Perché la depurazione delle acque reflue è «un fattore strategico di rilancio economico». Il caso Calabria
Greenreport continua il suo ciclo d’interviste a magistrati impegnati nella lotta contro i crimini ambientali, membri delle istituzioni e industriali operanti nel campo dell’ingegneria ambientale.
Per fronteggiare le procedure di infrazione in materia ambientale verso la UE, il nostro Paese ha previsto nel 2017 l’istituzione di un Commissario unico che si occupi di tutti gli interventi necessari all’uscita degli agglomerati individuati dall’infrazione della Direttiva UE sulle acque reflue, oggetto delle condanne della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nelle cause C-565/2010 e C-85/2013. Nel 2023, la presidenza del Consiglio dei Ministri ha nominato come Commissario Fabio Fatuzzo, come e Subcommissari Antonino Daffinà e Salvatore Cordaro: insieme, hanno il compito di accelerare la progettazione e la realizzazione dei lavori di collettamento, fognatura e depurazione interessati dalle procedure di infrazione comunitaria aperte nei confronti dell’Italia.
È oggi nostro ospite Antonino Daffinà, Subcommissario alla Depurazione.

Intervista
Il Commissario Fatuzzo, nel nominarla Subcommissario, le ha affidato il compito di seguire le attività in Calabria. Quando vi siete insediati che situazione avete trovato?
La situazione ereditata è emersa subito di notevole complessità a causa delle numerose criticità riscontrate quali ad esempio:
- l’acquisizione di tutti gli atti emessi dai comuni fino alla data di subentro della struttura commissariale e l’emanazione dei successivi provvedimenti di carattere tecnico-amministrativo propedeutici all’effettivo subentro;
- la ricognizione dello stato di avanzamento degli interventi migrati alla gestione commissariale, molti dei quali sono risultati definanziati a causa dell’inerzia dei precedenti soggetti attuatori e la conseguente necessità di individuare finanziamenti aggiuntivi, anche per gli interventi in fase avanzata di attuazione, per l’integrale copertura dei quadri economici nel frattempo risultati incapienti a causa del sopraggiunto incremento dei costi dei materiali da costruzione.
Anche dal punto di vista della gestione delle risorse finanziarie, la struttura commissariale è stata impegnata nell’adozione dei necessari provvedimenti per far confluire tutte le risorse direttamente nella contabilità speciale.
Quali interventi sono previsti in Calabria?
Gli interventi previsti in Calabria di competenza del CSU riguardano oggi 38 agglomerati in procedura di infrazione Comunitaria, di cui 7 finanziati con Delibera CIPE 60/2012 mentre gli altri 31 interventi sono stati trasferiti alla gestione Commissariale con DPCM del 30 settembre 2022. Nello specifico:
- 9 interventi sono previsti nella provincia di Cosenza;
- 13 interventi sono previsti nella provincia di Reggio Calabria;
- 7 interventi sono previsti nella provincia di Vibo Valentia;
- 3 interventi sono previsti nella provincia di Catanzaro;
- 6 interventi sono previsti nella provincia di Crotone.
Tutti gli interventi di competenza commissariale riguardano sia l’adeguamento funzionale degli impianti di depurazione già esistenti che la realizzazione di nuovi impianti nelle aree che ne risultano sprovvisti, ma anche interventi di collettamento delle acque reflue provenienti dagli agglomerati risultati non conformi. Fra questi annoveriamo, fra i più significativi in termini di impatto ambientale e di impegno economico:
- l’intervento di Disinquinamento della fascia costiera Vibonese, comprendente anche le aree dell’Angitola e del Mesima;
- l’intervento di completamento e ottimizzazione dello schema depurativo dell’agglomerato di Reggio Calabria;
- l’intervento di completamento e ottimizzazione dello schema depurativo dell’agglomerato di Castrovillari e altri tre comuni limitrofi;
- l’intervento di completamento e ottimizzazione dello schema depurativo dell’agglomerato di Rossano-Corigliano;
- il Completamento dello schema depurativo a servizio della città capoluogo di regione di Catanzaro;
- l’intervento di Potenziamento dell'impianto di proprietà CORAP sito in loc.Passovecchio nel Comune di Crotone e il Completamento della rete fognaria delle frazioni non servite.
