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Aumentano le vendite di auto elettriche ma siamo sempre in grave ritardo rispetto al resto d’Europa

Quota di mercato dell’elettrico ferma al 5% in Italia, contro percentuali tra il 18 e il 34 in Francia, Germania, Belgio, Olanda e Regno Unito. Motus-E: «Convogliare gli incentivi per le fasce più deboli della popolazione». Unrae: «L’annunciato bonus rottamazione con i fondi per i punti di ricarica? Un errore che può avere effetti negativi»
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Un mercato complessivamente stagnante, in cui le vendite dell’elettrico fanno registrare segni più a due cifre, ma senza che questo cambi qualcosa nel drammatico ritardo dell’Italia rispetto agli altri principali Paesi europei. È il mercato auto, così come emerge dalle analisi delle vendite di maggio 2025 realizzate da Unrae e Motus-E. La prima – Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri – è l’associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia nella distribuzione e commercializzazione, e fa sapere che il mese scorso le immatricolazioni lungo tutta la penisola hanno segnato -0,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, con -0,5% complessivo nei primi cinque mesi di quest’anno. La seconda, Motus-E, è un’associazione costituita da operatori industriali, mondo accademico e associazionismo con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della mobilità sostenibile, e fa sapere che il mese scorso sono state immatricolate 7.134 vetture full electric, in aumento del 42,7% rispetto a maggio 2024, con una quota di mercato salita al 5,1% (dal 3,6% di maggio 2024). Un dato a prima vista largamente positivo, per di più se affiancato da quello relativo ai primi cinque mesi dell’anno: le auto elettriche registrate nella Penisola dal 1° gennaio sono 36.800, il che fa registrare un aumento del 72,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, con una market share del 5,1%, in progresso rispetto al 2,9% del periodo gennaio-maggio 2024 (al 31 maggio, il parco circolante elettrico in Italia conta 313.199 auto).

C’è di che essere ottimisti circa un sempre meno inquinante parco macchine italiano? Fino a un certo punto. Perché poi, allargando lo sguardo, risulta evidente che siamo in drammatico ritardo rispetto al resto d’Europa. Se la nostra quota di mercato delle auto elettriche da noi rimane ampiamente sotto le due cifre, si è attestata – dati di aprile 2025 – al 18,5% in Francia, al 18,8% in Germania, e al 20,4% nel Regno Unito. Nello stesso mese, la market share in Italia era stata del 4,8%, poco distante da noi la Spagna col 7%, mentre in Paesi come Belgio e Olanda era pari rispettivamente al 32,5% e al 34%.

«Il confronto europeo vede l’Italia in grave ritardo sulla diffusione dei veicoli elettrici, ma i segnali positivi non mancano e la crescente disponibilità di modelli sempre più accessibili rappresenta un possibile punto di svolta per il mercato», commenta il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, ponendo l’accento sull’importanza di attivare molto rapidamente i nuovi bonus per le auto elettriche preannunciati dal Governo. «Convogliare sugli incentivi per le fasce più deboli i residui Pnrr impossibili da usare per le colonnine di ricarica è stata una mossa particolarmente avveduta per scongiurare la dispersione di risorse preziose per il Paese», ricorda Pressi, «ora però è fondamentale essere tempestivi nell’attuazione della misura, per evitare di imbrigliare il mercato con l’attesa di un bonus rivolto peraltro a una limitata platea di potenziali beneficiari. Bisogna stare molto attenti a non replicare quanto osservato lo scorso anno, quando il mercato si era quasi fermato per aspettare l’Ecobonus».

Anche più critico il giudizio espresso dall’Unrae, circa tempistiche e scelte compiute dal governo. L’associazione esprime innanzitutto rammarico per l’incapacità di spendere i fondi Pnrr per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica pubbliche, «fattore abilitante e di primaria importanza per la diffusione della mobilità a zero emissioni, che non può essere sostituito con un nuovo programma di incentivi alla domanda». Sottolineano i vertici Unrae: «Ricordiamo che, dei 21.355 punti di ricarica previsti, sono state assegnate risorse per appena 12.000 punti, con fondi pari a meno del 20% dello stanziamento iniziale». Inoltre, la destinazione di 597,3 milioni di euro ad un nuovo programma per l’acquisto di veicoli a zero emissioni, utilizzando le risorse inizialmente destinate alla realizzazione delle colonnine di ricarica, è una scelta che non è stata condivisa con la filiera e soprattutto ancora priva di indicazioni chiare, per quanto concerne attuazione e tempistica. «Un annuncio che ora rischia di paralizzare il mercato e generare ulteriore incertezza per consumatori e operatori», denuncia Unrae. È pertanto essenziale – sottolinea l’associazione – che il programma venga immediatamente definito e reso operativo, verificando allo stesso tempo la possibilità di modificare i numerosi vincoli attualmente presenti (rottamazione, Isee, residenza in aree funzionali, microimprese) che rischiano di compromettere la piena efficacia del provvedimento. «Ci troviamo davanti ad una nuova occasione mancata – dichiara il presidente di Unrae Michele Crisci – sarebbe stato forse più opportuno impiegare le risorse disponibili sulla revisione della fiscalità delle auto aziendali, che da anni penalizza le imprese italiane. È quantomai urgente l’introduzione di un sistema premiale legato alle emissioni, intervenendo su detraibilità Iva, deducibilità dei costi e periodo di ammortamento, considerata la scadenza della delega fiscale fra meno di tre mesi».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.