Riparare, riutilizzare, ripensare: come i rifiuti elettronici possono diventare da bomba ecologica a miniera urbana
Oggi è la Giornata internazionale dei rifiuti elettronici. Non sapevate esistesse? E invece c’è, ed è un bene che a livello globale si sia deciso di sensibilizzare rispetto a una questione che si fa sempre più attuale: con l’aumento della domanda di smartphone, veicoli elettrici, pannelli solari e altre tecnologie, cresce anche la necessità dei materiali che li rendono funzionanti. E in questa giornata si puntano i riflettori sulle materie prime critiche (Critical raw materials, Crm), elementi estratti solo in pochi paesi e fondamentali per promuovere la transizione verde e digitale.
I recenti fatti di geopolitica stanno mettendo in evidenza l’importanza di questi materiali. E anche se ormai molte persone hanno sentito parlare delle Crm, non tutti sanno che questi elementi possono essere recuperati dai prodotti elettronici inutilizzati o rotti che giacciono nei nostri cassetti e nelle nostre soffitte. Ecco perché l'ottava edizione della Giornata internazionale dei rifiuti elettronici (#ewasteday) si concentrerà sulla sensibilizzazione su questo tema.
In Europa, la recente legge sulle materie prime critiche fissa obiettivi ambiziosi: entro il 2030, il 10% del consumo annuale di materie prime critiche dovrebbe provenire da fonti interne, il 40% dovrebbe essere trattato all'interno dell’Ue e il 25% dovrebbe provenire dal riciclaggio. Quest’ultimo obiettivo non può essere raggiunto senza un aumento dei volumi di rifiuti elettronici raccolti e lo sviluppo di tecnologie più specializzate
Per questa edizione della Giornata internazionale dei rifiuti elettronici Weee Forum (Weee è l'acronimo di Waste electrical and electronic equipmente) e progetto FutuRaM hanno collaborato per sviluppare una base di conoscenze sulla disponibilità e la recuperabilità delle materie prime secondarie in Europa. Per l'occasione, il progetto ha pubblicato il documento “Prospettive per il 2050 sulle materie prime critiche”, la sua prima serie di dati pubblici che mostra le proiezioni relative alla produzione di rifiuti elettronici e alle materie prime critiche in essi contenute.
Nel report si legge che nel 2022 sono stati generati 10,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, pari a circa 20 kg pro capite. Che nei rifiuti elettronici erano presenti 29 materie prime critiche, per un totale di circa 1,0 milioni di tonnellate. Che, sempre nello stesso anno, il 54% dei Raee è stato gestito in modo conforme; il 46% è stato gestito al di fuori dei canali conformi. Sempre nel 2022, sono state recuperate 0,4 milioni di tonnellate di Crm dal trattamento conforme, tra cui 162 kt di Cu, 207 kt di Al, 12 kt di Si, 1 kt di W e 2 t di Pd. E questo è l’intervallo delle proiezioni per il 2050 (che riflette gli scenari business as usual, recupero e circolarità): 12,5-19 Mt di Raee, 1,2-1,9 Mt di Crm incorporati, 0,9-1,5 Mt di Crm recuperati.
In questo quadro, l’Europa punta a giocare un ruolo da protagonista. Molte sfide sono state vinte e molte ancora però sono tutte da portare a termine. Circa 1 milione di tonnellate di materie prime critiche sono ora contenute ogni anno nei prodotti elettronici scartati nell'Ue, nel Regno Unito, in Svizzera, Islanda e Norvegia: per dare un’idea, si tratta del peso di 50.000 container carichi, sufficienti a formare una linea da Parigi a Zurigo. E le Crm disponibili nei rifiuti elettronici dell'Ue27+4 potrebbero raddoppiare entro il 2050.
A seconda delle scelte politiche, dei tassi di raccolta e dell'efficienza del riciclaggio, entro il 2050 l'Europa potrebbe recuperare tra 0,9 e 1,5 milioni di tonnellate di Crm all'anno. In uno scenario immutato, i livelli di recupero rimangono modesti, lasciando gran parte di questa risorsa inutilizzata. Nello scenario di recupero, gli investimenti in infrastrutture e tecnologie di trattamento aumentano i rendimenti, mentre lo scenario di circolarità raggiunge volumi di recupero simili nonostante la produzione complessiva di rifiuti elettronici sia inferiore, a dimostrazione del fatto che strategie più intelligenti di progettazione, riparazione e riutilizzo possono bilanciare la riduzione dei rifiuti con un forte ritorno di materiali.
Il percorso di circolarità offre un doppio vantaggio: mantiene i volumi annuali di Raee vicini agli attuali 10,7 milioni di tonnellate, consentendo comunque il recupero di oltre 1 milione di tonnellate di Crm ogni anno. Tale stabilità riduce la pressione ambientale, diminuisce il rischio di perdite pericolose e garantisce all'Europa una fonte resiliente di metalli come rame, alluminio e palladio. Si sottolinea inoltre l'importanza di concentrarsi non solo sulla quantità di rifiuti elettronici generati, ma anche sull'efficacia con cui l'Europa progetta i prodotti per lo smontaggio, li raccoglie a fine vita e li tratta attraverso un riciclaggio avanzato.
Gli esperti rilevano delle tendenze per categoria al 2050 incoraggianti, ma che vanno sviluppate. Ecco quanto è possibile ottenere:
- Grandi elettrodomestici, come lavatrici e lavastoviglie: da 4,0 milioni di tonnellate fino a 7,5 milioni di tonnellate
- Piccoli elettrodomestici: da 3,2 milioni di tonnellate fino a 4,5 milioni di tonnellate
- Apparecchiature per lo scambio termico: da 1,8 milioni di tonnellate fino a 3,3 milioni di tonnellate
- Piccoli dispositivi IT: da 800.000 tonnellate a ben 1 milione di tonnellate
- Schermi e monitor: si prevede un calo complessivo, da 800.000 tonnellate a una cifra compresa tra 700.000 e 400.000 tonnellate
- Pannelli fotovoltaici: da 150.000 tonnellate (2022) fino a 2,2 milioni di tonnellate (2050), riflettendo la transizione dell'Europa verso l'energia solare
- Le lampade rimangono stabili a circa 100.000 tonnellate
Restringendo ancora di più lo sguardo dal panorama globale a quello europeo a quello italiano, si segnalano infine le pratiche esemplari in corso nella Penisola. In un post di Toscana sostenibile si sottolinea che «nel nostro Paese stanno nascendo sempre più "laboratori di riparazione solidale", dove tecnici e volontari ridanno vita a computer e tablet destinati a scuole, biblioteche e famiglie in difficoltà. Un modo concreto per unire sostenibilità e inclusione sociale». Si tratta di dedicarsi a un gesto quotidiano, perché ridurre l’e-waste non è solo una questione tecnologica, ma una scelta culturale. «Significa imparare a smaltire correttamente i dispositivi, a donarli se ancora funzionano, a pretendere da produttori e governi regole più chiare e prodotti più durevoli».