Tuttavia, una delle maggiori criticità riscontrate è rappresentata dalla necessità di individuare ulteriori risorse finanziarie per il completamento degli interventi, al fine di assicurare la copertura del fabbisogno interamente con risorse pubbliche, considerato che il notevole aumento dei prezzi dei materiali da costruzione nel frattempo intervenuto ha reso insufficienti le risorse economiche attualmente stanziate.
Ritiene che risolvere la problematica depurazione in Calabria possa rappresentare un volano per l’economia della regione?
Certamente. La risoluzione strutturale e definitiva delle criticità legate alla depurazione in Calabria rappresenta non solo un obiettivo ambientale e sanitario, ma anche un fattore strategico di rilancio economico e di sviluppo sostenibile per l’intera regione. Dal punto di vista del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione, la questione va letta in una prospettiva integrata: la depurazione non è un settore a sé stante, ma un’infrastruttura abilitante per il turismo, l’agroalimentare, la pesca e l’attrattività complessiva del territorio.
In particolare:
- Turismo costiero e balneabilità
La qualità delle acque marine è un elemento essenziale per l’immagine della Calabria. Risolvere i problemi depurativi significherebbe garantire la balneabilità delle coste e la valorizzazione di un patrimonio paesaggistico tra i più belli del Mediterraneo. Un sistema depurativo efficiente consentirebbe di elevare gli standard ambientali, con effetti diretti sulla reputazione turistica, sull’aumento delle presenze e sulla destagionalizzazione dell’offerta.
- Filiera agroalimentare e marchi di qualità
Le acque depurate, se trattate secondo standard elevati, possono essere reimpiegate in agricoltura per usi irrigui, riducendo la pressione sulle risorse idriche. Questo favorirebbe una gestione più sostenibile delle colture di pregio tipiche della regione (oliveti, agrumeti, viticoltura), migliorando la competitività e l’immagine “green” delle produzioni calabresi.
- Tutela ambientale e attrattività per investimenti
Il rispetto delle direttive europee in materia di acque reflue urbane (Direttiva 91/271/CEE e, in prospettiva, la nuova Direttiva 2024/3019 che impone obiettivi ancora più sfidanti) è condizione imprescindibile per evitare sanzioni comunitarie e liberare risorse da destinare a investimenti produttivi. Un territorio dotato di infrastrutture moderne e conformi alle norme europee diventa più attrattivo anche per investitori privati e imprese legate all’economia circolare e alla green economy. - Occupazione e filiera industriale locale
Gli interventi di adeguamento e gestione degli impianti generano lavoro qualificato sul territorio — ingegneri, tecnici ambientali, manutentori — e creano opportunità per le imprese locali nei settori dell’edilizia, dell’impiantistica e dei servizi ambientali.
- Crescita culturale e governance locale
Infine, la depurazione è anche un banco di prova per testare la maturità amministrativa della Regione, degli enti locali e di tutti gli stakeholders del settore: rafforzare la capacità dei Comuni e degli enti gestori di pianificare, gestire e monitorare il ciclo delle acque significa costruire una governance più efficiente, trasparente e orientata ai risultati.
In sintesi, risolvere la problematica depurativa in Calabria non è solo un intervento ambientale, ma un investimento economico e sociale, capace di generare benefici duraturi in termini di salute, attrattività turistica, sviluppo rurale e coesione territoriale.
È un passaggio necessario per trasformare un punto di debolezza in un motore di sviluppo sostenibile e reputazionale per la nostra Regione, peraltro in perfetta sintonia con uno dei principali obiettivi del governatore Occhiuto.