Economia circolare, dal Cmcc una guida per identificare le strategie che aiutano veramente il clima
Economia circolare: non basta la parola. Né sono sufficienti le buone intenzioni, per raggiungere un risultato effettivamente positivo per l’ambiente e il clima. Un nuovo studio pubblicato su Resources, Conservation and Recycling individua importanti opportunità per migliorare gli Iam (Integrated assessment models), ovvero i Modelli di valutazione integrata, che sono strumenti fondamentali per comprendere le trasformazioni dei sistemi energetici necessarie al raggiungimento delle emissioni net zero. Come si possono migliorare, in questo caso? La risposta è: integrando meglio gli impatti climatici delle politiche di economia circolare. La ricerca, guidata da Leticia Magalar del Cmcc, presenta un quadro di riferimento per orientare gli sviluppi dei modelli Iam utilizzati in tutto il mondo per informare le politiche climatiche.
«Per anni, i modelli climatici ci hanno detto che dobbiamo trasformare i nostri sistemi energetici, e avevano ragione», spiega Leticia Magalar del Cmcc, che ha guidato la ricerca. «Ma sono rimasti in gran parte silenziosi su un’altra potente soluzione climatica: usare meno risorse e usarle meglio. La nostra ricerca mostra che questo silenzio non dipende dal fatto che l’economia circolare non sia importante, ma dal fatto che i modelli non sono ancora attrezzati per valutarla adeguatamente. La buona notizia è che ora abbiamo una chiara direzione da seguire».
Lo studio analizza 15 Iam, rilevando che la copertura attuale si concentra soprattutto sulla riduzione dell’uso dei materiali (50%) e sul riciclo (28%), mentre strategie come riparazione, riutilizzo ed estensione della vita dei prodotti rappresentano solo il 19% circa. Inoltre, la rappresentazione delle catene di approvvigionamento risulta incompleta, con un focus prevalente sulle fasi di produzione e consumo e una scarsa attenzione all’estrazione delle risorse e alla gestione dei rifiuti.
«Non possiamo pianificare ciò che non possiamo misurare», afferma Magalar. «La posta in gioco è alta perché le strategie di economia circolare non garantiscono automaticamente benefici climatici. Il riciclo può essere energivoro; mantenere in uso elettrodomestici vecchi può significare far funzionare modelli meno efficienti; e i risparmi ottenuti acquistando prodotti ricondizionati potrebbero essere spesi in attività ad alta intensità di carbonio. Senza strumenti di valutazione adeguati, rischiamo di adottare politiche ben intenzionate che producono risultati deludenti – o che, peggio, ostacolano i nostri obiettivi climatici».
La ricerca rivela che il 70% degli studi attuali presume che le politiche circolari raggiungano automaticamente gli obiettivi prefissati, invece di modellare rigorosamente le prestazioni reali. Ciò evidenzia un’importante lacuna nella ricerca e nella valutazione delle politiche.
Inoltre, nessuno dei modelli analizzati considera il funzionamento sistemico necessario affinché le politiche di economia circolare abbiano successo. «Una politica di riciclo non può funzionare da sola: richiede un’adeguata raccolta differenziata da parte delle famiglie, infrastrutture di raccolta, fabbriche in grado di utilizzare materiali riciclati e prodotti progettati fin dall’inizio per essere riciclabili. Tutti questi elementi sono influenzati da differenze culturali e livelli di reddito che oggi non vengono considerati», sottolinea Magalar.
Al contrario, lo studio propone soluzioni pratiche per integrare le politiche di economia circolare in modo olistico, tenendo conto delle interazioni sistemiche – come la dipendenza dei programmi di riciclo dalle infrastrutture di raccolta, dalla capacità industriale e dal design dei prodotti – fattori che variano in base a cultura e reddito ma che sono spesso trascurati nei modelli attuali.
L’obiettivo è fornire ai decisori politici informazioni accurate e specifiche per garantire che gli investimenti nell’economia circolare siano coerenti con gli obiettivi climatici, e che le strategie possano essere adattate per aumentarne l’efficacia dove necessario.
«I decisori politici stanno già implementando misure di economia circolare – l’Unione Europea ne ha in atto decine per esempio. Ma senza strumenti di modellizzazione adeguati, stiamo di fatto volando alla cieca rispetto ai loro benefici climatici», spiega Magalar.
Lo studio - che è stato guidato dal Cmcc, che ha riunito competenze in scienza delle politiche, modellizzazione integrata e pianificazione energetica, e che è frutto di una collaborazione tra il Cmcc e l’Università Federale di Rio de Janeiro - rappresenta un passo decisivo verso modelli Iam in grado di fornire indicazioni più complete e dettagliate sul ruolo dell’economia circolare nella transizione verso un futuro sostenibile a emissioni net zero.
«In sintesi, i decisori politici possono ora comprendere meglio come le strategie di economia circolare siano attualmente trattate nei modelli climatici, e quali lacune occorra colmare per sostenere una pianificazione della mitigazione più intelligente ed efficace», conclude Magalar.