
Dopo Brexit, UE e UK tornano più vicine: ecco cosa prevedono i nuovi accordi, dall’energia all’agroalimentare

A cinque anni dalla Brexit, l’Unione europea e il Regno Unito provano oggi ad aprire un nuovo capitolo sul fronte delle relazioni internazionali, tornando a stringere i rapporti tra i due lati della Manica: è stata infatti siglata un’intesa – “Common Understanding” – che delinea un’agenda rinnovata di cooperazione su settori chiave come energia, ambiente, sicurezza sanitaria, commercio agroalimentare e mercati delle emissioni climalteranti (Ets).
Energia: verso l’integrazione nel mercato elettrico europeo
Una delle novità più significative riguarda il rafforzamento della cooperazione energetica. UE e Regno Unito hanno concordato di estendere il titolo energia del Trade and Cooperation Agreement (TCA) fino al 31 marzo 2027, con proroghe annuali successive. Si tratta di un passaggio importante per garantire stabilità e continuità nelle interconnessioni energetiche, in particolare nel contesto della cooperazione sul Mar del Nord.
In parallelo, le parti esploreranno l’ipotesi di una vera e propria integrazione del Regno Unito nel mercato interno dell’elettricità dell’UE. In tal caso, il Regno Unito sarebbe tenuto a un allineamento dinamico alle norme UE in materia di mercato elettrico, aiuti di Stato, promozione delle rinnovabili e protezione ambientale, nel rispetto dei propri processi costituzionali e parlamentari.
Un nuovo accordo sulle emissioni per collegare l'ETS britannico e quello europeo
Altro punto chiave è l’impegno a collegare il sistema britannico di scambio delle quote di emissione (UK ETS) con l’EU ETS, così da consentire il mutuo riconoscimento delle quote di CO₂. L’accordo mira a garantire condizioni di concorrenza leale e a prevenire il fenomeno del carbon leakage, estendendo la copertura settoriale anche a trasporti marittimi e aviazione.
Il Regno Unito dovrà mantenere obiettivi climatici almeno pari a quelli dell’UE, in linea con gli obblighi previsti dal Climate Change Act britannico e dalle Contribuzioni Nazionali Determinate. Come per gli altri dossier, sarà previsto un meccanismo arbitrale per la risoluzione delle controversie, con la Corte di giustizia dell’UE come autorità finale per le questioni di diritto europeo.
«Oggi abbiamo deciso di approfondire la partecipazione del Regno Unito al mercato elettrico dell'Ue – commenta nel merito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – È un vantaggio per la stabilità dei flussi energetici. È un vantaggio per la nostra sicurezza energetica comune. Perché sappiamo che un mercato più ampio contribuirà anche ad abbassare i prezzi dell'energia e ad attrarre maggiori investimenti privati grazie alla stabilità e alla prevedibilità normativa. Dobbiamo sfruttare l'ampio potenziale offerto dal Mare del Nord, in particolare per l'energia rinnovabile, economica e prodotta localmente. Inoltre, ci impegniamo entrambi a dare il buon esempio sulla strada verso l'azzeramento delle emissioni nette. Ed è per questo che abbiamo concordato di lavorare per collegare il nostro sistema di scambio di quote di emissione. Un sistema integrato più ampio rappresenta un grande passo avanti nella decarbonizzazione e crea condizioni di parità».
Secondo quanto riporta il Governo britannico, una più stretta cooperazione sulle emissioni attraverso il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione migliorerà la sicurezza energetica del Regno Unito ed «eviterà che le aziende siano colpite dalla tassa sul carbonio dell'Ue che entrerà in vigore l'anno prossimo, che avrebbe inviato 800 milioni di sterline direttamente al bilancio dell'Ue».
Agroalimentare: meno controlli, più sicurezza?
Il Regno Unito e la Commissione europea hanno anche deciso di lavorare a un accordo Sanitario e Fitosanitario (SPS) dedicato alla sola Gran Bretagna. Una volta in vigore, questo ridurrebbe drasticamente la necessità di certificazioni e controlli sulle esportazioni e importazioni di prodotti agroalimentari, animali e vegetali tra UE e Regno Unito.
L’accordo SPS dovrebbe prevedere un allineamento dinamico del Regno Unito alle norme Ue su sicurezza alimentare, fitosanità, pesticidi, regolamentazione degli animali vivi, prodotti biologici e standard di marketing. Le disposizioni si integrerebbero con il Windsor Framework, migliorando anche la circolazione delle merci tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord. In altre parole alcuni controlli di routine sui prodotti animali e vegetali saranno completamente eliminati, consentendo alle merci di tornare a circolare liberamente, anche tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord. In definitiva, questo potrebbe abbassare i prezzi dei prodotti alimentari e aumentare la scelta sugli scaffali dei supermercati, il che si traduce in più denaro nelle tasche dei cittadini.
È utile ricordare che l’'Ue è il principale partner commerciale del Regno Unito. Dopo il calo del 21% delle esportazioni e del 7% delle importazioni registrato dopo la Brexit, il Regno Unito potrà nuovamente vendere all'Ue diversi prodotti, come hamburger e salsicce, sostenendo così queste importanti industrie britanniche, anche se non propriamente sostenibili.
Uniti contro le crisi: salute, disastri e biodiversità
La rinnovata cooperazione tra UE e UK include anche lo scambio di informazioni sulle emergenze sanitarie, la preparazione a pandemie e crisi biologiche o chimiche. I due partner si impegnano inoltre ad avviare un dialogo regolare su cooperazione allo sviluppo e risposta ai disastri internazionali.
Pesca: accesso reciproco fino al 2038
In materia di pesca, è stato raggiunto un accordo politico che garantisce l’accesso reciproco alle acque territoriali fino al 30 giugno 2038. L’intesa sarà formalizzata entro un mese e offrirà stabilità al settore ittico su entrambe le sponde della Manica.
Un nuovo equilibrio tra autonomia e integrazione
Pur nel rispetto dell’autonomia decisionale di entrambe le parti, i nuovi accordi rafforzano le strutture di governance e prevedono la partecipazione anticipata del Regno Unito ai processi decisionali dell’UE in materia di energia, agricoltura e ambiente. In cambio, Londra contribuirà finanziariamente ai costi di gestione delle agenzie e infrastrutture comunitarie coinvolte.
Dopo anni di frizioni post-Brexit, questo pacchetto di intese rappresenta un passo verso una cooperazione più stretta, ancorata al rispetto delle regole comuni e orientata alla transizione verde, alla sicurezza e alla prosperità condivisa. Con quali effetti, è ancora presto per dirlo, ma da Oltremanica sembrano avere già ben chiaro che gli interessi nazionali potranno essere meglio salvaguardati rispetto alla fase della Brexit vera e propria. «È tempo di guardare avanti, di andare oltre i vecchi dibattiti e le lotte politiche per trovare soluzioni pratiche e di buon senso che siano il meglio per il popolo britannico – conclude nel merito il primo ministro Keir Starmer – Siamo pronti a collaborare coi partner se ciò significa poter migliorare la vita delle persone qui a casa nostra. Ecco di cosa si tratta in questo accordo: aprirsi di nuovo al mondo, nella grande tradizione di questa nazione. Costruire le relazioni che scegliamo, con i partner che scegliamo, e concludere accordi nell'interesse nazionale. Perché questo è ciò che fanno le nazioni indipendenti e sovrane»
