
Quale riforma per la legge sulle Aree protette? Forum di greenreport.it con le associazioni ambientaliste

Dopo l’approvazione della riforma della legge quadro 394/91 sulle Aree protette in Commissione ambiente in Senato, le Associazioni ambientaliste hanno firmato un documento unitario che contiene osservazioni e proposte a quel testo che i senatori si apprestano a discutere in Aula.
Di fronte ad un importante documento, che unisce nuovamente il fronte ambientalista sulle aree protette, greenreport.it ha promosso un Forum sulla riforma delle Aree protette rivolgendo 4 domande ai presidenti di Lipu/BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria, Italia Nostra Marco Parini, Legambiente Rossella Muroni e Wwf Donatella Bianchi.
Ecco cosa ci ha detto la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi:
- Con il documento “Aree protette, tesoro italiano. Per un rilancio delle aree protette italiane e un’efficace riforma della Legge 394”, le associazioni ambientaliste hanno ritrovato il dialogo e il confronto sul testo della modifica della legge sulle aree protette in discussione al Senato: quali sono i punti che hanno consentito di arrivare al documento unitario.
Le preoccupazioni sulla natura svenduta, alla luce di quanto non si è riusciti a fare nonostante una buona legge come la 394: Parchi nazionali smembrati, come lo Stelvio, o mai istituiti come quello del Delta del Po e l'esigenza di cercare soluzioni alle questioni aperte come il passaggio agli Enti Parco dei beni demaniali, con particolare riferimento alle Riserve dello Stato comprese nei loro perimetri. Principi che oggi sono minati dalla crisi dei Parchi.
- Quali sono i punti più controversi della proposta del Senato? Quali quelli positivi?
Per non parlare delle Aree Marine Protette, dove non esiste un criterio preciso per la costituzione degli enti di gestione, con lo Stato che fa un passo indietro abrogando le Commissioni di Riserva e con il problema dei finanziamenti che non viene risolto. È necessario che anche le Amp ottengano pari dignità rispetto ai Parchi nazionali terrestri.
Riconosciamo tra i punti positivi maturati in Commissione negli ultimi mesi, l’attenzione a Rete Natura 2000 e ai servizi ecosistemici, una pianificazione che prevede l’individuazione di aree preparco, finalmente la possibilità di accesso ai beni demaniali, ma tutto ciò rende ancora più necessaria una governance forte, competente ed equilibrata.
- Una legge, anche se dovesse rivelarsi una buona legge, non risolverà certo i problemi dei parchi italiani. Quali sono secondo lei i principali, e come la sua Associazione intende affrontare il confronto – anche con Federparchi e le forze politiche – che si aprirà dopo la pubblicazione del documento delle associazioni ambientaliste sui parchi?
- C’è un punto non presente nel documento unitario sul quale la sua Associazione avrebbe osato di più?
Sicuramente su una definizione più netta del ruolo dei Parchi quale ente di tutela rispetto al quale tutto il resto deve essere connesso e funzionale. Volendo scegliere un tema particolare è necessario evidenziare come le Aree Marine Protette continuano a restare la parte debole del sistema. Per prima cosa bisognerebbe garantire la stessa dignità dei Parchi Nazionali alle AMP, che oggi assicurano l’unico presidio di tutela della biodiversità in uno scenario di estremo sovrasfruttamento del Mediterraneo. C’è il tema della gestione, già richiamato, ma anche quello dell’attribuzione delle risorse economiche, che non può avvenire solo in relazione alla dimensione delle AMP o agli impatti antropici che devono essere gestiti, ma anche introducendo criteri di valutazione ed efficacia dell’azione da queste svolte. C’è poi la questione dei controlli, ma anche quello delle attività di ricerca e di educazione che le AMP svolgono, il cui sviluppo è cruciale. Per non parlare della struttura di governo delle Aree Marine Protette che, pur nella differenza giuridica rispetto ai Parchi Nazionali, è opportuno sia ricondotta a un criterio di omogeneità coerente con le competenze e le prerogative dello Stato; ciò a maggior ragione considerando che le Aree Marine Protette insistono in ambiti demaniali.
