Per sostenere il riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione occorre migliorare su Cam e Gpp
I rifiuti da costruzione e demolizione sono in assoluto il flusso di rifiuti più ingente generato ogni anno in Italia: secondo il rapporto pubblicato quest’anno dall’Ispra sui rifiuti speciali (con dati 2023) si tratta di 81,4 mln di tonnellate su 164,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in totale, ovvero poco meno della metà. Sempre secondo Ispra il tasso di recupero si attesta nel 2021 all’81% (al di sopra dell’obiettivo Ue del 70%), ma le stesse imprese di settore rappresentate da Anpar e Nadeco informano che «poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato», andando a toccare un nervo già scoperto da anni da Legambiente. Come migliorare? Ne abbiamo parlato con Paolo Barberi, presidente di Anpar (Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati).
Intervista
Presidente Barberi, il settore dei rifiuti da costruzione e demolizione rappresenta il più importante attore dell’economia circolare in Italia, sia per quantità di rifiuti prodotti e gestiti sia per tasso di riciclo su tali flussi. Una grande responsabilità. Siete soddisfatti o si può fare ancora meglio?
«Il nostro settore è impegnato in uno sforzo per favorire le attività di riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, con ottimi risultati fino ad oggi. Va detto che una parte importante dei dati di produzione sono stimati e noi valutiamo che il quantitativo prodotto e riciclato sia superiore a quanto indicato da Ispra. Al tempo stesso il mercato finale del riciclo non è ancora del tutto funzionante. Avviamo oltre l’80% dei rifiuti a impianti di recupero, ma i produttori di materiali riciclati (aggregati soprattutto) trovano ancora difficoltà a collocare tutta la produzione e il fenomeno degli stoccaggi è ancora importante. Va quindi migliorata la capacità del mercato di assorbite tutti i materiali prodotti, evitando così l’uso di materia prima vergine».
È appena stata pubblicato una nuova versione del Cam strade, qual è il vostro giudizio?
«Il decreto di modifica dei Cam (criteri ambientali minimi, ndr) strade è stato emanato dal ministero dell’Ambiente l’11 ettembre 2025 e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 23; aggiorna l’allegato 1 del DM 5 agosto 2024 in materia dei Criteri ambientali minimi per l'affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle infrastrutture stradali. Sostanzialmente la modifica ha riguardato alcune criticità e refusi emersi in fase di applicazione del Cam strade, riscontrati e segnalati dalle stazioni appaltanti e dagli operatori di settore. Non vi sono modifiche sostanziali alla struttura del decreto quanto, piuttosto, un miglioramento del DM del 5 agosto 2024 per renderlo più applicabile e più efficace al fine di promuovere l’economia circolare nella realizzazione delle infrastrutture stradali.
Un’importante novità da segnalare riguarda la possibilità, per i rinterri e riempimenti nei quali vengono impiegati prodotti derivanti esclusivamente da un processo di End of waste (EoW) autorizzato per il recupero e riciclaggio di un rifiuto e il cui contenuto di riciclato sia pari quindi al 100%. Ora è possibile certificare tale percentuale, in alternativa agli “schemi di certificazione o strumenti di cui al criterio 2.1.2 Contenuti del capitolato speciale di appalto” anche mediante una dichiarazione del fabbricante che riporti chiaramente l’indicazione della percentuale di contenuto riciclato 100% del prodotto, accompagnata dalla dall’autorizzazione al recupero e dalla documentazione prevista dalla legge per l’EoW. In alternativa, si può certificare nel caso in cui “il prodotto sia soggetto a marcatura CE, la dichiarazione del fabbricante può essere sostituita dalla dichiarazione di prestazione (DoP) del prodotto, purché questa riporti chiaramente anche l’indicazione della percentuale di contenuto di riciclato del 100%”.
Questa forse, per le imprese che si occupano di recupero dei rifiuti da C&D, rappresenta la più importante innovazione introdotta dal decreto correttivo in termini di semplificazione e di riduzione dei costi.
Le nuove disposizioni sono entrate in vigore dal 24 settembre 2025 e sono applicate anche ai procedimenti già in corso alla data della sua entrata in vigore».
Nel nostro Paese gli acquisti pubblici, ovvero quelli effettuati da parte della pubblica amministrazione, valgono 283 miliardi di euro l’anno ma solo 93 ricadono nell’ambito del cosiddetto Green public procurement. È un freno allo sviluppo dell’economia circolare?
