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Le nazioni del sud-est asiatico verso l’adozione della prima Dichiarazione sui diritti ambientali

La “Dichiarazione sul diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile” sarà firmata a ottobre, nel vertice Asean di Kuala Lumpur
 |  Green economy

L’Asean (l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico) si prepara finalmente ad adottare, in occasione del 47ᵒ vertice Asean che si terrà a Kuala Lumpur nell’ottobre 2025, la Dichiarazione sul diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile (Ader).[1] L’auspicio è che, dopo una lunga fase di lavori preparatori, questa prima iniziativa ufficiale regionale riesca a integrare il diritto dell’ambiente nel sistema Asean dei diritti umani.

Il testo dell’Ader è frutto di oltre due anni di dialogo e negoziazione tra l’Asean intergovernmental commission on human rights (Aichr), responsabile della promozione dei diritti umani nella regione e la struttura tecnica ambientale Asoen (Asean senior officials on environment), ed è stato consolidato a maggio 2025 dopo sessioni di dibattito intensivo.

È importante sottolineare che la dichiarazione riconosce sia diritti sostanziali che processuali, precisamente:

Diritti sostanziali fondamentali a: aria pulita, acqua potabile e gestione sanitaria, cibo sano e sostenibile, ecosistemi stabili, clima sicuro, ambienti non tossici.

Diritti procedurali, simili a quelli riconosciuti nell’Aarhus convention, come ad esempio: (i) partecipazione pubblica, (ii) accesso all’informazione, (iii) accesso alla giustizia.

L’iniziativa include anche priorità regionali su quattro fronti importanti, ossia: (i) resilienza climatica, (ii) biodiversità, (iii) tutela dei popoli indigeni e (iv) difensori ambientali.

Il ruolo della società civile: più ambizione e tutela

Il Forum regionale della società civile sui diritti ambientali svoltosi a Kuala Lumpur, svoltosi lo scorso aprile, ha ontribuito a far emergere tre punti chiave:

Riconoscimento dei diritti territoriali dei popoli indigeni, partecipazione nelle decisioni inerenti all’ambiente;

Tutela legale per i difensori ambientali, anche se il draft non include ancora la terminologia “Environmental human rights defenders” secondo i comuni standard internazionali;

Creazione di una governance ambientale intergenerazionale, con ruolo attivo dei giovani.

Obiettivi da raggiungere

Nonostante i progressi, permangono preoccupazioni significative tra cui:

Rappresentanza dei popoli indigeni: è emerso un forte richiamo a includere loro organizzazioni rappresentative nel processo di stesura, affinché i loro diritti siano esplicitamente riconosciuti – terra, consenso informato, protezione culturale.[2]

Durata delle consultazioni: il periodo concesso per fornire commenti al draft di marzo-aprile 2024 è stato giudicato troppo breve e poco accessibile, ostacolando la partecipazione effettiva delle comunità più vulnerabili.[3]

Impegno nell’attuazione e vincolatività: il documento sarà considerato come una dichiarazione politicamente vincolante, ma non uno strumento giuridico obbligatorio. Dunque, è un semplice strumento di cosiddetto soft law in grado di creare consenso politico tra le parti.

Importanza strategica

La dichiarazione fonde e integra diritti umani e ambiente, dando seguito all’Assemblea generale Onu (risoluzione 76/300 del 28 luglio 2022[4]) che ha sancito il diritto universale a un ambiente sano. Per la macro regione del sud-est asiatico, questa dichiarazione diventerà un riferimento fondamentale volto a: (i) Proteggere popolazioni e territori vulnerabili; (ii) Incentivare leggi ambientali nazionali coerenti; (iii) Sostenere la giustizia ambientale e la collaborazione intersezionale.

Con l’adozione della dichiarazione a ottobre 2025, l’Asean esprimerà la sua volontà politica per compiere un passo storico, cioè quello del riconoscimento sistemico dei diritti ambientali. Tuttavia, l’autenticità e la forza di questo impegno saranno determinati dalla inclusione reale dei soggetti vulnerabili, da meccanismi concreti di attuazione, e dalla emanazione di possibili ulteriori strumenti legalmente vincolanti in futuro.

[1] https://www.environmental-rights.net/peoples-declaration-on-environmental-rights

[2] https://www.hurights.or.jp/archives/focus/section3/2025/07/drafting-the-asean-declaration-on-the-right-to-environment.html?.com

[3] https://www.sei.org/perspectives/asean-declaration-environmental-rights/?.com

[4] UNGA Res. 76/300, ‘The Human Right to a Clean, Healthy and Sustainable Environment’ (28 July 2022) UN Doc. A/RES/76/300.

Giuseppe Poderati

Giuseppe Poderati è professore di Lingua e Cultura Italiana presso la Hubei University of Economics in Cina con focus su eco-linguismo. Laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università LUMSA, ha arricchito il suo percorso formativo partecipando a un programma di scambio internazionale presso la SUNY - State University of New York e il Center for Italian Studies. Giuseppe ha proseguito gli studi con corsi post-laurea in Business Internazionale, Politiche Pubbliche nell’Euro-Mediterraneo, ASEAN e Diritto Internazionale e Comparato, frequentando prestigiose istituzioni come il Graduate Institute di Ginevra e la National University of Singapore. Durante la sua carriera accademica, è stato visiting scholar presso il Max Planck Institute e l’Università di Palermo. Autore di numerosi articoli scientifici, Giuseppe ha completato un dottorato di ricerca in Diritto Ambientale presso la Wuhan University, consolidando il suo profilo di studioso internazionale e collaborando con altre università e organizzazioni.