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Trasporti e edifici rappresentano insieme oltre un terzo delle emissioni di gas serra

Ets2, il prezzo della CO2 cambia i costi del riscaldamento domestico e del pieno di benzina

Si stima un impatto complessivo di circa 210 euro annui per una famiglia tipo: per questo il Social Climate Fund destinerà all’Italia almeno 7 miliardi di euro fino al 2032
 |  Green economy

L’Unione Europea si prepara a estendere il principio del “prezzo del carbonio” ai settori finora esclusi: il riscaldamento domestico e i trasporti su strada. Dal 2027, con l’entrata in vigore dell’ETS2, milioni di famiglie europee vedranno aumentare i costi di gas e carburanti anche in Italia, per incentivare comportamenti più sostenibili e accelerare l’abbandono dei combustibili fossili.

Trasporti e edifici rappresentano insieme oltre un terzo delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea: rispettivamente il 23,8% e l’11,9%. Finora, la strategia europea si è affidata principalmente agli incentivi per auto elettriche e pompe di calore, ma i progressi sono stati lenti. L’ETS2 vuole quindi introdurre un cambio di paradigma: un segnale di prezzo che renda economicamente conveniente investire in efficienza energetica e mobilità a basse emissioni.

Le stime parlano di circa 83 euro in più all’anno per il riscaldamento a gas e di un rincaro dell’8-9% sui carburanti, con un impatto complessivo di circa 210 euro annui per una famiglia tipo. Cifre che possono sembrare contenute, ma che rischiano di pesare sproporzionatamente sulle fasce più deboli, quelle che non hanno risorse per sostituire una vecchia caldaia o acquistare un’auto elettrica. Per questo, il Social Climate Fund destinerà all’Italia almeno 7 miliardi di euro fino al 2032, per trasformare un potenziale aumento delle disuguaglianze in un’occasione di investimento sociale e ambientale.

Il mercato del carbonio

Per comprendere l’ETS2 occorre capire il sistema su cui si fonda: l’EU ETS, introdotto nel 2005 e oggi il più grande mercato del carbonio al mondo. Il funzionamento si basa sul cap-and-trade: l’Unione fissa un tetto massimo alle emissioni e distribuisce o mette all’asta permessi (EUA), ciascuno equivalente a una tonnellata di CO₂. Le imprese devono restituire ogni anno permessi pari alle proprie emissioni: chi emette più del consentito deve acquistarne altri, chi riduce le emissioni può vendere quelli in eccesso.

Questa logica di mercato permette di raggiungere l’obiettivo di riduzione nel modo più efficiente: le riduzioni avvengono dove i costi sono minori, senza vincoli rigidi: le aziende inquinanti pagano, quelle virtuose ne guadagnano in competitività. Dal 2005 il sistema si è ampliato e copre produzione energetica, industrie energivore, trasporti aerei e, dal 2024, il settore marittimo. La quarta fase punta a ridurre le emissioni del 62% entro il 2030 rispetto al 2005.

I ricavi delle aste – 2,56 miliardi di euro per l’Italia nel 2024 – vengono reinvestiti in energie rinnovabili, efficienza energetica e sostegno alle fasce vulnerabili. Dal 2026 entrerà in vigore anche il CBAM, un “dazio climatico” sui prodotti importati. Su questo impianto si innesta ora l’ETS2, che porta il principio del “chi inquina paga” direttamente nelle case dei cittadini.

Come funzionerà il nuovo sistema

L’ETS2 è un sistema parallelo all’ETS originario, progettato per settori con caratteristiche diverse dall’industria pesante. Coinvolge trasporti su strada (benzina e gasolio), riscaldamento di edifici residenziali e commerciali (principalmente gas naturale) e piccole imprese energetiche. L’obbligo di acquisto dei permessi ricade sui fornitori di combustibili, che è presumibile trasferiranno i costi sui prezzi finali.

Il sistema prevede due fasi: dal 2024 al 2026 solo monitoraggio delle emissioni e dal 2027 piena operatività con assegnazione delle quote e obbligo di restituzione annuale. L’obiettivo è ridurre del 42% le emissioni dei settori ETS2 entro il 2030 rispetto al 2005.

Come nell’ETS originario, il prezzo dei permessi è determinato dal mercato. Per evitare oscillazioni eccessive, è prevista una Market Stability Reserve che può immettere quote aggiuntive quando i prezzi salgono troppo: 20 milioni di permessi se il prezzo supera 45 euro per tonnellata di CO2 per due mesi; 50 milioni se resta oltre 1,5 volte la media per tre mesi; 150 milioni se triplica. Questo soft cap riflette la cautela della Commissione nel contenere gli impatti su inflazione e costo della vita.

L’offerta di permessi sarà progressivamente ridotta per stimolare efficienza energetica e tecnologie pulite. Il prezzo del carbonio diventerà un segnale economico sempre più forte, ma perché funzioni senza creare resistenze sociali serviranno politiche di sostegno mirate, soprattutto per le famiglie vulnerabili.

