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Inquinamento luminoso: gli uccelli urbani hanno gli occhi più piccoli

Ma solo gli uccelli stanziali, non quelli migratori. Animali che vivono in un mondo che inquina i sensi
 |  Natura e biodiversità

Secondo lo studio “Phenotypic signatures of urbanization? Resident, but not migratory, songbird eye size varies with urban-associated light pollution levels”, pubblicato su Global Change Biology da Todd Jones, Alfredo Llamas e Jennifer Phillips della Texas A&M University - San Antonio, «Le luci intense delle grandi città potrebbero causare un adattamento evolutivo per gli occhi più piccoli in alcuni uccelli».

Infatti, i ricercatori statunitensi hanno scoperto che due uccelli canori comuni, il cardinale rosso (Cardinalis cardinalis) e lo scricciolo della Carolina (Thryothorus ludovicianus) che vivono tutto l’anno nel centro urbano di San Antonio, in Texas, «Hanno gli occhi circa il 5% più piccoli rispetto ai membri della stessa specie provenienti dalle periferie meno luminose».

I ricercatori non hanno invece  trovato alcuna differenza nella dimensione degli occhi per due specie di uccelli migratori, il Papa della Louisiana (Passerina ciris) e il Vireo occhibianchi (Vireo griseus) e dicono che «I risultati hanno implicazioni per gli sforzi di conservazione in un contesto di rapido declino delle popolazioni di uccelli negli Stati Uniti»

Per la Phillips, che è anche un’ecologista della fauna selvatica della Washington State University. «Questo studio dimostra che gli uccelli residenti possono adattarsi nel tempo alle aree urbane, ma gli uccelli migratori non si stanno adattando, probabilmente perché dove trascorrono l’inverno, hanno meno probabilità di subire le stesse pressioni di luce e rumore causate dall’uomo. Questo potrebbe rendere più difficile per loro adattarsi alla vita cittadina durante la stagione riproduttiva».

Lo studio “Decline of the North American avifauna” pubblicato nel settembre 2019  su Science, aveva rivelato che dal 1970 gli Usa e il Canada hanno perso il 29% delle loro popolazioni di avifauna, ovvero 3 miliardi di uccelli Gli scienziati ritengono che la frammentazione dell’habitat sia il principale motore del declino degli uccelli, ma il nuovo studio suggerisce che «Anche gli inquinanti sensoriali come la luce causata dall’uomo possono svolgere un ruolo nella capacità degli uccelli di far fronte alla vita cittadina».

La Phillips, Jones e  Llamas hanno studiato più di 500 uccelli provenienti dalle aree centrali e periferiche di San Antonio. Hanno confrontato le dimensioni del corpo e degli occhi degli uccelli e hanno analizzato le misurazioni del rumore e della luce durante il giorno e la notte in ciascuna area ed evidenziano che «Non è stata riscontrata alcuna differenza tra le dimensioni corporee degli uccelli nelle diverse aree, ad eccezione di una specie: il Papa della Louisiana».  Dopo ulteriori analisi, i ricercatori hanno scoperto che «Questa differenza di dimensioni era dovuta principalmente all’età. Gli zigoli maschi più giovani e più piccoli, che non possono competere per le compagne quanto i loro anziani più colorati, si trovano più spesso nelle posizioni centrali più luminose e rumorose, che sono probabilmente meno desiderabili».

La Jones, che ora è ricercatrice e post-dottorato presso il Migratory Bird Center dello Smithsonian, fa notare che «Mentre altri studi hanno esaminato come la luce urbana influenza i tempi del “canto dell’alba” e i ritmi circadiani, degli uccelli, questo è il primo studio noto a mostrare una connessione con le dimensioni degli occhi. Le dimensioni più piccole degli occhi potrebbero consentire agli uccelli di affrontare la luce più brillante e costante negli ambienti urbani.. Gli uccelli con gli occhi più grandi possono essere accecati dal bagliore delle luci della città o non riuscire a dormire bene, il che li mette in una situazione di svantaggio nelle aree urbane. Gli esseri umani potrebbero avere alcune conseguenze indesiderate sugli uccelli di cui non ci rendiamo conto. Non sappiamo se questi adattamenti con il tempo potrebbero avere conseguenze positive o negative per gli uccelli, considerando che gli ambienti urbani non scompariranno presto. E’ anche importante capire come gestire tali ambienti per gli uccelli che forse non sono adattati alle aree urbane».

La Phillips è a capo di un team che, con il supporto di una recente sovvenzione di 2,1 milioni di dollari da parte della National Science Foundation, sta studiando gli effetti dell'inquinamento luminoso e acustico su diverse specie di uccelli. Il team organizzerà esperimenti controllati per aiutare a determinare in che modo la luce e il rumore influenzano i livelli di stress degli uccelli, gli ormoni del sonno, la struttura del canto e i livelli di aggressività, nonché se questi tratti sono correlati alla forma fisica generale.

La scienziata conclude: «Vogliamo sapere se i modelli su scala molecolare e comportamentale influenzano o meno la forma fisica. In sostanza, stiamo cercando di capire quali sono i benefici e i costi per questi animali che vivono in un mondo che inquina i sensi».

Redazione Greenreport

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