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Gli scimpanzé selvatici condividono frutta alcoolica fermentata

Un comportamento che potrebbe essere all’origine dei banchetti umani
 |  Natura e biodiversità

Si ritiene che gli esseri umani abbiano iniziato a consumare alcool fin dai tempi più remoti della nostra evoluzione, con effetti benefici sui legami sociali e il nuovo studio “Wild chimpanzees share fermented fruits”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori britannici, canadesi e statunitensi, ha documentato per la prima volta che gli scimpanzé selvatici (Pan troglodytes verus) fanno qualcosa di simile: mangiano e condividono frutta contenente alcool.

Gli scimpanzé sono in pericolo di estinzione a livello globale, a causa del bracconaggio e della perdita dell'habitat forestale e lo sono anche ero anche nel Parque Nacional das Florestas de Cantanhez, in Guinea-Bissau, dove le scimmie vengono regolarmente cacciate. Gli scienziati che lavorano nel parco si affidano a telecamere, microfoni e altri strumenti per mantenere le distanze con i grandi primati, cercando di instillare negli scimpanzé una sana paura degli esseri umani.

Un team di ricerca guidato dall'università di Exeter ha installato nel Parque Nacional das Florestas de Cantanhez delle telecamere che hanno ripreso degli scimpanzé che condividono frutti l'albero del pane africano (Treculia africana) fermentati e ha confermato che contenevano etanolo, sollevano affascinanti interrogativi sul fatto che e perché gli scimpanzé cerchino deliberatamente l'alcol.

La principale autrice dello studio, Anna Bowland del Centre for Ecology and Conservation dell’università di Exeter, sottolinea che «Sappiamo che negli esseri umani bere alcol provoca il rilascio di dopamina ed endorfine, con conseguenti sensazioni di felicità e rilassamento. Sappiamo anche che condividere l'alcol, anche attraverso tradizioni come i banchetti, aiuta a formare e rafforzare i legami sociali. Quindi, ora che sappiamo che gli scimpanzé selvatici mangiano e condividono frutti contenenti etanolo, la domanda è: potrebbero ottenere benefici simili?»

I ricercatori hanno utilizzato telecamere attivate dal movimento, che hanno filmato gli scimpanzé mentre condividevano frutta fermentata in 10 diverse occasioni e spiegano che «La frutta condivisa da questi scimpanzé è stata analizzata per il contenuto alcolico. Il livello più alto riscontrato era pari allo 0,61% ABV (Alcohol By Volume, un'unità di misura utilizzata nelle bevande alcoliche)». Si tratta di una gradazione relativamente bassa, molto meno forte persino di una birra leggera. Ma i ricercatori affermano che «Potrebbe essere solo la "punta dell'iceberg", poiché il 60-85% della dieta degli scimpanzé è composta da frutta, quindi bassi livelli di alcol in vari alimenti potrebbero tradursi in un consumo significativo».

Secondo il team di scienziati, «E’ improbabile che gli scimpanzé si “ubriachino”, poiché ciò chiaramente non migliorerebbe le loro possibilità di sopravvivenza».
L'impatto dell'alcol sul metabolismo degli scimpanzé è sconosciuto, ma recenti scoperte di un adattamento molecolare che ha notevolmente aumentato il metabolismo dell'etanolo nell'antenato comune delle scimmie africane suggeriscono che, in specie come l'uomo e gli scimpanzé, il consumo di frutta fermentata potrebbe avere origini antiche.

L’autrice senior dello studio, Kimberley Hockings, anche lei dell'università di Exeter, conclude: «Gli scimpanzé non condividono il cibo in continuazione, quindi questo comportamento con la frutta fermentata potrebbe essere importante. Dobbiamo scoprire di più per capire se cercano deliberatamente frutti etanolici e come li metabolizzano, ma questo comportamento potrebbe essere una delle prime fasi evolutive del “banchetto”. Se così fosse, questo suggerirebbe che la tradizione umana del banchetto potrebbe avere origini molto profonde nella nostra storia evolutiva».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.