di Grand-Couronnes, a sud-ovest di Rouen, che è ferma dal 6 maggio 2020 e che dovrebbe essere chiusa definitivamente il 15 giugno.

120 attivisti, sindacalisti e rappresentanti dei lavoratori hanno dispiegato due striscioni lunghi 15 metri per sollecitare l’intervento di Le Maire con il messaggio «Pour qu’industrie rime avec écologie, Sauvons Chapelle-Darblay».

Una ventina di manichini, che rappresentavano i dipendenti della cartiera, sono stati gettati in acqua nella Senna. Mentre la polizia ha cominciato a intervenire, i rappresentanti delle organizzazioni si sono incatenati al molo. E’ così che, proprio sotto le finestre di sotto le finestre di Le Maire, Jean-François Julliard, Philippe Martinez, Aurélie Found, Nicolas Girod, Khaled Gaiji e Simon Duteil hanno mostrato la determinazione del collettivo,.

Secondo la Confédération générale du travail (CGT), Greenpeace France e Attac, «E’ tempo che lo Stato svolga il suo ruolo protettivo e non lasci più che interessi privati ​​dettino la sua politica economica, la pianificazione regionale e lo sviluppo dell'economia circolare. Chapelle-Darblay è un simbolo della nostra sovranità industriale, particolarmente necessaria in questi tempi di crisi sanitaria senza precedenti. Siamo lì, con i dipendenti, per avere la garanzia che Chapelle-Darblay verrà salvata».

Già a ottobre il collettivo aveva incontrato i lavoratori e aveva ribadito che bisogna assolutamente «Coniugare l'industria con il progresso sociale e ambientale.» Una richiesta centrale e altamente simbolica per il collettivo, che ora ha fatto un ulteriore passo avanti nella sua lotta al fianco dei dipendenti di Chapelle-Darblay per salvare la cartiera.

Attac Franced spiega che «Unica nel suo genere, la cartiera è l'unica fabbrica in Francia in grado di produrre carta da giornale riciclata al 100%. Chapelle-Darblay è un modello di industria ecologica con la sua caldaia a biomassa, il suo impianto di trattamento delle acque reflue e la possibilità di trasportare carta riciclata lungo la Senna. L'impianto fornisce anche 750 posti di lavoro diretti o indiretti nel bacino di Rouen. Di fronte a questa situazione e nonostante dichiarazioni apparentemente volonterose, il governo resta attendista e accoglie offerte pubbliche di acquisto che non sono all'altezza della posta in gioco. La prospettiva di ricollocare macchine per aumentare i profitti anche se l'attività della cartiera è stata redditizia (16 milioni di euro di utili nel 2019) è impensabile».

Ogni anno la fabbrica ricicla 350.000 tonnellate di carta , fornite principalmente dalle collettività territoriali, equivalenti alla raccolta differenziata di 24 milioni di francesi, e dalle sue gigantesche macchine, che producono tra l'altro per il mondo dell'editoria, sono uscite quasi 250.000 tonnellate di carta riciclata . Inoltre il depuratore dell’impianto è in grado di soddisfare le esigenze di 400.000 persone e la caldaia può riscaldare 20.000 abitazioni.

Greenpeace France sottolinea: «Se siamo al fianco di CGT, Attac, FSU, Solidaires, Amis de la Terre, Oxfam France e Confédération Paysanne (rien que ça !), è perché siamo solidali con i dipendenti, quindi con questo sito industriale, che è un modello dell'economia circolare e fiore all'occhiello dell'economia di domani! Il 15 giugno, il sito di Chapelle-Darblay, l'unica cartiera in Francia a produrre carta da giornale riciclata al 100% , verrà smantellato se entro tale data non apparirà alcun acquirente. In totale, 228 dipendenti si ritrovano disoccupati e 567 posti di lavoro indiretti scompariranno. Il gruppo finlandese UPM, proprietario dello stabilimento situato a Seine-Maritime, vicino a Rouen, ha deciso di esportare la sua attività in un paese dove il costo del lavoro è molto più basso, e produrrà carta dal legno e non dalla carta riciclata».

Per Greenpeace France «Chapelle-Darblay è il simbolo che è possibile conciliare industria e salvaguardia dell'ambiente. La chiusura di questa fabbrica ci priverebbe di un posto di rilievo in questo settore, della nostra autonomia industriale, e condannerebbe l'industria del riciclaggio.

Per tutti questi motivi noi, il collettivo di associazioni Plus Jamais ça, chiediamo al governo di intervenire a sostegno delle autorità locali che si dicono pronte a rilevare il sito».

Sindacalisti e ambientalisti sono convinti che lo Stato e le comunità locali hanno la possibilità di «Evitare lo smantellamento di Chapelle-Darblay garantendo che tutte le attività di questa fabbrica siano mantenute sul sito» e già tre settimane fa le organizzazioni avevano lanciato una petizione per sollecitare Bruno Le Maire a intervenire in questo senso.

Redazione Greenreport

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