«Lo strumento del Green public procurement e dei Cam è fondamentale per aumentare la quantità di materiale riciclato nel mercato degli appalti pubblici, che rappresenta più della metà del mercato globale delle costruzioni. I Cam nelle infrastrutture esistono da tempo, e le grandi stazioni appaltanti stanno considerando i Cam nelle loro gare. Ma non tutte le strutture pubbliche sono sufficientemente strutturare e formate per pubblicare bandi conformi ai Cam, che in teoria sarebbero obbligatori. Serve quindi aumentare la conoscenza, l’informazione e la formazione presso le stazioni appaltanti medio piccole. Per questo basterebbe potenziare le strutture tecnico amministrative del Ministero per le infrastrutture e consentire collaborazioni fra Ministero e altre amministrazioni (specie i piccoli Comuni). Anpar lavora costantemente con il ministero per migliorare gli strumenti di policy e questo nuovo Cam è frutto di questa continua collaborazione. Ci aspettiamo che dal mercato degli appalti pubblici arrivino segnali concreti di aumento dell’assorbimento dei prodotti riciclati con la conseguente riduzione dell’uso dei materiali vergini».
Nel frattempo state lavorando con il Ministero per una corretta attuazione del nuovo decreto End of Waste dei materiali provenienti dai rifiuti da costruzione e demolizione.
«In effetti il DM 127/2024 rappresenta l’evoluzione 2.0 del vecchio regolamento 152/2022. Anpar aveva impugnato al Tar quel provvedimento di allora perché conteneva troppi errori e indicazioni sbagliate. Fortunatamente subito dopo l’approvazione di quel decreto il nuovo Governo con il ministro Pichetto Fratin e la sottosegretaria Gava avviato un confronto costruttivo con Anpar cercando di comprendere le rimostranze e osservazioni di Anpar. Da allora nel giro di poche riunioni si è arrivati al nuovo regolamento che sostituisce il vecchio. Il nuovo contiene molti elementi migliorativi. Abbiamo ottenuto che le caratteristiche ambientali siano diverse per utilizzi diversi, mentre prima i criteri ambientali erano generali e uguali per tutti. Abbiamo ottenuto una rimodulazione di alcuni limiti di come solfati e cloruri nei test di liscivazione. L’altro punto importante è la definizione di un set di norme tecniche di idoneità definito e chiaro a scala generale. Fino ad oggi tante stazioni appaltanti scrivono progetti e capitolati facendo riferimento a norme tecniche vecchie di 20 anni, ora il regolamento dice chiaramente quali sono le norme tecniche da utilizzare. Un bel passo avanti.
Ci sono ancora delle criticità nella normativa: purtroppo chi scrive un regolamento nazionale ha difficoltà a considerare tutti i casi specifici dell’industria e del mercato. Resta aperto il problema delle aziende che usano materiale riciclato con riconoscimento di EoW “caso per caso” nelle autorizzazioni: questa strada è complessa in Italia perché le Arpa regionali hanno difficoltà ad inserire nelle autorizzazioni procedure diverse da quelle “generaliste” indicate nel decreto. Va chiarito meglio questo punto, nel negoziato in corso; ci sono flussi importanti che subiscono conseguenze negative di questa criticità, come le ceneri pesanti da incenerimento e il loro riciclo, potenzialmente molto alto. Una regolazione incerta di questo flusso peraltro comporterebbe un problema per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione in discarica dei rifiuti urbani. Un altro flusso che non è coperto dal regolamento e che per noi dovrebbe esserlo sono i terreni provenienti da attività di bonifica. Una parte dei questi flussi, quelli meno pericolosi potrebbero trovare agevoli soluzioni di riciclo e recupero nel mercato.
Il DM prevede un tempo di monitoraggio di 24 mesi, che non risulta però essere partito. Come Anpar siamo partiti in autonomia, con un monitoraggio autonomo. Stiamo raccogliendo i dati e fra pochi giorni li trasmettiamo al Mase Poi convocazione del tavolo per risolvere i problemi aperti».
Che obiettivi avete?
«L’economia circolare dei nostri flussi di rifiuti, così come delle altre filiere, funziona se funzionano i mercati, non ci sono alternative. Il mercato oggi recepisce i prodotti riciclati? Possiamo dire che il mercato li accoglie con favore prima di tutto se sono di buona qualità (e questo dipende da noi), se sono certifica CE e se rispondono ai requisiti tecnici previsti per le varie attività, specie se provengono da impianti e imprese vicine al luogo di utilizzo e se hanno prezzi competitivi rispetto ai materiali e prodotti vergini. Ma una parte del mercato, specie quella degli appalti pubblici, deve essere incentivata ed è compito del Gpp e dei Cam, forse anche di strumenti di agevolazione fiscale (Iva agevolata sui prodotti di riciclo). In questo senso molto utili si sono rivelati i Protocolli ambientali (come Casa clima e simili) con indicazioni d rating collegati ad un’opera o ad un edificio. Oggi sono volontari, ma molte multinazionali ed i finanziatori chiedono il rispetto di questi protocolli».