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L’intervento di Enrico Giovannini e Luca Miggiano

Ecosistema Futuro, dall’ASviS nasce un nuovo luogo per plasmare l’Italia e l’Europa di domani

«Si tratta di integrare la capacità di costruire scenari nelle politiche pubbliche, così come avviene da anni con successo altrove»
 |  Green economy

I dazi di Donald Trump cui l’Europa si è arrendevolmente piegata stanno già sortendo i primi effetti, non solo sul fronte economico quanto soprattutto quello geopolitico: la dimostrazione plastica sta arrivando da Tianjin, città cinese dove si è concluso ieri il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. La Cina si sta proponendo con efficacia come polo aggregatore dei Paesi altri rispetto all’Occidente e sempre più schiacciati dalla politica commerciale statunitense: si pensi al Brasile con dazi al 50%, all’India (50%), alla Cina stessa (40% circa) o al Sudafrica (30%), a fronte dei pur oltraggiosi dazi al 15% “accordati” all’Ue. L’Europa avrebbe potuto allearsi col sud del mondo, ma ha preferito rabbonire il sempre più inaffidabile alleato storico.

Per uscire da una spirale che minaccia progressiva irrilevanza per il Vecchio continente, oggi l’Italia e l’Europa devono guardare in faccia i propri problemi: l’invecchiamento della popolazio­ne, l’impatto del cambia­mento climatico, la crescente polarizzazione sociale che spesso si traduce in man­canza di fiducia nelle istituzioni, l’emergere di un mondo multipolare a leadership diffusa, con la conseguente necessità di investire a tutto campo e con rapidi­tà in transizione ecologica e digitale.

Per farlo, a inizio estate è nato Ecosistema Futuro (www.ecosistemafuturo.it), una partnership promossa dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che nei prossimi anni vuole mettere il futuro – o meglio, i futuri – al centro del dibattito in Italia, producendo analisi e ricerche, promuovendo dialoghi ed esperienze di partecipazione, specialmente dei giova­ni, educando le persone, a partire dalla scuola, a comprendere i megatrend e costruire il futuro che ritengono desi­derabile.

Si tratta di una partnership aperta che coinvolge centri di ricerca, media, so­cietà civile e imprese, e che dialoga con chi nel Paese ha responsabilità politiche e amministrative. Come spiegano Enrico Giovannini (direttore scien­tifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile – AsviS) e Luca Miggiano (responsabile Ecosistema Futuro) sulle colonne dell’Harvard business review, sappiamo che «ci sono delle incredibili opportunità da­vanti a noi. L’opportunità, per la prima volta nella storia umana, di costrui­re una società in cui ci sia benessere diffuso per tutti e per tutte all’interno dei limiti del pianeta, anche grazie a nuove fonti di energia, l’opportunità di sconfiggere la povertà nel mondo e di raggiungere la parità di genere, di tra­sformare i sistemi educativi e sanitari, di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare la qualità della vita. La trasformazione è tale che sfide e op­portunità non possono essere viste in isolamento, come spesso succede nel nostro Paese, ma richiedono una vi­sione di sistema, che immagini scenari alternativi, complessivi e interconnessi di una società che cambia».

Le trasformazioni sopra indicate non possono essere governate con un’ot­tica di breve periodo, secondo quello shortermismo che spesso affligge la politica. Serve dunque un luogo per ragionare in un’ottica di lungo periodo. Ed Ecosistema Futuro si candida ad esserlo.

«Si tratta di integrare la capacità di costruire scenari nelle politiche pub­bliche, così come avviene da anni con successo altrove; di stimolare l’innovazione, tecnologica, sociale, culturale, nei modelli di business e nelle politiche economiche. In altri termini – concludono Giovannini e Miggiano – Ecosistema Futuro intende contribuire a dotare il Paese di una cultura e di una governan­ce basata sul “pensiero anticipante”, condizione essenziale per definire una direzione strategica, verso la quale con­vogliare investimenti, risorse, aspirazio­ni ed entusiasmo. Il futuro è oggi e non è un orizzonte lontano».

Redazione Greenreport

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