Rifiuti speciali e pericolosi, questi sconosciuti
L’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr) della Toscana pubblica un rapporto annuale sui rifiuti speciali e sui rifiuti speciali pericolosi. Il più recente è aggiornato al 2021.
Vale la pena partire dalla definizione (e quindi dalla provenienza) dei rifiuti speciali: sono rifiuti speciali quelli provenienti da attività industriali, agricole, artigianali, commerciali e di servizi. Ovvero, i termini “speciali” e “industriali” non sono sinonimi. I rifiuti industriali sono solo una parte dei rifiuti speciali.
In secondo luogo vale la pena osservare che la contabilità dei rifiuti speciali è limitata alle aziende sopra i 10 addetti (e non c’è alcun rapporto diretto fra addetti e produzione di rifiuti). Questo dato, in termini di conoscenza e consapevolezza del problema (e dei suoi impatti) non è per niente trascurabile. Infatti, limitatamente alla Toscana, le imprese totali sono 319.000, quelle sotto i 10 addetti sono l’80%, ovvero 255.200. Ergo, della produzione di rifiuti speciali da parte di 255.000 imprese, non ne sappiamo nulla. Possiamo immaginarcelo ma non abbiamo né contabilità, né monitoraggio.
In terzo luogo occorre sottolineare che anche la produzione di rifiuti speciali pericolosi è contabilizzata solo relativamente alle imprese sopra i dieci addetti, mentre dell’80% delle imprese nulla sappiamo. E per soprammercato non sappiamo nulla, cioè non sono contabilizzati, neanche i rifiuti urbani pericolosi. Eppure, questi ultimi, in ragione dei loro impatti ambientali e sulla salute ben maggiori degli imballaggi su cui si fa la raccolta differenziata, dovrebbero essere oggetto/obiettivo primario delle raccolte differenziate.