
Il Consiglio d’Europa adotta una convenzione per combattere i crimini ambientali

«Questo trattato, che vuole essere una risposta collettiva alla “triplice crisi planetaria” costituita dal cambiamento climatico, dall'inquinamento e dalla perdita di biodiversità, è uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che riguarda specificamente l’aspetto penale dei danni ambientali. Fornisce agli Stati un quadro giuridico solido per combattere i reati gravi contro l'ambiente che talvolta sono rimasti impuniti o sono stati oggetto di procedimenti penali insufficienti». Il Consiglio d’Europa rafforza il suo arsenale in difesa dell’ambiente con l’approvazione da parte dei ministri degli Esteri dei Paesi membri, riuniti in Lussemburgo, della convenzione per combattere i gravi crimini ambientali, «che a volte sono rimasti impuniti o poco perseguiti».
La Convenzione sulla protezione dell'ambiente attraverso il diritto penale mira a fornire agli Stati «le basi per una risposta più coerente da parte della giustizia penale» ai reati anche a livello transfrontaliero. «Il nuovo trattato è un forte invito all'azione», indica il Consiglio d'Europa specificando che è stato elaborato nel corso di due anni da esperti dei 46 Stati membri, e che vi hanno contribuito anche la Ue, le Nazioni Unite, l'Interpol e la società civile, non solo europea.
«La Convenzione rafforza il messaggio che la distruzione dell'ambiente non è solo un fallimento politico, ma può anche costituire un crimine e richiede strumenti giuridici forti e cooperazione internazionale», evidenzia il Consiglio d’Europa. Il trattato definisce e criminalizza un'ampia gamma di reati ambientali e consente agli Stati di perseguire le condotte intenzionali che provocano disastri ambientali equivalenti all'ecocidio. Inoltre uno dei primi articoli specifica che «la convenzione si applica in tempo di pace e in situazioni di conflitto armato, in tempo di guerra o di occupazione».
Per rendere l'azione dei Paesi ancora più efficace, la convenzione contiene anche l'obbligo per gli Stati di definire e pubblicare una strategia nazionale per prevenire e combattere i reati ambientali, oltre a quello di raccogliere a intervalli regolari dati e promuovere la ricerca nel campo dei reati ambientali, al fine di studiarne le cause e gli effetti, i tassi di incidenza e di condanna, nonché l'efficacia delle misure adottate. «Non abbiamo ancora la data in cui la convenzione sarà aperta alla firma», dice Gianluca Esposito, direttore generale per i diritti umani e lo stato di diritto del Consiglio d'Europa, evidenziando allo stesso tempo che potrà essere ratificato da tutti i paesi del mondo e che alcuni al di fuori degli Stati membri dell'organizzazione paneuropea hanno già mostrato interesse.
Il trattato definisce e criminalizza un'ampia gamma di reati contro l'ambiente e consente agli Stati di perseguire gli autori di atti intenzionali che provocano catastrofi ambientali assimilabili a ecocidi.
Le disposizioni relative alla responsabilità delle imprese, alle sanzioni, alla competenza giurisdizionale e alla criminalità organizzata riflettono la natura evolutiva dei reati ambientali e i loro legami con le reti criminali transnazionali.
«Questa Convenzione rappresenta una svolta nella protezione dell'ambiente», sottolinea Alain Berset, segretario generale del Consiglio d'Europa. «Affronta di petto le urgenti minacce ecologiche odierne e sfrutta la forza della giustizia penale per difendere il pianeta. La Convenzione è uno dei pilastri della nostra nuova Strategia per l'ambiente. Insieme, rappresentano un passo avanti coraggioso, collegando l'azione ambientale ai diritti umani, alla democrazia e allo Stato di diritto».
Questa strategia globale, che si basa sulla dinamica della Dichiarazione di Reykjavík del 2023 ed è accompagnata da un piano d'azione operativo, definisce cinque obiettivi strategici per combattere le minacce interdipendenti rappresentate dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento e dalla perdita di biodiversità. La strategia rafforza inoltre gli impegni a favore della conservazione della fauna selvatica, degli ecosistemi e dei paesaggi, basandosi sugli strumenti di lunga data del Consiglio, quali la Convenzione di Berna e la Convenzione sul paesaggio.
