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Il 31 ottobre all’Abbazia di Fossanova un convegno per rilanciare lo sviluppo delle georisorse

Dalle miniere italiane arriva solo il 5% dei minerali che usiamo

Del tutto assente la produzione di minerali strategici, mentre quella dei minerali critici è rappresentata solo dai feldspati
 |  Green economy

In base al Critical raw materials act, entro il 2030, almeno il 10% del fabbisogno europeo dovrà provenire da estrazione interna, il 40% da lavorazioni effettuate nell’Ue e il 25% da riciclo. Inoltre, non più del 65% di una singola materia potrà provenire da un unico Paese terzo, al fine di ridurre le dipendenze esterne e rafforzare la resilienza industriale europea. A che punto siamo?  Per rispondere, il 31 ottobre presso l’Abbazia di Fossanova nel Lazio, si terrà un convegno per riunire l’Associazione nazionale ingegneri minerari, AssoRisorse, l’Ordine dei geologi del Lazio, l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Frosinone, l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Latina e il Consiglio nazionale dei geologi. In preparazione all’evento, ospitiamo di seguito un intervento di Domenico Savoca, presidente dell’Associazione nazionale ingegneri minerari.

Il regolamento comunitario 2024/1252 sulle materie prime critiche (Critical raw materials act) ha tracciato un percorso virtuoso a livello europeo, parzialmente adattato alla realtà nazionale con il decreto legge n. 84/2024, il quale presenta elementi di criticità dal punto di vista amministrativo-legislativo, sociale e industriale, a causa di una legislazione mineraria obsoleta, da riformare sostanzialmente, dell’abbandono negli ultimi trent’anni delle attività minerarie rilevanti per i settori strategici nazionali e della chiusura delle scuole di alta formazione per l’ingegneria mineraria.

La produzione delle miniere nazionali rappresenta attualmente solo il 5% del totale dei minerali estratti e proviene da circa ottanta concessioni minerarie: è assente la produzione di minerali strategici, mentre quella dei minerali critici è rappresentata solo dai feldspati essendo le altre produzioni minerarie relative a minerali industriali, di cui alcune attività sono certamente di interesse nazionale.

Nell’immediato si ripongono speranze su attività in corso di preparazione di infrastrutture minerarie o che potrebbero completare entro qualche anno l’iter concessorio.

Lo sviluppo produttivo di discariche minerarie potrebbe rappresentare una valida prospettiva, senza però confidare in risultati salvifici, in quanto si dispone di pochi dati ed informazioni, e ancor meno di dati circa i necessari processi produttivi, da adeguare alle singole realtà, e solo in pochi casi potrà raggiungersi la convenienza economica di una iniziativa di valorizzazione.

Il Piano nazionale di esplorazione potrà produrre i propri effetti concreti solo entro qualche anno, mentre di più immediato interesse potrebbe essere il progetto Urbes relativo ad una indagine approfondita anche per le discariche minerarie.

di Domenico Savoca, presidente dell’Associazione nazionale ingegneri minerari

Redazione Greenreport

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