
Due orsi trovati morti all’interno di un invaso di innevamento artificiale a Scanno

I corpi senza vita dei due orsi marsicani sono stati trovati all’interno dell’invaso di innevamento artificiale, in località Colle Rotondo, nel Comune di Scanno, non lontano dalla locale stazione sciistica dismessa e dal territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. I cadaveri appartengono a due maschi di un anno e sono stati trasferiti presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necroscopici e tossicologici necessari a chiarire le cause del decesso e se la morte è dipesa solo dall’annegamento.
L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’Associazione Salviamo l’Orso nel 2021, attraverso l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco e al Comune di Scanno, quest’ultimo responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta. Infatti, secondo le prime ipotesi, ha permesso agli orsi di superarla e accedere alle sponde, scivolando in acqua.
Tanto lavoro è stato svolto, e viene svolto continuamente, dal Parco e dalle Associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, col censimento e la messa in sicurezza di decine di situazioni analoghe. «Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa perdita – scrivono in una nota i responsabili del Parco – Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande. L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all’interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci sono anche altre Istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all’interno, sia nei territori contermini al Parco». Il presidente del Parco, Giovanni Cannata, fa presente che «avere la responsabilità significa anche poter agire senza se e senza ma per la conservazione degli habitat e della fauna, in un quadro organico coordinato con le altre Istituzioni, il ministero dell’Ambiente, le Regioni, le altre aree protette e i Comuni che sono impegnati sullo stesso fronte. Essendo l’orso bruno marsicano una specie a rischio d’estinzione, questo dovrebbe generare in ogni Istituzione coinvolta un senso di forte priorità sulle azioni da fare e sulle risorse da investire. Ad oggi, purtroppo, questo non è così scontato».
Sulla dolorosa vicenda interviene anche il Wwf Italia sottolineando che la perdita di due orsi su una popolazione di circa 60 individui è gravissima e fa compiere un ulteriore passo verso l’estinzione di questa sottospecie unica che vive solo nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco nazionale della maiella e in poche altre aree appenniniche limitrofe.
Dal 1970 ad oggi, ricorda il Panda, sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane.
«È assurdo perdere altri due orsi di una popolazione unica e a rischio critico di estinzione in questa maniera”, sottolinea il Wwf Italia. «Ed è vergognoso che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località 'Le Fossette' tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza. Numeri inaccettabili. Salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione dovrebbe essere un impegno primario per tutta la comunità abruzzese e nazionale. Come sempre attenderemo che la magistratura svolga le indagini per capire se ci sono delle responsabilità però non ci si può non chiedere come sia possibile che invasi come questi siano realizzati e poi abbandonati senza che nessuno se ne curi».
«La notizia della morte dei due cuccioli di orso bruno marsicano, in Abruzzo, trovati senza vita nel bacino artificiale di Colle Rotondo a Scanno, in Abruzzo, rappresenta un fatto grave e duro colpo per la tutela e la conservazione di questa specie a rischio – argomenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – Ancora una volta due orsi muoiono in una vasca artificiale, la storia si ripete come già successo nel 2010 e 2018 in altre zone d’Abruzzo. La tutela della popolazione di orso bruno marsicano è una responsabilità collettiva a partire dai soggetti firmatari del Patom, il Piano d'azione per la tutela dell'orso bruno marsicano. Per questo, in attesa che la Procura di Sulmona, che ha aperto un’indagine sulla morte dei due cuccioli, faccia i dovuti accertamenti, chiediamo che si acceleri l’attuazione delle misure previste del Patom e il censimento e la messa in sicurezza di vasche e bacini. Inoltre, si verifichi chi e come, in questo caso, ha agito nella giusta o sbagliata direzione. Oggi più che mai è urgente interrogarsi sui limiti e le l'opportunità delle azioni messe in campo e, al contempo, procedere con le attività previste dal Patom e verificare al tempo stesso se le tecniche costruttive, i materiali utilizzati per la realizzazione e le misure di gestione dei bacini e le vasche di accumulo per l’acqua sono opportuni e garantiscono vie di fuga adeguate nel caso di cadute accidentali e di specie protette. Al MASE, alle Regioni e ai Comuni chiediamo di non lasciare sole le aree protette e chi si adopera nella tutela e conservazione dell’orso, perché come abbiamo detto è una responsabilità collettiva e in questa partita è opportuno anche stanziare maggiori risorse».
