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Sorpresa a Pianosa: spunta una rara lepre europea

Da un progetto di introduzione della lepre italica emerge una sottospecie di altri tempi
 |  Natura e biodiversità

Un progetto congiunto di Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) conferma quanto è già successo molto spesso nella ricerca scientifica: «A volte le scoperte nascono per caso, quando non si aspettano  e quando le certezze hanno ormai aperto altre strade». E’ proprio quello che è successo  a Pianosa, dove il gruppo di lavoro di un progetto Life finanziato dalla Commissione europea è giunto ad una sorprendente evidenza: «Gli esemplari di lepre, benché frutto di una introduzione locale,  conservano i geni intatti della lepre europea italiana, ormai estinta in purezza nel territorio continentale, la cosiddetta Lepus europaeus meridie».

E’ l’incredibile e per certui versi affascinante conclusione a cui sono arrivati i tecnici e i ricercatori del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e dell’Ispra impegnati in attività di riqualificazione della fauna nativa delle isole toscane e che prevedevano anche l’introduzione a Pianosa della lepre italica (Lepus corsicanus) estinta nell’Arcipelago Toscano anche a causa dell’introduzione a scopi venatori delle più grandi lepri europee (Lepus europaeus Pallas).

Come spiegano Parco e Ispra, «Durante l’inverno, grazie alla collaborazione di volontari esperti in catture di lepri  afferenti a diversi Ambiti Territoriali di Caccia della Toscana, dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo,  sono stati catturati ed esaminati vari individui.  Gli animali, visti da vicino, presentavano lievissime differenze in dimensioni e  colorazione rispetto alla comune lepre europea;  tali indizi hanno fatto nascere quel dubbio che nella mente dei ricercatori deve sempre spingere a rivedere le proprie convinzioni e a verificare l’impossibile.  Le analisi genetiche effettuate dal laboratorio di Genetica dell’Ispra hanno confermato l’inaspettata verità: la popolazione deriva da lepri introdotte forse a metà dell’ottocento dagli amministratori della colonia penale e grazie all’isolamento  hanno mantenuto inalterate le loro caratteristiche, contrariamente a quanto accaduto nel resto d’Italia dove l’immissione di esemplari provenienti da varie parti del mondo ha contaminato irrimediabilmente l’aspetto  e il genotipo originari. Così la lepre blu di Pianosa, dal colore leggermente ceruleo nella parte posteriore, può raccontare storie del passato e terrà impegnati da qui in avanti ricercatori, tecnici e volontari esperti, nel monitoraggio e nella tutela di una entità unica e di inestimabile valore. Una perla di biodiversità, venuta alla luce proprio per la volontà di conoscere  e riqualificare gli ambienti protetti mediterranei e che svela quanto ancora le isole dell’Arcipelago Toscano possano nascondere».

Redazione Greenreport

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