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L’economia circolare può ridurre fino a 231 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno nell’industria pesante

È quanto emerge dall’ultima relazione del Centro di ricerca europeo Joint research centre. I settori dell’acciaio e della plastica sono in testa per quanto riguarda il potenziale di riduzione delle emissioni nell'Ue, seguiti da quelli dell’alluminio, del cemento e del calcestruzzo. Le misure di circolarità in questi comparti ridurrebbero anche la domanda di energia da combustibili fossili a livello comunitario di quasi il 4,7 % rispetto al 2023
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Le misure di economia circolare potrebbero contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nelle industrie ad alta intensità energetica, quali quelle dell'acciaio, dell'alluminio, del cemento e del calcestruzzo e della plastica, settori che attualmente rappresentano quasi il 15% delle emissioni totali dell'Unione europea. Inoltre, l'integrazione di misure di circolarità in questi settori migliorerebbe la sicurezza energetica ed economica dell'Ue riducendo la dipendenza dalle importazioni.

A evidenziare tutto ciò è una nuova relazione del Joint research centre (Jrc) dal titolo “Capturing the Potential of the Circular Economy Transition in Energy-Intensive Industries” (“Cogliere il potenziale della transizione verso l'economia circolare nei settori ad alta intensità energetica”).  Nel documento si sottolinea in particolare come una migliore gestione dei materiali, comprese misure di riduzione, riutilizzo e recupero, potrebbe aiutare l'industria dell'Ue a ridurre tra 189 e 231 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all'anno. Le misure di circolarità, sottolinea il Centro comune di ricerca dell’Ue, potrebbero essere particolarmente efficaci nel ridurre le emissioni nel settore siderurgico (da 64 a 81 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all'anno) e nel settore della plastica (da 75 a 84 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all'anno).

Le misure di circolarità nei settori citati, si legge nel report, ridurrebbero anche la domanda di energia da combustibili fossili a livello dell'Ue di quasi il 4,7 % rispetto al 2023. Il consumo di elettricità a livello dell'Ue diminuirebbe in misura analoga. Nel complesso, ciò potrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati e dai materiali critici necessari per la produzione di elettricità, rafforzando al contempo la resilienza dell'UE di fronte alla volatilità energetica globale.

Oltre ai benefici ambientali, le strategie di economia circolare migliorerebbero la bilancia commerciale dell'Ue di circa il 4%, pari a 35 miliardi di euro. Questo guadagno deriva dalla riduzione delle importazioni di materie prime come il minerale di ferro (in calo del 22%) e la bauxite (in calo dell'11%), nonché dei combustibili fossili, con la plastica che contribuisce in misura maggiore al surplus.

La relazione include raccomandazioni per aiutare i responsabili politici e l'industria a prendere decisioni informate sulle misure di economia circolare che possono sostenere la transizione dell'Ue verso un'economia più sostenibile e competitiva.

Le raccomandazioni politiche includono la promozione di tecnologie per migliorare la qualità dei materiali riciclati, la riduzione dell'uso delle risorse attraverso una progettazione più efficiente e l'orientamento della domanda di mercato tramite strumenti di appalti pubblici verdi.

Queste strategie, viene sottolineato, sono in linea con gli obiettivi dell'Ue di migliorare la sostenibilità e la competitività, mitigando al contempo i rischi macroeconomici derivanti dalle dipendenze globali.

Redazione Greenreport

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