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Intervista ad Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde

«Sul Ponte la Corte dei conti ha smascherato la truffa di Stato orchestrata da Salvini e Meloni»

«Il governo ha mentito agli italiani, nascosto che il progetto è vecchio di 28 anni, sottratto 13,5 miliardi di euro di soldi pubblici che sarebbero dovuti andare ad opere di cui il Paese ha invece realmente bisogno. Se premier e ministro tentano forzature e provano ad andare avanti, sono pronto a denunciarli alla Corte di giustizia europea»
 |  Interviste

Il Ponte sullo Stretto di Messina? Per Angelo Bonelli ormai non c’è più alcun dubbio: «Siamo di fronte a una truffa di Stato». Il deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde accusa il ministro Matteo Salvini e la premier Giorgia Meloni di aver «mentito agli italiani» sull’intera operazione che coinvolge lo Stretto di Messina e di aver «sottratto oltre 13,5 miliardi di euro di soldi pubblici che sarebbero dovuti andare ad opere di cui il Paese ha invece realmente bisogno, compresa la messa in sicurezza rispetto al rischio sismico dei territori che si affacciano su quel tratto di mare».

Intervista

Onorevole Bonelli, andiamo con ordine. La Corte dei conti ha ritenuto illegittima la delibera Cipess sul Ponte sullo Stretto di Messina: è una vittoria del mondo ambientalista che si è sempre opposto all’opera?

«È una vittoria della giustizia e del diritto. Di fronte alla quale Meloni e Salvini hanno reagito con dichiarazioni scandalose sulla magistratura, poi il giorno dopo solo parzialmente corrette».

Perché tanto nervosismo, secondo lei?

«Perché sta venendo fuori il castello di bugie che hanno messo in piedi, la truffa che pensavano di nascondere agli italiani».

A cosa si riferisce?

«Meloni e Salvini hanno nascosto che stiamo parlando di un progetto vecchio di 28 anni».

Sarebbe a dire?

«L’unico parere a cui è stato sottoposto il progetto del Ponte è quello del Consiglio superiore dei lavori pubblici, eccolo qua, adunanza del 10 ottobre 1997, protocollo numero 220».

Qui si legge che il Consiglio ha approvato il progetto, per di più all’unanimità.

«Sì, peccato che da allora sono passati appunto 28 anni e, soprattutto, che nel frattempo l’Ispra e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno appurato che il pilone di Cannitello si trova su una faglia sismica attiva. Il governo poteva decidere di cambiare collocazione, ma non lo ha fatto. Perché? Perché altrimenti si sarebbe dovuto rifare il progetto. Hanno volutamente tenuto nascosto tutto questo. Da tempo abbiamo denunciato che Salvini stava bluffando e mentendo agli italiani, ma ora i nodi sono venuti al pettine».

Salvini dice che lei è “quello dei no a tutto”.

«Io dico no a continuare con un simile ministro. Il pronunciamento della Corte dei conti è il fallimento politico e istituzionale di Salvini, che ora deve dimettersi».

Dice anche che “se fosse per voi andremmo a cavallo”.

«No, se fosse per noi andremmo e andiamo volentieri in treno, peccato che il ministro dei Trasporti non riesca neanche a garantire un livello di normalità su questo fronte, con treni in ritardo, linee congestionate, investimenti bloccati. Lui pensa al Ponte. Lo faccia, ma non pensi di potersi muovere al di sopra della legge. Hanno violato la direttiva sulla concorrenza europea, la quale prevede che se i costi di un’opera pubblica aumentano di oltre il 50% rispetto al contratto iniziale bisogna indire una nuova gara d’appalto aperta a tutte le imprese europee, hanno presentato una procedura Iropi (Imperativi requisiti di interesse pubblico prevalente) ovvero l’atto chiave che dichiara l’opera “urgente e di necessità per lo Stato”, priva di firma, cioè nessuno se n’è voluto assumere la responsabilità, hanno preso un progetto vecchio di 28 anni e un piano finanziario iniziale fissato poi nel 2005 a 3,9 miliardi e hanno fatto lievitare le spese a quasi quattro volte tanto. Hanno provato a regalare 13,5 miliardi di euro a dei privati. Perfino Berlusconi non aveva osato tanto».

Che c’entra Berlusconi?

«Per il Ponte aveva presentato un piano di finanziamento che prevedeva il 60% delle spese a carico dei privati e il 40% di fondi pubblici. Salvini e Meloni no, hanno previsto che il 100% dei soldi li metta lo Stato, paga tutto Pantalone, cioè i contribuenti italiani».

Ora c’è stato questo pronunciamento della Corte dei conti, ma non sembra che Salvini e Meloni si diano per vinti: dovessero tentare una forzatura e andare avanti con questo progetto?

«Sono pronto a denunciare alla Corte di giustizia europea qualsiasi tentativo da parte del governo di procedere con una delibera illegittima e di continuare ad esporre lo Stato a un gigantesco spreco di risorse pubbliche».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.