Onu, Unione africana e Ue punta a costruire la pace attraverso la sostenibilità
Riunitisi domenica presso la sede delle Nazioni Unite a New York, i leader dell’Onu, dell’Unione africana e dell’Unione europea – a valle del loro sesto incontro trilaterale – hanno siglato una posizione congiunta ribadendo il loro sostegno al multilateralismo come «il modo più efficace per affrontare le sfide odierne». Soprattutto oggi, dove il disprezzo per il diritto umanitario internazionale e i diritti umani crescono in tutto il mondo.
Le tre organizzazioni internazionali si sono concentrate sulle crisi africane, in particolare sulla devastante guerra in Sudan, giunta al terzo anno, chiedendo un sostegno collettivo più intenso per garantire «una cessazione immediata delle ostilità e una soluzione sostenibile» attraverso un dialogo politico inclusivo.
Hanno inoltre promesso un coordinamento più forte nel Sahel, dove la violenza dei gruppi armati continua a destabilizzare le comunità, e hanno ribadito il sostegno agli sforzi di riconciliazione e sviluppo.
Per quanto riguarda la Libia, hanno appoggiato la tabella di marcia delle Nazioni Unite per rilanciare il processo politico in stallo, sollecitando al contempo sforzi continui per affrontare le sfide migratorie in linea con gli standard umanitari.
Hanno inoltre espresso sostegno alle iniziative di pace in corso nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) orientale, appoggiando sia il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana sia la recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Per quanto riguarda la Somalia, infine, le tre organizzazioni hanno ribadito il loro sostegno alla Missione di sostegno e stabilizzazione dell'Unione Africana, sottolineando la necessità di finanziamenti sostenibili per garantire operazioni efficaci.
Soprattutto, hanno evidenziato l'Agenda 2063 dell'Africa e l'Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile come quadro guida e preparativi in vista del vertice Ua-Ue in Angola a novembre. I leader hanno sottolineato il finanziamento come priorità fondamentale, chiedendo la piena attuazione dell'Impegno di Siviglia per sbloccare gli investimenti, affrontare il problema del debito e riformare le banche multilaterali di sviluppo. Hanno inoltre avvertito che i disagi causati dal clima stanno colpendo più duramente le comunità vulnerabili, sollecitando impegni ambiziosi alla Cop30 in Brasile a novembre.
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha descritto l'ascesa dell'Africa come «innegabile, inevitabile e inarrestabile», spiegando che «la nostra sfida – e responsabilità – è trasformare questa straordinaria promessa in un motore di prosperità inclusiva e sostenibile, in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Agenda 2063 e il Patto per il futuro. Innanzitutto, dobbiamo liberare tutto il potenziale di crescita dell'Africa attraverso l'Area di libero scambio continentale africana. Ma ciò richiede infrastrutture migliorate: strade, porti, reti energetiche, standard armonizzati e normative prevedibili. In secondo luogo, dobbiamo dare impulso a una rivoluzione industriale verde. Il sole e il vento dell'Africa possono contribuire ad alimentarlo. Eppure riceve solo il 2% degli investimenti globali in energie rinnovabili: un'ingiustizia lampante. Abbiamo bisogno di un'ondata di progetti solari ed eolici, di reti e sistemi di stoccaggio più ampi e di un accesso universale all'energia per i 600 milioni di africani ancora senza elettricità. I paesi sviluppati devono onorare i propri impegni, tra cui raddoppiare i finanziamenti per l'adattamento. I minerali essenziali dell'Africa sono essenziali per l'economia basata sull'energia pulita.
Ma questa non deve essere un'altra storia di estrazione senza inclusione. Il mio gruppo di esperti sui minerali critici per la transizione energetica ha proposto principi guida per garantire equità, trasparenza e sostenibilità lungo tutta la catena del valore, ponendo al centro i diritti umani. In terzo luogo, dobbiamo trasformare i sistemi alimentari. L'Africa detiene più della metà dei terreni arabili incolti del mondo, ma ogni anno importa più di 100 miliardi di dollari Usa in prodotti alimentari. Dobbiamo porre fine a questo paradosso – ha concluso Guterres – potenziando l'agricoltura climaticamente intelligente, investendo nell'irrigazione e nello stoccaggio, riducendo le perdite post-raccolto e dando potere ai piccoli agricoltori, in particolare alle donne».