Skip to main content

Fauna selvatica urbana: le specie sopravvissute e quelle "morte viventi". Il caso di Firenze

Le risposte della fauna selvatica agli habitat urbani sono molto variabili
 |  Natura e biodiversità

Un numero crescente di ricerche scientifiche si occupa dei processi ecologici che modellano la presenza e la consistenza di specie selvatiche, e la loro convivenza e competizione, negli ambienti urbani. Il nuovo studio “Past present: Extinction debt of forest mammals from urban areas”, pubblicato su Biological Conservation da un team di ricercatori di Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e università di Firenze e Palermo, ricorda che «Oltre a pochi modelli chiari nelle dinamiche delle specie, la maggior parte della letteratura sull'argomento si concentra su pochi gruppi tassonomici e sulla struttura attuale del territorio, lasciando enormi lacune nella nostra capacità di comprendere, e possibilmente superare, i processi di estinzione nelle città».

Il team di ricerca italiano ha utilizzato la città di Firenze e la sua fauna di mammiferi come «Sistema modello per definire modelli di occorrenza locale all'interno di grandi aree urbane, testando l'ipotesi che la disponibilità di habitat passata possa modellare l'attuale presenza di specie, ovvero evidenziando il debito di estinzione nei mammiferi urbani».

A Firenze convivono molte specie di mammiferi, tanto che probabilmente rappresenta il numero più alto di specie presenti in qualsiasi città europea, seguita da Roma. I ricercatori ricordano che «L'area pianeggiante che comprende Firenze era un tempo ricoperta da estese zone umide e foreste, che rimangono ancora sia nelle aree periferiche della città che nei suoi dintorni, spesso sotto forma di aree protette di interesse nazionale o regionale. Queste aree forniscono habitat adatti a un elevato numero di specie animali tipiche delle zone umide, garantendo la presenza di habitat adatti durante tutto l'anno; la tutela di queste aree ha quindi garantito la sopravvivenza e il mantenimento di popolazioni di specie animali che altrimenti si sarebbero estinte. A differenza di Roma, tuttavia, dove il verde urbano occupa una porzione abbondante dell'area metropolitana, nel caso di Firenze le aree forestali autoctone sono rimaste isolate in piccole macchie, implicando un elevato rischio di estinzione per le specie più strettamente legate alle vecchie formazioni arboree.

Il principale autore dello studio, Leonardo Ancillotto dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (IRET – CNR) e del National Biodiversity Future Center, spiega sulla sua pagina Facebook che «Abbiamo condotto una raccolta sistematica di registri di mammiferi da Firenze e organizzato i dati in due checklist, corrispondenti alle pietre miliari della storia dello sviluppo urbano di Firenze. Abbiamo costruito una mappa dell'uso del suolo per ciascuno di questi periodi e abbiamo modellato la ricchezza totale di specie, la ricchezza di gilde ecologiche e l'occorrenza di singole specie, in funzione delle composizioni dell'uso del suolo passate e presenti e delle preferenze ecologiche. Abbiamo recuperato 1297 registrazioni di mammiferi da Firenze, che vanno dal 1832 al 2023, e appartengono a 62 specie. Oltre a evidenziare sia eventi di estinzione locale che di colonizzazione, e a rivelare un aumento netto della ricchezza di specie locali nel tempo, i mammiferi specializzati nelle foreste hanno mostrato prove di debito di estinzione in città, indicando che gli attuali livelli di diversità probabilmente diminuiranno come risposta ritardata alla passata perdita di habitat. La nostra analisi a lungo termine ha anche rivelato la relazione tra le dinamiche dell'uso del suolo e la presenza di alcune specie forestali nel paesaggio urbano. Evidenziamo che l'attuale assemblaggio di specie nei siti urbani è in gran parte dovuto al ritardo tra la perdita di habitat e le risposte delle specie, in particolare per i taxa associati alle foreste, indicando che molte specie rappresentano in realtà tipi di popolazioni "morte viventi" che potrebbero essere perse se non si interviene per ristabilire un habitat redditizio».

Lo studio conclude: «Le risposte della fauna selvatica agli habitat urbani sono molto variabili e tuttavia, paradossalmente, alcune specie minacciate possono persistere per lunghi periodi o addirittura raggiungere grandi dimensioni di popolazione in ambito urbano, sebbene vi siano prove che tale persistenza non sia accompagnata dal mantenimento del loro funzionamento ecologico. Tale scenario offre interessanti opportunità di ricerca e gestione, ad esempio in termini di ripristino/inverdimento e regimi di protezione degli spazi verdi urbani, al fine di aumentare l'idoneità dell'habitat e la disponibilità per specie e aree "indebitate", e quindi contrastare le estinzioni della fauna selvatica nelle nostre città in futuro».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.