L’impatto sulle famiglie italiane: chi pagherà di più

Per il riscaldamento domestico, l’ETS2 prevede un costo sulle emissioni di CO₂ da gas naturale, stimato in circa 58,79 euro per tonnellata di CO2 al 2027. L’impatto varia sensibilmente per zona geografica. Il Veneto risulta la regione più colpita, con un aumento medio di 104 euro all’anno, seguito da province come Mantova e Pavia (oltre 123 euro). Liguria e Campania registrano incrementi, invece, sotto i 56 euro. Le differenze dipendono dal fabbisogno termico: le aree con climi rigidi come la Pianura Padana richiedono più energia.

extracosto ets2 province

Per i consumi medi nazionali (703 metri cubi), l’extra-costo medio è di 83 euro annui, pari a un +10,7% sulla spesa pre-tasse per il gas (da 777 a 860 euro). Per un’utenza tipo ARERA con 1.100 metri cubi annui, l’aumento è di circa 130 euro.

extracosto gas

Per i carburanti, considerando circa 18 milioni di auto a benzina con consumo medio annuale di 464 litri per veicolo, l’extra-costo medio è di circa 64 euro all’anno, corrispondente a 0,138 euro al litro, ovvero +8,1% sul prezzo finale. Per il gasolio l’incremento percentuale sarà simile, tra 8 e 9%.

Per una famiglia tipo con consumi medi di gas e due autovetture, l’impatto totale dell’ETS2 si stima in circa 210 euro annui. Una cifra contenuta in assoluto, ma distribuita in modo diseguale sul territorio e tra fasce di reddito diverse.

Il Social Climate Fund, per trasformare i costi in investimenti

Il rischio principale dell’ETS2 è quindi quello di accentuare le disuguaglianze. In Italia, quasi 11 milioni di persone (18,9% della popolazione) sono a rischio povertà. Per queste famiglie, anche incrementi modesti dei costi energetici diventano ostacoli concreti alla possibilità di investire in tecnologie efficienti.

Per mitigare questi effetti, l’UE ha istituito il Social Climate Fund con 86 miliardi di euro tra 2026 e 2032. All’Italia spettano almeno 7 miliardi, da gestire attraverso il Social Climate Plan redatto dal MASE. In aggiunta alle proposte del piano del MASE, si propongono ulteriori azioni: sostegno diretto ai cittadini vulnerabili per pompe di calore, pannelli solari e teleriscaldamento; potenziamento del trasporto pubblico locale; incentivi alla mobilità elettrica e defiscalizzazione delle flotte aziendali. Ognuno di questi interventi dovrà essere pubblicizzato attraverso opportune campagne informative e reso disponibile prima che l’impatto economico della misura si faccia sentire tra i cittadini.

La vera sfida sarà l’attuazione rapida ed efficace di questi interventi. Il rischio è che i fondi arrivino in ritardo mentre i rincari sono immediati. Serviranno meccanismi semplici di accesso agli incentivi, evitando che la burocrazia scoraggi le famiglie vulnerabili e che gli incentivi vengano indirizzati verso quelle fasce di popolazione che meno ne hanno bisogno. Allo stesso tempo, entro la prima metà del 2026, andranno colmati i gap regolatori relativi al ribaltamento dei costi in bolletta, al momento terreno totalmente incerto.

Una scommessa sulla governance europea e nazionale

L’ETS2 è una scommessa sulla capacità dell’Unione Europea e dell’Italia di governare una transizione complessa. Il rischio concreto è una transizione a due velocità: famiglie benestanti che investono in tecnologie pulite beneficiando di minori costi e fasce deboli che subiscono i rincari scivolando nella povertà energetica. Questo scenario minerebbe la coesione sociale e il consenso politico verso l’agenda climatica.

I 7 miliardi del Social Climate Fund sono importanti ma non infiniti. Servirà una regia politica chiara per interventi strutturali: riqualificazione energetica, trasporto pubblico, sostegno diretto. Non basteranno bonus sporadici ma una strategia di lungo periodo.

L’ETS2 è anche un test di fiducia verso le istituzioni europee. Se i cittadini percepiranno il meccanismo come ingiusto, il rischio sarà alimentare scetticismo verso le politiche climatiche. Se invece sarà accompagnato da misure credibili, potrà diventare un modello di transizione equa e sostenibile.

Dal 2027, ogni pieno e ogni bolletta ricorderanno che la transizione ha un costo. Ma sarà compito della politica spiegare che quel costo è un investimento necessario per un’economia più pulita, giusta e resiliente. Solo così l’ETS2 potrà trasformarsi da potenziale conflitto sociale in opportunità condivisa.

a cura di Roberto Bianchini, Andrea Tenconi

Laboratorio REF Ricerche

Il Laboratorio è un think tank che riunisce rappresentanti del mondo dell’impresa e delle istituzioni al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei servizi pubblici locali. Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente. Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” per condurre il dibattito su binari di “razionalità economica” e sostenere sviluppo e occupazione nella transizione ecologica.