
A Tavolara stagione negativa per la nidificazione della Berta minore, colpa dei ratti

Secondo il progetto Life Puffin, «La verifica del successo riproduttivo della Berta minore (Yelkouan shearwater) nell’arcipelago di Tavolara, effettuata fra il 26 e il 28 giugno, ha evidenziato una situazione di forte sofferenza della popolazione in tutta l’area, rimarcata anzitutto da un successo riproduttivo estremamente basso, con un valore massimo di 0,13 giovani/coppia nella parte alta di Tavolara (al di sopra dei 350 m circa slm, con un campione di 16 nidi occupati) e di appena 0,03 giovani/coppia nel complesso delle tre grotte controllate, su un campione di 29 nidi occupati. A Molara, su un campione di 30 nidi occupati il successo riproduttivo è stato nullo».
Il progetto Life+ “Puffinus Tavolara”, che prevede l’eradicazione dei ratti neri e il contenimento delle capre selvatiche, è cofinanziato per il 50% dall’Unione europea e per il restante 50% dal Comune di Olbia che riveste il ruolo di beneficiario coordinatore, dall’Area Marina Protetta di Tavolara e Punta Coda Cavallo e dalla Nemo srl che rivestono il ruolo di beneficiari associati.
Paolo Sposimo, di Nemo, spiega che «A Tavolara, dove nidificano 10.000-13.000 coppie di berta minore, che per quanto ne sappiamo sono la metà della popolazione mondiale della specie, le cose vanno molto peggio che a Pianosa e a Montecristo, e tanto per cambiare la colpa è della predazione da parte dei ratti ... ma se tutto va bene il prossimo autunno si procede con l'eradicazione».
I ricercatori confermano che «Le cause di questa sfavorevole situazione sono certamente da ricondurre all’intensa predazione esercitata dal ratto nero su uova e pulcini della specie e, in misura minore, all’abbandono della cova/allevamento (forse per morte accidentale di uno dei partners) da parte degli adulti. A conferma di ciò si consideri che nell’unica grotta costiera caratterizzata da assenza di ratti il successo riproduttivo è stato valutato fra 0,8 e 0,9 giovani/coppia, quindi prossimo al 100%. Altro elemento di forte preoccupazione è dato da un tasso di abbandono dei nidi valutabile in circa il 14% in tre anni (a fronte di una fortissima fedeltà al nido della specie) probabilmente dovuto al fatto che la mortalità degli adulti non è compensata dal reclutamento di giovani, il che suggerisce un marcato e preoccupante declino della principale popolazione della specie a livello globale».
